Le maschere, la tradizione, l'identità sono cose serie. E per una causa seria, se non sfilano e risuonano in questa domenica di sofferenza in Ucraina, mandano comunque un messaggio potente.
Carnevale si è fermato a Busto Arsizio, ma non sta in silenzio. Lo sottolinea il presidente della Famiglia Sinaghina, Simone Colombo. Che spiega: ««Carnevale è la festa più importante, non solo per la Sinaghina, ce la sentiamo attaccata addosso. Quest'anno, abbiamo deciso, oltre alla sfilata annullata per l'emergenza Covid, di non fare la consegna delle chiavi della città. Questo in rispetto ad Antonio Pedèla Tosi e alla popolazione ucraina». Tosi, volto e cuore del Tarlisu, ha quel cuore a pezzi per il dramma in Ucraina, dove si trovano due bambine accolte per la prima volta tanti anni fa e ora donne: ma anche quando si è grandi, si è figli. Un legame solidissimo e importante.
Allora la Sinaghina ha deciso di non far tacere le sue maschere ma di affidare loro la bandiera ucraina: «Volevamo ricordare le persone che soffrono. Abbiamo usato i simboli di questo periodo e i carri per cercare nel nostro piccolo di dare un supporto. Di non far cadere l'attenzione».