Quel farsi piccoli, che attira lo sguardo. A Busto Arsizio, nella chiesa dell'ospedale, don Fabrizio Barlozzo conduce nel presepe e nel suo linguaggio.
Dove la fragilità umana è ancora più visibile e dolorosa, la Natività acquista una carica ancora più potente. Ma prima di tutto, il cappellano vuole fare una dedica precisa: «Un augurio speciale a tutti gli operatori sanitari in questo periodo di grande stanchezza e di rinnovato impegno».
Poi l'invito a tutti coloro che passano: «Andiamo oltre le luci e le decorazioni, che sono belle, e contempliamo il Bambino. Nella sua piccolezza c’è tutto Dio. Riconosciamolo: “Bambino, Tu sei Dio, Dio-bambino”. Oggi tutto si ribalta: Dio viene al mondo piccolo. La sua grandezza si offre nella piccolezza. È nel nostro vissuto ordinario che vuole realizzare cose straordinarie. Ed è un messaggio di grande speranza: Gesù ci invita a valorizzare e riscoprire le piccole cose della vita».
Altro ancora si racconta attraverso questa Natività ricreata in chiesa: «Gesù non desidera venire solo nelle piccole cose della nostra vita, ma anche nella nostra piccolezza: nel nostro sentirci deboli, fragili, inadeguati, magari persino sbagliati». Oltre ogni ferita o paura dell'indifferenza, «Dio risponde e ti dice: “Ti amo così come sei. La tua piccolezza non mi spaventa, le tue fragilità non mi inquietano. Mi sono fatto piccolo per te. Per essere il tuo Dio sono diventato tuo fratello. Fratello amato, sorella amata, non avere paura di me, ma ritrova in me la tua grandezza. Ti sono vicino e solo questo ti chiedo: fidati di me».













