Il candidato sindaco Gigi Farioli è sostenuto da "Civici liberali e popolari – Forza Busto" e "I riformisti - Lavoriamo per Busto". Di seguito, il programma
Approcciarsi ad un programma di Governo della Città per il prossimo quinquennio non può certamente prescindere, almeno per chi abbia la consapevolezza di avere come dice il coordinatore dei rettori “il privilegio della responsabilità”, da un’attenta analisi del contesto in cui ci troviamo e troveremo ad operare.
È infatti diffusa consapevolezza che il 2020, la pandemia generalizzata che l’ha contraddistinto e, soprattutto, la mutazione socioeconomica con il gravissimo stato di crisi che ne ha costituito la più evidente e diretta progenie, costituiscano uno spartiacque per chiunque abbia la pretesa di proporsi, a qualunque livello, come classe dirigente.
Sono cambiati i paradigmi sociali, economici, anche psicologici e sociologici con i quali avere a che fare.
Non può quindi che esserci, anche da parte di chi ha maturato negli ultimi decenni, come il sottoscritto, un’appassionata partecipazione ai momenti dell’amministrazione della politica, un salto di natura culturale all’insegna della discontinuità, che non può certamente essere mettere in discussione i principi e i valori che ne hanno prima promosso e poi sostenuto l’impegno, essi si eterni ed immutabili, ma la loro declinazione, attuazione, adattamento alle mutate situazioni di contesto.
Con il supremo cinismo dei vili, il Don Abbondio manzoniano all’indomani della peste dei Promessi Sposi diceva: “Certo che la peste è stata una grande scopa!”, alludendo al fatto che l’ecatombe milanese di allora si era portata via anche molti delinquenti.
Oggi, non c’erto per ossequio al politicamente corretto, ma certamente non sentendomi nel novero dei vili, non posso con lui ripetere tale assioma né, volendo assurgere a moralizzatore o moralista, quale non sono, citare il Fra Cristoforo del “Verrà un giorno”.
Immaginando però che la svolta del 2020, per tutti e non solo per Busto, sia destinata non alla cronaca, ma alla storia, si può oggi dire nell’approccio alle elezioni amministrative e si potrà dire nelle pagine di storia, che la pandemia di COVID-19 ha fatto finalmente giustizia della teoria della decrescita felice cara all’economista francese Serge Latouche oltre che a sorpassati rappresentanti del mondo politico nazionale e locale.
Abbiamo infatti in questi mesi capito e toccato con mano che cosa significhi decrescita. Significa disagio, cambio improvviso di prospettive di vita, povertà, molto spesso fame, migrazioni ancor più disperate di quelle che già la normale crescita e ancor più, la percezione di crescita disomogenea, ancorché rallentata, induceva.
Certo i rischi di una nuova tipologia di mondo globalista, e non solo per la pandemia globale, hanno necessità di essere considerate e valutate nella costruzione del nuovo mondo che tuttiinsieme siamo chiamati a costruire da oggi in poi. Quindi anche per noi cittadini di Busto Arsizio, che viviamo in questo mondo globale e che non possiamo né vogliamo chiuderci in un anacronistico isolazionismo perdente.
Certo l’indiscriminata e vorticosa circolazione di uomini e merci va monitorata sistematicamente. Questo non può però mai tradursi in una deliberata e consapevole gestione limitatrice della crescita.
Il mandato della classe dirigente di oggi e di domani è al contrario la piena ripresa economica nella sostenibilità. Ecco perché la visione, l’orizzonte, l’obiettivo di uno sviluppo sostenibile: anche per la nostra Busto 2021.
Inoltre, la crisi economica e pandemica ha imposto e richiesto una profonda trasformazione infrastrutturale, tecnologica, culturale e organizzativa che non potrebbe mai essere realizzata senza fortissimi investimenti.
Per questo motivo mi piace ricordare una grottesca, ma indotta utilità della crisi pandemica: l’aver dato, finalmente, una tremenda spallata alla burocrazia europea, inducendola, dopo almeno 20 anni di religione dell’Austerity, a riconvertirsi a una logica di forti e maxi-investimenti indispensabili per rimettere in moto la macchina produttiva della crescita e con essa la sostenibilità, non solo ambientale, ma anche economica e sociale.
Ne deriva un approccio che oggi è contestualizzato come approccio di economia circolare, che metteremo a base della modalità di indirizzo e visione di tutta la politica di governo della città di Busto Arsizio sia di governance sia di government.
Può e deve essere sposato infatti, un modello di governo che faciliti ed incentivi la massima circolarità possibile, secondo il principio per cui le risorse naturali, innanzitutto territorio, energia e materie prime, non si consumano, non si distruggono, ma si recuperano possibilmente all’infinito, per quanto il termine infinito possa essere pragmaticamente e tecnologicamente inteso.
Così declineremo il governo del territorio, le politiche urbanistiche, le realizzazioni delle opere pubbliche, accanto all’indispensabile azione di promozione dello sviluppo, della crescita economica ed occupazionale, attenti soprattutto ai criteri di rigenerazione urbana ed efficientamento energetico.
È in tal senso che verranno riprese con determinazione le linee guida di quel Piano di Governo del Territorio che, approvato lo scorso decennio, fu riconosciuto degno di premio nazionale ai fini energetici ambientali.
Con più determinazione, andrà ripreso il patto dei sindaci che consentì nel 2015 a Busto Arsizio di avere il riconoscimento ufficiale della Comunità Europea e che costituisce tutt’oggi il presupposto indispensabile per l’ottenimento di copiosi finanziamenti europei e regionali, alla luce del Green Deal.
È in questa direzione che va la scelta coraggiosa, e forse, non del tutto compresa, della partecipazione di Agesp alla nuova società Neutalia, che sarebbe gravissimo immaginare e gestire solo come un pur commendevole salvataggio di una società pubblica (ACCAM), ma che costituisce una sfida per Busto Arsizio e per tutti i comuni dell’area vasta del dintorno, per governare ambiziosi progetti di investimento proprio nell’ottica dell’economia circolare, delle energie rinnovabili gestite con le migliori tecnologie in un intervento a rete tra diversi settori pubblici e privati.
Per perseguire questo orientamento, proponiamo un approccio che valorizzi soprattutto la sussidiarietà orizzontale e la forte sinergia pubblico-privato. Si è infatti giustamente osservato che i prossimi 5 anni, con le risorse del Recovey Fund, tra sussidi a fondo perduto e prestiti a lungo termine, per oltre 270 miliardi di euro, l’Italia godrà di un intervento doppio rispetto allo storico piano Marshall.
Se è vero come è vero quello che abbiamo detto, occorre porsi con una predisposizione atta non solo ad intercettare risorse, ma soprattutto a non sprecarle, indirizzandole verso precise forme di investimento che portino una visione unitaria e specifica, all’interno di una vocazione territoriale e non come sommatoria casuale e episodica di opere, realizzazioni disomogenee e non tra loro concordanti e funzionali.
La decrescita felice di Latouche, citata prima e spazzata via dalla crisi economica, pretendeva di eliminare tutto quanto potenzialmente superfluo. Il modello anche culturale dell’economia circolare di cui sopra, esige invece di azzerare non la crescita, anche quella che potrebbe apparire superflua, ma lo spreco o per dirla con le parole di Draghi, quegli investimenti non definibili buoni.
Ecco perché lo sviluppo nell’economica circolare, può realizzare una rivoluzione tecnologico- organizzativa che può farci continuare a produrre, ma senza sprecare ambiente e risorse.
Occorre quindi ripeto, insieme al pragmatismo e al decisionismo, una visione, una vocazione, una coerenza di investimenti di sistema, insomma, una nuova idea di Città, che si ponga a capofila di un territorio di area vasta tra l’altro grazie alla lungimiranza degli investimenti degli ultimi decenni, non solo geograficamente e topograficamente, ma anche logisticamente e infrastutturalmente in posizione strategica tra la Città Metropolitana e l’Aeroporto Internazionale di Malpensa. Una città attrattiva, laboriosa, accessibile in cui è bello lavorare e vivere, con un deciso impulso culturale, grazie anche alla rete commerciale, industriale dei servizi e dell’ambiente.
Proponiamo come concreto momento di confronto e partecipazione attiva, l’istituzione di un tavolo permanente che, coordinato da Sindaco e vertici dell’esecutivo e da Presidente e vertici del Consiglio, preveda il coinvolgimento di tutte le forze vive economiche, sindacali, sociali, culturali, e sociosanitarie del territorio.
Tale tavolo permanente, che chiameremo per coerenza e simbolicamente Patto per lo Sviluppo Sostenibile del Territorio, sarà chiamato a discutere ed esprimere atti di indirizzo e pareri obbligatori, ma non vincolanti, prima di ogni scelta consigliare o dell’esecutivo di programmazione e o strategica.
Obbligatori al fine di raccogliere indirizzi, pareri e consigli il più consapevoli possibili da tutte le forze vive della società. Non vincolanti, nel rispetto di principi di liberal democrazia, che conferiscono esclusiva responsabilità discrezionale di scelta agli organi elettivi o loro emanazione.
Anche qui una coerente traduzione dei principi, metodi e sensibilità sussidiarie, liberali che con metodo concreto, razionale, consapevole e riformista, propongono un’idea ampia e condivisa di sviluppo sostenibile.
La partecipazione avrà anche esplicita traduzione metodologica, anche per quanto concerne le diverse porzioni della Città, valorizzando ogni Comunità di Quartiere attraverso una snella, non burocratica, ma assidua e constante interlocuzione.
Alle diverse rappresentanze quartierali andremo a proporre una innovativa modalità di selezione. Non quindi un decentramento dall’alto, ma una partecipazione governata dal basso.
Una Città orientata al futuro, agli investimenti, secondo una visione non autoreferenziale, dovrà necessariamente essere attenta alla manutenzione, alla pulizia, alla sicurezza e ai buchi delle strade, oltre che al verde, ai marciapiedi e alle asfaltature, e dovrà riservare imponenti investimenti economici e culturali al mondo delle nuove generazioni, all’educazione, alla formazione, alla scuola, settori fortemente danneggiati dalla crisi pandemica.
L’approccio alla formazione dovrà valorizzare i contenitori (edifici e strutture atte a formare, ospitare ed educare), ma soprattutto i contenuti, massimizzando la libertà di scelta educativa in una sana competizione e collaborazione tra statale e comunale, pubblico, privato, privato- sociale e convenzionato.
La nostra proposta di governo prevede anche un disegno organico di città a misura della famiglia e quindi ogni provvedimento che Giunta e Consiglio saranno chiamati a proporre, dovrà essere sottoposto ad un’attenta analisi costi-benefici, finalizzata alla costruzione di una efficiente ed efficace Città della Famiglia.
Ciò non può non comportare un’attenzione specifica alla componente femminile, alle politiche della conciliazione e alla tendenziale gratuità dei servizi soprattutto per le famiglie numerose.
Nell’approccio alle politiche tariffarie e tributarie non potrà che essere stella polare la logica della valorizzazione della famiglia come soggetto fondante della costruzione ordinata ed efficacie della comunità e della collettività.
Nell’ambito delle politiche socio-sanitarie così come di quelle educative dovrà essere massimizzato l’investimento complessivo nei confronti delle disabilità e fragilità, con particolare attenzione alla scelta delle professionalità.
Il mondo della disabilità ha bisogno di essere affrontato con l’istituzione di una figura centrale ed intersettoriale che valuti preventivamente l’impatto delle scelte dell’amministrazione sui soggetti fragili e quindi non solo sulla realizzazione e progettazione degli edifici, delle infrastrutture, delle strade e dei servizi, ma anche su tutte le scelte che potrebbero limitare l’inclusività e l’uguaglianza dei punti di partenza.
La figura da istituire inserendola nel fabbisogno e nell’organico dell’amministrazione o ricorrendo a consulenza specifica, è la figura del disability manager: una figura non solo tecnica, ma capace di valutare anche gli impatti sociali e psicologici degli intervneti, secondo le più avanzate esperienze del nord Europa.
Nella politica della casa e della gestione del patrimonio Busto Arsizio dovrà recuperare un ruolo da protagonista e da investitore, trovando formule più efficaci ed efficienti della gestione stessa con particolare attenzione alla finanza di progetto che consenta l’utilizzo non solo a fini di reddito ma anche a scopo sociale culturale e aggregativo dei propri patrimoni (anche ad Alassio e all’Aprica) e per un’intelligente politica di supporto non esclusivamente delegata ad Aler anche per il sostegno all’abitabilità.
Sul versante socio-sanitario, in stretto rapporto con i comuni limitrofi e con Regione Lombardia, la Città non potrà perdere l’opportunità di rilanciare l’offerta ospedaliera pubblica, adoperandosi con efficacia per un progetto coordinato e il più condiviso possibile, che confermi l’investimento per il nuovo ospedale, contestualmente alla razionalizzazione degli attuali spazi ospedalieri, attraverso la ridestinazione e la valorizzazione di presidi pre e post ospedalieri e di medicina di prossimità.
Particolare attenzione alle Case della Salute e ai presidi sanitari di prossimità, va riservata a Sacconago, Redentore e Beata Giuliana.
Nell’ambito dei progetti di rigenerazione urbana e delle aree dismesse, non potranno essere dimenticati interventi di razionalizzazione del verde e spazi di opportunità per centri anche intergenerazionali o giovanili, gestiti da giovani in forma singola, associata o cooperativistica, che favoriscano non tanto e non solo inter-generazionalità ma anche start up, luoghi di lavoro, possibilità di smart working con forti servizi di digitalizzazione e anche luoghi per sperimentazioni musicali e artistiche.
Particolare attenzione dovrà essere riservata alle Ville Liberty storiche con particolare attenzione a Villa Ottolini Tovaglieri, Villa Radetzsky, Villa Azzimonti di Sacconago, sia in una logica di riutilizzo che di attrattività turistica o di socializzazione.
Particolare attenzione per un progetto specifico, sul quale già esistono interlocutori, sarà riservataq alle cascine con particolare riferimento alla Cascina Burattana.
Ultimo, ma non ultimo, è certamente il tema della così detta macchina comunale.
La Pubblica Amministrazione deve essere efficace ed efficiente e, come evidenziato dalle più recenti impostazioni del governo Draghi e dei Decreti Brunetta, costituire sempre più elemento di competitività territoriale.
Va da sé, quindi che all’inizio del quinquennio, sarà indispensabile su base di specifici indirizzi da sottoporre al tavolo permanente, effettuare uno studio analitico e oggettivo sui fabbisogni, sulle necessità e sui carichi di lavoro, per definire una base oggettiva su cui indirizzare politiche del personale, sempre più finalizzate ad un’azione per obiettivi e risultati piuttosto che per atti.
Si potrà così godere di gerarchie di progettualità e cultura meritocratica, che consenta anche riconoscimenti economici e incentivi sulla base di trasparenti, chiari e valutabili progetti obiettivo coerenti con il programma di governo.
Va da sé, che l’impostazione assessorile non potrà quindi essere orientata a una gestione per dipartimenti funzionali, quanto invece per obiettivi politici generali e intersettoriali, per differenziare ruolo politico di indirizzo e controllo e attuazione amministrativa.
Busto Arsizio, 2 settembre 2021
Gigi Farioli, candidato sindaco apparentato a civici liberali e popolari – Forza Busto e i riformisti Lavoriamo con Busto Gigi Farioli