Da oggi il portico della scuola Bellotti è intitolato ai Giusti. Uomini e donne che si sono distinti per rigore e coraggio in diversi campi. A titolo di esempio: tutela dell’ambiente, difesa dei diritti civili, lotta alla criminalità organizzata. La targa che “consacra” lo spazio al loro esempio e alla loro memoria è stata scoperta oggi, 24 maggio, alla presenza dell’assessore e vicesindaco Manuela Maffioli, della dirigente scolastica Fabiana Ginesi, degli insegnanti e soprattutto degli studenti che hanno visto concretizzarsi un lungo lavoro di educazione alla legalità.
Sulle mura, il ricordo di eroi antimafia come Giovanni Falcone, Rosario Livatino, don Pino Puglisi, Paolo Borsellino. «Da sempre – spiega la professoressa Maria Cristina Longhi, promotrice dell’iniziativa – questa scuola è sensibile alla questione della legalità. Nel caso specifico, i 75 ragazzi delle terze medie si sono suddivisi approfondimenti sul tema. Il risultato finale del loro lavoro è un e-book, “A scuola di legalità”, rientrante in un progetto del Centro per la Promozione della Legalità di Varese, che sarà presentato domani con le scuole Crespi, referenti a Busto per il Cpl».
Il percorso di ricerca ha vissuto momenti di particolare intensità. «Per esempio – ricorda la professoressa – l’incontro, seppure in piena “zona rossa”, dunque via web, con il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore. E poi, strada facendo, sono venute fuori nuove idee. Come quella del portico, appunto, che si vorremmo diventasse una sorta di agorà in evoluzione, un luogo di incontro e confronto su valori importanti per la collettività e sulle figure che li hanno incarnati».
Serietà e partecipazione: queste le virtù rimarcate dall’assessore Maffioli nel descrivere l’approccio degli studenti al progetto. «Plaudo – aggiunge - all'iniziativa dell'istituto guidato dalla dirigente Ginesi, esempio di scuola che istruisce ed educa. Per lo sviluppo di un'etica che sia d'esempio ai piccoli, come agli adulti. Per una comunità in continuo miglioramento, attraverso una sempre più diffusa cultura della legalità».
«Come sempre al termine di percorsi simili - conclude la professoressa Longhi – la speranza è quella di avere gettato un seme. E che i ragazzi sappiano custodirlo per farlo germogliare nelle loro vite».