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Economia | 24 maggio 2021, 15:09

Grassi (Univa): «Serve una direzione, un grave errore ignorare Malpensa nel Pnrr»

Si è svolta stamattina la parte privata dell'assemblea generale dell'Unione degli Industriali varesina: «Come vogliamo trasformare la provincia di Varese? Servono risposte concrete, lungimiranti e veloci, dobbiamo confermarci tra i motori industriali d'Europa» ha detto il presidente

Roberto Grassi

Roberto Grassi

Si è svolta questa mattina la parte privata dell'Assemblea generale dell'Unione degli Industriali della provincia di Varese, con la relazione del presidente Roberto Grassi e la presentazione del Rendiconto delle attività dell'associazione nel 2020; la parte pubblica, aperta alla partecipazione delle autorità e degli ospiti, si terrà dopo l'estate, o in presenza oppure in modalità generale, a seconda dell'andamento della situazione sanitaria. 

«Univa non è semplicemente una parte sociale - ha dichiarato nella sua relazione Grassi - non è così e non lo è più da tempo, siamo molto di più, siamo una leva di sviluppo economico, siamo un attore sociale il cui impegno va oltre il perimetro delle aziende. Il Varesotto è terra d’impresa e la nostra è una strategia che possiamo benissimo definire “politica associativa di sviluppo”, una politica di cui beneficia tutto il territorio. Dietro ogni nostra attività, in ogni progetto c’è un preciso obiettivo: quello di fare dell’impresa un elemento chiave di crescita economica per tutto il territorio».

Lo sguardo del presidente di Univa si è poi rivolto al presente e al futuro. «In questi giorni in cui si parla tanto di Piano di Ripresa e Resilienza e di progetti per il Paese e i suoi territori, deve essere chiaro a tutti - e noi, come Unione Industriali, non mancheremo di sottolinearlo ad ogni tavolo e di fronte ad ogni organo di governo - che non ci possono essere modelli di sviluppo vincenti e credibili per Varese che non pongano l’impresa, la manifattura, il terziario avanzato e i sistemi di logistica al centro della riprogettazione delle nostre comunità - ha sottolineato Grassi - oggi non siamo più in emergenza. Siamo in una condizione diversa, di ripartenza, in cui dobbiamo saper guardare ad un orizzonte più lungo con una visione nuova dell’organizzazione aziendale, del lavoro e del territorio».

I dati dimostrano come le imprese del Varesotto abbiano resistito e come si respiri fiducia pur essendoci sul tavolo diverse preoccupazioni e problemi. «Le tensioni sui mercati di approvvigionamento delle materie prime ne sono un esempio - ha osservato il presidente di Univa - non possiamo pensare che il ruolo di àncora di salvezza giocato dal sistema manifatturiero a livello locale - e da noi con orgoglio rivendicato più volte in questi mesi - possa bastare al territorio. Il pensiero va al comparto ricettivo e alberghiero e alle attività del commercio».

C'è poi l'aeroporto di Malpensa, «la più importante impresa del nostro territorio» come l'ha definita Grassi. «Nessun piano di sviluppo territoriale può essere efficace nella creazione di benessere sociale e nel fare da volano dell’economia varesina senza porre come tema fondante quello delle infrastrutture e della logistica e, come baricentro di un tale sistema, Malpensa ha aggiunto il leader degli industriali varesini - ignorare, come è stato fatto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la sofferenza di questo asset portante della nostra economia vuol dire non aver capito le basilari dinamiche delle catene globali del valore. Sentiamo la politica e larghe fasce dell’opinione pubblica lamentarsi della scarsa modernità del nostro Sistema-Paese e, allo stesso tempo, indicare con invidia altri Stati europei considerati interpreti di politiche di crescita più efficienti, più ecologiche, più efficaci. È un po’ come se gridassero allo specchio colpe di altri, non vedendo la propria immagine riflessa. Anche quando di recente come Unione Industriali ci siamo battuti sui media per migliori collegamenti su rotaia, sottolineo su rotaia, per Malpensa, qualcuno ci ha addirittura accusati si essere legati a visioni datate e del secolo scorso. Non esiste Paese moderno e competitivo che non punti oggi su infrastrutture nuove, sostenibili e in grado di spostare flussi dalla strada alla ferrovia, velocizzando gli spostamenti e garantendo tempi rapidi di arrivo sui mercati. Il resto sono visioni bucoliche che ancora oggi non hanno offerto al territorio credibili modelli alternativi di sviluppo rispetto a quelli da noi avanzati e basati sulla valorizzazione dell’industria, sul ripensamento del sistema logistico con Malpensa come perno».   

«La vera domanda da porsi oggi è: come vogliamo trasformare la provincia di Varese? - ha proseguito Grassi - mai come in questa fase storica serve dare una risposta concreta, lungimirante e veloce a questo quesito, tenendo ben presente quale sia il nostro posto nella geografia della competitività. L’obiettivo di Varese non può non essere quello di confermarsi tra i motori industriali d’Europa. Varese, le sue imprese, le sue istituzioni, il suo tessuto sociale possono stare nel mondo come hanno fatto nel recente passato? Il modello è stato per molti versi vincente, ma quanto lo potrà essere ancora? Come imprenditori ci poniamo questi interrogativi con l’ambizione di poter assumere il ruolo non solo di boa di salvataggio come è stato in questi difficili mesi, ma di vero e proprio volano per tutto il territorio. Siamo pronti a fare la nostra parte. Dovremo senz’altro cambiare la nostra mentalità. Mi ha colpito un dato nell’ultimo periodo, quello dell’andamento dei brevetti della nostra provincia che nel 2020 è aumentato rispetto agli anni precedenti. Nessuno si illuda, non basterà il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Serve capacità di esecuzione. Servono, soprattutto, tempi certi da centrare attraverso riforme che rendano più moderna l’amministrazione pubblica del Paese e ci permettano di agguantare il vero obiettivo posto dall’Unione Europea: impiegare tutti i fondi stanziati entro il 2026. Servono nuovi percorsi, nuovi progetti. In autunno avremo modo di lanciare questa sfida a tutti gli attori politici, sociali ed economici del territorio attraverso la parte pubblica di questa nostra Assemblea Generale che mi auguro potremo tenere in presenza. Serve una direzione. In quale sviluppo crediamo? Quale modello di territorio vogliamo costruire? Su quali leve di competitività vogliamo fare forza? Per cosa vogliamo che la provincia di Varese sia riconoscibile e famosa nel mondo? Quali vocazioni vogliamo coltivare? La domanda che porremo al resto degli attori del territorio è: siete anche voi pronti a rimettervi in gioco come fanno le imprese ogni giorno?»

 

Redazione

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