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Economia | 24 maggio 2021, 11:20

Cgil Lombardia: «Il Governo proroghi il blocco dei licenziamenti fino a ottobre, inaccettabile la posizione di Confindustria»

Il segretario generale lombardo Alessandro Pagano con i colleghi di Piemonte, Veneto e Emilia Romagna replica ai presidenti degli industriali del nord: «Chiedono certezze per poter licenziare, ma l'unica cosa di cui non c'è bisogno oggi è lo sblocco dei licenziamenti»

Cgil Lombardia: «Il Governo proroghi il blocco dei licenziamenti fino a ottobre, inaccettabile la posizione di Confindustria»

I segretari generali Alessandro Pagano (Cgil Lombardia), Pier Massimo Pozzi (Cgil Piemonte), Christian Ferrari (Cgil Veneto) e Luigi Giove (Cgil Emilia Romagna) replicano, in una nota, ai presidenti di Confindustria delle regioni del nord, che chiedono «certezze per poter licenziare», definendo «inaccettabile la loro posizione» e affermando che «l’unica cosa di cui non c'è bisogno in questo momento nel nostro Paese è lo sblocco dei licenziamenti». 

«Il provvedimento del governo sui licenziamenti - affermano i segretari delle regioni del nord della Cgil - è un primo passo ancora insufficiente e deve essere completato per garantire la proroga certa del blocco fino almeno ad ottobre. Tempo necessario per consentire il rafforzamento degli ammortizzatori sociali in direzione di una copertura universale. In questa fase i lavoratori sono ancora alle prese con la crisi. Pertanto vanno protetti, sostenuti e accompagnati nei processi di transizione economica, che saranno promossi con le risorse del PNRR, attraverso progetti efficaci di formazione e riqualificazione professionale». Per i quattro dirigenti della Cgil, «ci vuole un piano straordinario per una buona e stabile occupazione che renda credibile qualsiasi obiettivo di rafforzamento della coesione sociale».

«Per questo - sostengono - siamo pronti e disponibili per il confronto a tutti i livelli, a partire dall'uso sapiente di tutti gli ammortizzatori sociali, prima di usare la mannaia dei licenziamenti». «Siamo però altrettanto pronti - concludono Ferrari, Giove, Pagano e Pozzi - a respingere e a mobilitarci contro qualsiasi scelta che aumenti incertezza e precarietà occupazionale, compresa l'intenzione annunciata dal governo di indebolire le attuali regole sugli appalti, rendendo il lavoro più fragile, ricattabile, più insicuro e vittima di sfruttamento e criminalità organizzata, una decisione che contrasteremo con tutti gli strumenti a nostra disposizione». 

 

Redazione

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