L'addio di Varese a Giovanni Pierantozzi. «Per ricordare davvero papà, fate di tutto per vaccinare i cittadini»

Tanta commozione, ma anche qualche sorriso e applausi, «come avrebbe voluto papà», per l’ultimo saluto nella basilica di San Vittore a Giovanni Pierantozzi, magistrato e procuratore della Repubblica che il Covid ha portato via all’affetto dei suoi cari domenica, dopo una lunga battaglia durata 40 giorni (leggi QUI). Tutte e due le anime del magistrato integerrimo e buono sono state ben rappresentate da una cerimonia partecipata e sentita celebrata da monsignor Gilberto Donnini e monsignor Luigi Panighetti.

«Un uomo capace di tante e belle relazioni, amico generoso e leale - lo hanno ricordato - Persona dai molti interessi, appassionato sportivo. Sport che praticava anche a Varese con i colleghi. Ma c'è anche il Giovanni magistrato e procuratore, uomo nel quale le doti umane si sono declinate insieme all'impegno professione al servizio della società. Professione delicata, a tratti difficile, che richiede integrità ed equilibrio, perché da questa dipende il destino delle singole persone e della collettività. Lo ricordiamo con tutte queste caratteristiche ed è bene che il ricordo permanga nella mente e nel cuore perché è un uomo che ha dato molto e deve essere custodito nella memoria dentro il nostro intimo».

A ricordarlo c’erano il sindaco Davide Galimberti e il comandante dei Carabinieri della Compagnia cittadina, Marco Currao, insieme ai colleghi del foro di Varese e gli amici dello sport: da Gianni Bugno a Edoardo e Toto Bulgheroni, Guido Borghi, Amedeo Colombo, Giovanni Polidori, l’ex prefetto Giorgio Zanzi, il notaio Franca Bellorini, l’avvocato Ferruccio Zuccaro e la consigliera dell’ordine degli avvocati di Varese Patrizia Esposito, il Rugby Varese e l’Università dell’Insubria. «Non tantissime persone – ha sottolineato il figlio Francesco – perché ho chiesto esplicitamente che l'ultimo saluto a papà non si trasformasse in occasione di diffusione del Covid». La malattia che ha segnato gli ultimi giorni di Pierantozzi e per cui il figlio Francesco, rivolgendosi alle istituzioni chiamandole per nome, ha chiesto di «fare di tutto per fare vaccinare le persone, per ricordare davvero papà».

E’ stato proprio l’intervento di Francesco a cambiare i toni solenni della cerimonia. Dopo gli onori all'uomo di legge, Francesco ha ricordato l’uomo e il padre, facendo una premessa: «La mamma non sa nulla e quindi vi chiedo aiuto per non turbarla – ha detto - Papà avrebbe detto con ironia che è sopravvissuto alla morte già una volta, quella civile che colpisce i funzionari dello Stato. Invece tutto quello che gli avete dato, dimostrano l'esatto contrario. Sono passati 15 anni da quando se n’è andato da Varese e tutto l’affetto che ha seminato e che oggi ci dimostrate mi inorgoglisce molto. Papà ha avuto la fortuna di fare il mestiere che amava, è sopravvissuto a morbi diversi da questo virus: dal terrorismo, alla criminalità organizzata e non ha mai smesso di fare quello che lo appassionava, nella sua Varese, perché aveva scelto questa città folgorato dalla sua bellezza durante una gita in una bella giornata. Un uomo rigoroso ma dalla grande umanità che mi ha trasmesso la passione per lo sport».

Giovanni Pierantozzi riposerà al cimitero di Giubiano e anche la redazione di VareseNoi lo ricorderà questa sera nella puntata di Backstage in onda alle 20.45, insieme ad Ave Corvi, un altro varesino che il Covid si è portato via (leggi QUI).