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Legnano | 12 marzo 2021, 08:30

Il grido di dolore del Barbaresco: «Azzerati e sfiniti dopo 17 anni di sacrifici»

Lo storico locale annuncia: a Legnano aperti solo da mercoledì a domenica, a Gallarate dal lunedì al venerdì: «A fronte di una perdita di fatturato di oltre 400mila euro ci viene ristorato in 3 momenti differenti un totale di 30mila euro a livello societario e 1.200 euro ai singoli soci. Speriamo che nel giro di pochissime settimane la situazione si risolva una volta per tutte»

Il Barbaresco Enopub (foto dalla pagina Facebook)

Il Barbaresco Enopub (foto dalla pagina Facebook)

È un grido accorato, che unisce l'amarezza della situazione attuale, tra incertezza costante e annunci di continui cambiamenti per i pubblici esercizi, spesso il giorno prima, e l'affetto dei clienti.

Così il Barbaresco Enopub affida a un lungo post la descrizione di quest'anno terribile e l'annuncio di nuovi orari a Legnano e Gallarate. Senza escludere nulla, neanche di poter essere costretti a chiudere, «forse temporaneamente o forse definitivamente».

«Hanno vinto loro»

A partire da settimana prossima - intanto annuncia - il locale di Legnano aprirà solo dal mercoledì alla domenica mentre quello di Gallarate sarà aperto dal lunedì al venerdì: «Non abbiamo ancora idea su cosa fare nel weekend, appesi a decisioni tra zone arancioni, rosse, gialle, arancioni con sfumature rosse, bianchi a pois neri e giallo fosforescente o qualsiasi altra invenzione che ci sarà comunicata "tempestivamente" il giorno prima».

E rimarca: «Dopo un anno di resistenza, purtroppo dobbiamo arrenderci e dichiarare che hanno vinto loro. Difficile spiegarvi il nostro stato d'animo, ma vogliamo provarci: siamo sfiniti, esausti, demotivati, frustrati e depressi ( abbiamo reso l'idea?). Sono ormai molti i mesi passati a lavorare per la gloria senza avere modo di garantirci anche un minimo stipendio e l'unico motivo per cui noi soci ci alziamo al mattino ed apriamo la porta del Barbaresco è per l'affetto che ci avete sempre dimostrato in questo periodo; vi assicuriamo che non sono frasi di circostanza, ma è pura verità e l'unica fonte di gratificazione al momento attuale».

In effetti, appena è stato postato il messaggio, numerosissimi i messaggi di affetto e di incoraggiamento dai clienti.

Il Covid non è il problema, quanto la sua gestione, si rimarca: «Noi ristoratori siamo tragicamente nella medesima situazione di 365 giorni fa con l'aggravante di un anno di mancati incassi, di finanziamenti che le banche vogliono riscuotere e soprattutto di promesse mai mantenute da chi ci governa e da chi ci dovrebbe tutelare. Dopo 17 anni di lavoro e sacrifici ci ritroviamo a livello societario economicamente azzerati e singolarmente costretti a chiedere come 20 anni fa le paghette mensili ai nostri genitori, ma in questo caso per mantenere mogli e figli. Il tutto potrebbe anche accadere ed essere accettato se le colpe fossero nostre, ma quando si è in questa posizione per demeriti di terzi allora tutto cambia».

Che confusione

La storia viene ripercorsa così: «A fine febbraio ci viene imposta la chiusura alle 18; a inizio marzo lockdown totale con sola possibilità di delivery: a metà maggio riapertura con nuove normative per evitare il contagio a cui ci siamo adeguati; a ottobre le regioni vengono colorate e da lì si apre e si chiude più volte con la costante della chiusura alle 18 e il permesso per il delivery».

E i ristori? Come no: «A fronte di una perdita di fatturato di oltre 400mila euro ci viene ristorato in 3 momenti differenti un totale di 30mila euro a livello societario e 1200 euro ai singoli soci. Del famoso ristoro per le chiusure natalizie si sono perse le tracce . La cassa integrazione dei dipendenti arriva senza una scadenza mensile certa, ma a sorpresa senza sapere quale sia il criterio».

A questo punto, come programmare? «Si rischia di fare debiti senza sapere se il giorno dopo sei aperto o chiuso e a lungo andare lo sfinimento prevale su tutto - si osserva ancora - Purtroppo i "tenete duro" e "non mollate" per quanto ci facciano piacere e siano più che apprezzati non bastano più e speriamo vivamente che nel giro di pochissime settimane la situazione si risolva una volta per tutte».

Nel caso di uno spiraglio del genere, insomma, il Barbaresco non ha dubbi: «saremo i primi ad aprire con la stessa passione, motivati come sempre, ma se così non fosse, devastati nell'anima e nel morale dovremo salutare e chiudere una parte fondamentale della nostra vita e nel "nostro piccolo" anche della vostra».

Redazione

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