È una crisi profonda quella che ha colpito il mondo degli eventi. Il Dpcm entrato in vigore il 16 gennaio vieta per altre sette settimane eventi e feste, anche collegate a cerimonie religiose. E lascia nel limbo le coppie che avevano in programma di sposarsi e i professionisti impegnati nell’organizzazione di questi matrimoni.
Eva Alice Rossi, con il suo “Atelier di Eventi” a Busto Arsizio, si occupa come wedding planner di circa venti matrimoni l’anno. Anche del doppio, nelle stagioni più fortunate. Nel 2020, sui quindici in programma, ne ha seguiti due, entrambi posticipati rispetto alla data inizialmente prevista. E per uno di questi l’organizzazione è stata stravolta all’ultimo istante, perché pochi giorni prima era entrato in vigore il limite delle trenta presenze.
In generale, per gli operatori del settore si calcola un calo del fatturato dell’80 per cento.
«Il nostro lavoro richiede una programmazione di almeno sei mesi, ma a volte anche di uno o due anni – spiega Eva Alice Rossi –. In questo momento non sappiamo come muoverci».
L’incertezza e la mancanza di prospettive che hanno colpito il settore riguardano tanti lavoratori: dai fotografi ai musicisti, dai sarti ai ristoratori e così via. Senza contare l’indotto creato dagli stranieri che erano soliti sposarsi in Italia, anche in Lombardia, sulle rive del lago di Como o del lago Maggiore.
Secondo Federmep, il mondo dei matrimoni e degli eventi privati conta oltre 50mila operatori economici, dà lavoro a 300mila persone e produce un fatturato complessivo di circa 60 miliardi di euro.
Pensare a un rilancio, al momento, è molto difficile. «A questo punto – chiosa Eva Alice Rossi – i ristori non servono: noi chiediamo un rimborso basato sul calo di fatturato». Che per molte aziende e professionisti si avvicina al 100 per cento.