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Politica | 22 dicembre 2025, 10:45

Case di Comunità, bocciato l’odg di Astuti: «Scelta davvero incomprensibile, mancano ancora molti servizi fondamentali»

Bocciato in Consiglio regionale l’ordine del giorno del Partito Democratico, presentato da Samuele Astuti, che chiedeva di «completare la realizzazione delle 216 Case di Comunità» e di «garantire entro il 2026 l’attivazione di tutti i servizi obbligatori previsti dal DM77». Per Astuti, «a tre anni dall’avvio della riforma nazionale, più di un quarto delle Case di Comunità non è ancora attivo e solo 16 su 216 rispettano tutti i requisiti minimi»

Case di Comunità, bocciato l’odg di Astuti: «Scelta davvero incomprensibile, mancano ancora molti servizi fondamentali»

Completare la rete delle Case di Comunità entro il 2026 e attivare tutti i servizi previsti dal decreto ministeriale 77: è quanto chiedeva un ordine del giorno del Partito Democratico, presentato dal consigliere regionale Samuele Astuti nell’ambito della discussione sul Bilancio di previsione 2026–2028, respinto venerdì dalla maggioranza in Consiglio regionale.

“È una scelta davvero incomprensibile – dichiara Astuti – perché a tre anni dall’avvio della riforma nazionale, più di un quarto delle Case di Comunità non è ancora attivo e solo 16 su 216 rispettano tutti i requisiti minimi previsti dal DM77”.

Astuti sottolinea che “nonostante gli annunci e le inaugurazioni, ai cittadini mancano ancora molti dei servizi fondamentali previsti. L’assenza di medici di medicina generale h24, di infermieri presenti in modo continuativo e di équipe multiprofessionali costringe ancora troppe persone a rivolgersi ai Pronto Soccorso anche per bisogni di bassa complessità”.

L’ordine del giorno chiedeva alla Giunta di rispettare i propri impegni, completando la realizzazione delle 216 Case di Comunità, comprese le 24 escluse dal PNRR che la Regione aveva dichiarato di voler finanziare con risorse proprie, e di garantire entro il 2026 l’attivazione di tutti i servizi obbligatori: dal Punto unico di accesso all’assistenza domiciliare, dalla diagnostica di base all’integrazione con i servizi sociali e il CUP.

“Continueremo a chiedere che le Case di Comunità diventino davvero il perno dell’assistenza di prossimità – conclude Astuti – perché senza una rete territoriale pienamente funzionante non c’è né prevenzione né riduzione delle liste d’attesa, ma solo Pronto Soccorso sempre più sotto pressione”.

c. s.

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