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Busto Arsizio | 01 dicembre 2025, 10:47

Il Capitano, l’omaggio di Giavini ai «bustocchi nel mare della vita». Con gli occhi limpidi di Alberto Chierichetti

Lo scrittore consegna un altro imperdibile viaggio sociale e culturale alla città. Carico di ricordi ma anche con lo sguardo verso l’orizzonte: «Sempre alégher e viva la bustocchità»

Luigi e Graziella Giavini

Luigi e Graziella Giavini

Il viaggio delle ricerche continua per Luigi Giavini, sul mare della vita. Anche quest'anno lo scrittore di Busto Arsizio ha pubblicato un volumetto che è un piccolo, irresistibile tesoro, con gli amici e per gli amici. "Il Capitano - Bustocchi nel mare della vita", il titolo dell'opera che ha un'introduzione della conservatrice del Museo del Tessile e della Tradizione industriale Erika Montedoro e una prefazione della giornalista e direttore de Il Bustese Marilena Lualdi, opera stampata da Spinnaker di Olgiate Olona.

In quel mare si è trascinati fin dalla copertina, con il blu che si allarga e sale al cielo, declinandosi in altre sfumature. Si apre con dediche particolari, come al "portatore di gioia" Peppino Orazi (LEGGI QUI) e a Franca e Pinuccio Cavelli (LEGGI QUI). Il capitano che aleggia con particolare energia è però Alberto Chierichetti (LEGGI QUI), imprenditore e punto di riferimento nel mondo della musica per la città. Proprio come dice Montedoro, qui sono tanti i fili della narrazione: «Disposti come un ordito... sono le persone di ieri e di oggi, incontrate sul proprio cammino, sono avvenimenti di cronaca o semplici fatti della quotidianità».

Si parte dal settembre 2024, spostandosi tra Busto e Gignese dove il capitano Chierichetti è andato avanti. Così lo chiamano sui monti prediletti dai bustocchi, perché guidava le passeggiate dei ragazzi. Un ricordo condiviso con il bustocco ad honorem Giordano Chatzivassiliou (nella foto da sinistra Chierichetti, l'amico greco e Giavini).

C'è un filo che unisce il terzetto oltre alla forza inossidabile dell'amicizia ed è il tessile (come tanti bustocchi). Giavini non può non ripercorrere con emozione la mostra del Tartan al Museo. Attraversa il Natale dello scorso anno, l'Epifania e il grande santo caro alla tradizione bustocca, Antonio Abate.  Lo sguardo scava tra gli accadimenti sussurrati in città e quelli gridati da tv e web nel mondo,  senza mai perdersi e soprattutto senza perdere la speranza.

Avverte Giavini, dentro di sé, il segno della passione per la ricerca delle radici che vibrò già nel 1972, con «lo zampino degli Angeli della Cultura».

Tra queste pagine affiorano tanti altri omaggi (memorabile quello al giornalista Gianni Fusetti), ma soprattutto quello sguardo al futuro che risuona con l'immancabile «Alégher» trasmesso anche con il pensiero dei nipotini e si conclude con un super capitano: Carlo Acutis e il suo «sorriso della santità».

Redazione

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