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Cronaca | 01 ottobre 2025, 11:29

Omicidio di Cairate, Carolo e Caglioni si accusano a vicenda: il processo continua

Douglas Carolo e Michele Caglioni si accusano a vicenda dell’omicidio di Andrea Bossi, avvenuto nel gennaio 2024 a Cairate. In aula, ricostruzioni contrastanti, esame interrotto e dichiarazioni smentite da messaggi, video e testimonianze. La Corte aggiorna il dibattimento al 7 ottobre

Omicidio di Cairate, Carolo e Caglioni si accusano a vicenda: il processo continua

«Basta, non intendo più rispondere». Erano le 13:18 di ieri, quando Douglas Carolo ha interrotto l’esame in aula.
Martedì 30 settembre, davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Busto Arsizio, sono stati ascoltati i due ventenni, Douglas Carolo e Michele Caglioni, accusati dell’omicidio premeditato di Andrea Bossi, avvenuto a Cairate nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 2024.

L’esame di Carolo è durato quattro ore, nel corso delle quali ha ricostruito il rapporto con la vittima a partire dalla primavera del 2023. Ha negato che tra lui e Bossi ci fosse una relazione stabile o un legame di natura sessuale, descrivendo invece un rapporto “utilitaristico”.

Le sue dichiarazioni hanno però contraddetto i messaggi acquisiti agli atti, in cui la vittima parlava di frequenti incontri intimi già dall’estate precedente. Carolo ha cercato di fornire un’immagine di sé distante e calcolatrice: avrebbe mantenuto la frequentazione per ottenere benefici materiali, senza coinvolgimento emotivo.
Ha parlato di una vacanza in Liguria pagata da Bossi, insieme a regali, contanti - circa 7-8 mila euro - un telefono costoso, una giornata di shopping all’outlet e due tatuaggi.

Il pubblico ministero ha più volte contestato le sue ricostruzioni, confrontandole con i filmati delle telecamere di videosorveglianza, che hanno smentito alcuni spostamenti e tempistiche riferite da Carolo per la sera dell’omicidio.

Nella sua versione, Carolo ha attribuito la responsabilità dell’omicidio a Michele Caglioni. Ha raccontato che lui e Caglioni erano saliti a casa di Bossi mentre quest’ultimo era uscito a comprare delle “cartine” per fumare.
Al rientro, avrebbe sentito un rumore metallico e, girandosi, avrebbe visto Caglioni sopra la vittima, senza però vedere esattamente che cosa stesse facendo. Ha descritto Bossi riverso in una pozza di sangue, dichiarando di essere rimasto pietrificato. Ha aggiunto di aver visto le mani di Caglioni sporche di sangue e una pentola dal manico lungo nella sua mano destra.

Il pm ha contestato anche questo passaggio, ricordando che in precedenti versioni Carolo aveva parlato di uno sgambetto e di un accoltellamento.
Dopo l’omicidio, Carolo ha spiegato di non aver chiamato aiuto per paura di finire in carcere e di essersi limitato a “ripulire” la scena, raccogliendo oggetti personali, prima di scavalcare la recinzione e fuggire.

All’esterno ha rincontrato Caglioni, che aveva con sé denaro e gioielli in un sacchetto sottratti dall'appartamento. Solo in quel momento, ha raccontato Carolo, ha affrontato l’amico e gli avrebbe tirato due pugni. Ha parlato di una colluttazione, ma ha evitato ulteriori dettagli, fino a interrompere l’esame.

L'ESAME DELL'ALTRO IMPUTATO

Nel pomeriggio, e fino a tarda sera, ha deposto anche Michele Caglioni.
Ha raccontato che inizialmente Carolo era stato il suo spacciatore, ma che poi i due erano diventati amici dopo che Carolo lo aveva difeso da due ragazzi che lo vessavano per un presunto debito di droga.
Ha spiegato che Bossi, per lui, era semplicemente “il ciccione” - come lo definiva Carolo - e che non lo conosceva affatto. Caglioni ha dichiarato che, a suo dire, l’intenzione iniziale era quella di compiere un furto, non un omicidio. Ha affermato di aver appreso del piano solo il 26 gennaio, ma questa versione è stata smentita da altri elementi emersi in aula.

La sua ex fidanzata ha riferito che, già da dicembre, Carolo stava pressando Caglioni per torturare Bossi, ottenere i codici delle carte, ucciderlo e bruciarne il corpo. La ragazza ha anche testimoniato di aver ricevuto un messaggio da Caglioni poco prima dell’omicidio, e un altro - «sto metabolizzando» - subito dopo. Caglioni ha minimizzato le affermazioni della ex, sostenendo che si era inventato quella storia solo a fatti avvenuti, per darsi forza. Tuttavia, le dichiarazioni della giovane, rese sotto giuramento, sollevano interrogativi: in base a quale logica avrebbe mentito, rischiando un’imputazione?

Anche nel racconto di Caglioni sono emerse evidenti contraddizioni. In un primo momento ha detto di aver visto Carolo strangolare Bossi da dietro e pugnalarlo al collo. In un secondo momento, invece, ha parlato di averlo visto solo mentre estraeva il coltello dal corpo di Bossi ormai esanime. Due versioni incongruenti.

Ha inoltre affermato che Carolo lo avrebbe minacciato puntandogli il coltello alla schiena per costringerlo a muoversi all’interno dell’abitazione. Infine, ha raccontato che, dopo il delitto, i due si sono recati insieme a effettuare un prelievo con la carta di Bossi, già morto.

Insomma, in aula si è delineato un quadro frammentato, confuso, carico di contraddizioni e reciproche accuse. Il processo è stato aggiornato al 7 ottobre.

A. M.

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