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Valle Olona | 21 luglio 2025, 12:18

Addio a Rocco La Cognata, un combattente dal cuore grande: «Ora sei lassù a proteggerci, il nostro angelo più forte»

La chiesa gremita, i motori rombanti dei biker, le lacrime degli amici e l’abbraccio di un intero paese alla sua famiglia: a Gorla Minore, l’ultimo saluto a Rocco La Cognata è stato un tributo colmo d’amore, dolore e gratitudine per una vita intensa e luminosa, spezzata troppo presto

Gorla Minore si è fermata questa mattina, lunedì 21 luglio, per dare l’ultimo saluto a Rocco La Cognata, 33 anni, scomparso mercoledì scorso in un tragico incidente sulla statale all’altezza di Luisago, in provincia di Como (LEGGI QUI). 

La chiesa di San Lorenzo era gremita: in prima fila la sua famiglia, stretta nel dolore, seguita da chi gli è stato accanto nella vita - amici, compagni di palestra, colleghi - e da tutti coloro che gli hanno voluto bene. Sul sagrato, alcuni biker hanno fatto rombare i motori al cielo in un tributo potente e rumoroso, subito seguito da un lungo applauso, commosso e carico di affetto.

Rocco era molto più di un atleta. Pluricampione italiano di Thai Boxe e K1, era conosciuto e ammirato per la sua determinazione e la generosità dentro e fuori dal ring. Si allenava alla Fighting Ground Boxing Club di Marnate, un luogo che per lui era una seconda casa, una famiglia. Lo confermano le parole commoventi della presidente Mirela Ndrepepaj, che ha accompagnato Rocco per tutta la sua carriera: «Era il mio orgoglio, un esempio per tutti. Ho visto crescere un ragazzo pieno di sogni e diventare un uomo, un padre. Dentro e fuori dal ring, era una luce». Il suo coach, Vincenzo Anastasi, lo considerava come un figlio. «Un legame che solo chi ha condiviso sudore, sacrificio e cuore può capire davvero. Rocco non lottava solo sul ring - ha aggiunto la presidente dal pulpito - ma in ogni giorno della sua vita» (LEGGI QUI).

Anche il parroco, don Pierluigi Albricci, ha ricordato l’uomo, prima ancora dell’atleta: «Quando arriva una morte improvvisa, il dolore è difficile da accettare. Ma la fede ci insegna che l’amore non muore, e che Rocco ora vive in Dio. La morte non è la fine, ma un passaggio. Il volto di Dio sta splendendo sul volto di Rocco». E con un pensiero colmo di speranza ha aggiunto: «Oggi è lui a dirci: “Ho combattuto la buona battaglia”, ora tocca a noi trovare conforto e consolazione nella fede».

Le parole del Vangelo, unite a quelle di chi gli ha voluto bene, hanno intrecciato una cerimonia carica di emozioni, a tratti straziante. La morte di Rocco è arrivata troppo in fretta, come una sferzata improvvisa: il mercoledì dell’incidente, i soccorsi, l’elisoccorso, la corsa disperata all’ospedale Sant’Anna di Como, i tentativi dei medici, il silenzio che è calato subito dopo.

In pochi istanti, tutto è cambiato. Rocco La Cognata da qualche tempo viveva a Sesto San Giovanni e lavorava in Svizzera, ma il suo cuore era sempre rimasto a Gorla Minore, tra i suoi affetti più profondi, e in quella palestra di Marnate dove tanti ragazzi lo guardavano con ammirazione.

«Trovavi il tempo di tornare, e di vivere in pieno la tua casa, i tuoi figli, la tua compagna. Condividevi la tua forza, ma anche le tue paure - ha detto ancora Mirela Ndrepepaj - E poi c’era la moto. Il tuo secondo respiro. La tua libertà. Proprio quel giorno, costretto a deviare da quella solita strada che conoscevi a memoria, il destino ha deciso di fermarti. Ma il tuo cuore è troppo grande per stare fermo. E adesso, Rocco, continua il tuo cammino. La tua anima, lassù, percorrerà la stessa forza che avevi in terra. Diventerai l’angelo più forte, perché nessuno come te sa proteggere i tuoi figli».

Le sue frasi, diventate un testamento morale e sportivo, risuoneranno ancora a lungo tra le pareti della palestra: “Non è importante come colpisci, ma come sai resistere. E se finisci al tappeto, rialzati. Così sei un vincente”. Chi lo conosceva lo ricorda come un uomo leale, capace di affrontare le prove della vita con la stessa grinta con cui saliva sul ring. E oggi, quel coraggio diventa esempio per chi resta. Gorla Minore lo ha salutato con le lacrime, ma anche con l’orgoglio di aver conosciuto un’anima bella. «Ti vogliamo bene. E ti porteremo con noi, ogni giorno».

Alessio Murace

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