È partita dal parco per la Vita di viale Stelvio, davanti all’ospedale di Busto Arsizio, per poi snodarsi e concludersi proprio all’interno del nosocomio, la processione eucaristica del Corpus Domini per il Giubileo. A presiederla monsignor Franco Agnesi, vescovo ausiliare di Milano e già prevosto di Busto.
Il cammino, è stato spiegato, ricorda l’identità di pellegrini dei fedeli. E chi si è messo in cammino oggi, oltre a chiedere il dono della pace, ha espresso la propria vicinanza ai malati e ai sofferenti e la propria gratitudine per «l’universo di bene» rappresentato dagli operatori sanitari e dai volontari che silenziosamente offrono cura e speranza.
«Abbiamo camminato per raggiungere tutti, perché nessuno vada perduto», ha spiegato durante l’omelia monsignor Agnesi.
Il vescovo ha preso parte alla processione insieme al prevosto di Busto, monsignor Severino Pagani, ai sacerdoti della città, alle associazioni di volontariato socio-sanitario e a numerosi cittadini. A rappresentare l’amministrazione c’erano il sindaco Emanuele Antonelli, la presidente del Consiglio comunale Laura Rogora e gli assessori Mario Cislaghi e Manuela Maffioli.
Il corteo si è snodato all’interno dell’ospedale, entrando dall’accesso di viale Stelvio, fino al padiglione Bizzozzero, dove pazienti e operatori si sono affacciati dai balconi.
«Perché abbiamo camminato insieme in processione in questo luogo? Non per contarci e provare la nostra esistenza – ha detto durante l’omelia il vescovo –. Lo abbiano fatto perché così abbiamo reso quello che Gesù ha detto essere il desiderio del Padre: “Che nessuno si perda”. Abbiamo camminato per raggiungere idealmente tutti». E si è scelto di farlo «in un luogo speciale dove la tensione a prendersi cura di tutti è espressa in modo significativo. Nel servizio, nella ricerca scientifica, nella ricerca di strutture che portino il bene. Abbiamo portato l’eucaristia perché il Suo desiderio è che nessuno vada perduto. Camminando abbiamo compreso che ci muove la speranza che nessuno vada perduto. E la speranza tiene quando è condivisa, quando non vivo per me solo ma so condividere». Una speranza che è anche di pace: «Si comincino a immaginare le parole pace, diplomazia, incontro», ha concluso monsignor Agnesi.