Don Isidoro Meschi nacque il 7 giugno 1945, 80 anni fa. La tradizionale messa di “Ringraziamento per il dono di don Isidoro” si è celebrata nel pomeriggio di oggi sul campo di calcio della Comunità Marco Riva, della “sua” cascina. Come di consueto, il momento di ritrovo ha riacceso nei partecipanti il ricordo di alcuni temi fondamentali nella vita di don Lolo: l’impegno per i più fragili, rappresentato dalla struttura per tossicodipendenti che fa da cornice all’Eucaristia, il vigore fisico e il talento per lo sport, in qualche modo rievocati dal terreno di gioco su cui avviene la celebrazione, il servizio fino all’ultimo, data la vicinanza al luogo in cui il sacerdote si accasciò nel febbraio del 1991, la profondità della sua fede e della sua predicazione.
Rievocata, quest'ultima, grazie alle sue stesse parole. Per la solennità della Santissima Trinità è stata letta un’omelia di don Isidoro sul mistero del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: «Dio è Trinità, Dio non è il grande solitario ma è comunità meravigliosa di persone, dove la perfetta unità è perfetta comunione di persone che si donano realmente le une alle altre». Con la nota capacità di parlare a chiunque, non solo ai fedeli: «Non dobbiamo avere timore di conoscere chi siamo noi». Poi lo sprone ai cristiani: «Guardando chi Egli è, noi possiamo diventare, nonostante tutto, ogni giorno un po’ migliori, un po’ più riconoscenti, un poco più coraggiosi».
E un appello lo ha lanciato anche il celebrante (con il diacono Enrico Della Valle) don Francesco Casati. Ha raccomandato agli amici di don Lolo la custodia e la diffusione del ricordo «…perché le nuove generazioni rischiano di non conoscere don Isidoro. Voi che lo avete incontrato sapete quanto forte è stata l’esperienza diretta con l’uomo, con il prete che ha saputo vedere lontano, per il quale nessuno doveva andare perduto. Il suo sacrificio è testimonianza per ognuno di noi. Non c’è amore più grande di quello che dà la vita».