Ieri... oggi, è già domani | 05 giugno 2025, 07:08

"Lu tegnu non in dul gossu" - Non lo tengo nel gozzo

Il dialetto, le sue evoluzioni, la parlata da strada, il dire schietto e i finali di frase che a volte aprono all'interlocutore, a volte chiudono in modo perentorio, espressione del temperamento bustocco

"Lu tegnu non in dul gossu" - Non lo tengo nel gozzo

Candu al porla ul Giusepèn, l'e vangèli" (quando discute Giusepèn è vangelo) - il discorso si sposta su mamma-Paola, la gentilissima signora che mi loda con una frase che conosce solo lei e che (consentitemelo), mi affascina molto: "ul fioeu dul campasceu" (il figlio del "campasceu") che in realtà è mio padre - per specificare: nonna Luisina ha partorito due gemelli: uno era papà e l'altro che è purtroppo spirato, mesi dopo, era il fratello-gemello di papà - nonna non aveva latte per entrambi i figli e uno (colui che dopo è diventato mio padre) "l'en dèi a baia dàa Campasceua" (portato dalla balia) con soprannome "Campasceua" ecco quindi che il sottoscritto "l'è 'l fioeu dul 'nGiuleto ul campasceu" (Angelo Marcora) - la traduzione non serve: spero di essermi spiegato.

Il discorso va su mamma-Paola che accetta sempre il mio invito a "suggerirmi" episodi o fatti che riguardano il "suo Bustocco"; quello di due generazioni prima della mia (mamma-Paola quest'anno compirà 88 anni) e lei, benevolmente mi invia (grazie alla figlia Graziella Enrica Puricelli), episodi della Parlata Bustocca da strada della sua epoca - Giusepèn è soddisfatto della collaborazione e se non dovessi ricevere gli scritti di mamma-Paola mi sollecita a dirle "dèm, scrivighi caicossa - nogn sem cuntenti da discuri cun ti" (suvvia, scrivile qualcosa - noi siamo lieti di discorrere con te) e ovviamente di ricavare "pezzi di Storia Bustocca"  senza l'infiltrazione di termini che col Dialetto Bustocco da strada, non c'entrano - mi riferisco alle parole italiane-tradotte, varesine o milanese e a quant'antro!

Eccoci dunque a quel che scrive mamma Paola: "mèi gni russi prima che gni gioldi dopu" (meglio arrossire prima -dallo stupore- che non diventare gialli dopo -dalla vergogna) - il detto vuole anche significare che "di fronte alla verità, ci vuole verità" e chi butta in giro bugie, va smascherato.

C'è poi la persona schietta che dice "chèl ca go da diti, lu tegnu non in dul gossu" (quel che ho da dirti, non me lo tengo nel gozzo), per un fatto semplice: a sottacere talune verità, "t'à egn ul mò da fidigu" (ti arriva il mal di fegato) e continuare a sentire cose idiote, ti fa dire "sugùta non a parlò par naguta" (non continuare a blaterare senza cognizione del sapere); quindi, ecco l'apoteosi col "mei gni russi prima, che gioldi dopu".

Nelle discussioni, dopo parecchi scambi di opinioni, si arriva a sentenziare "mèm t'à disu da fàla foa a rasòn e ti, suguta non a meno'l turòn" (ti dico di far fuori la ragione e di non continuare a menare il torrone) che vuol dire, basta con questa lagna, con questa tiritera, con parole senza costrutto.

"Ghe genti ca ga porla dumò parchè l'à ga a buca; parlò l'è fiò" (c'è gente in giro che blatera soltanto, solo per il fatto che possiede la bocca; equivale a dire, parlare è fiato) - che conduce in un perentorio "à disu mò, là" diciamo che letteralmente la frase, un tantino di sorriso, lo incute. E' tipicamente Bustocca - sentite un po': "dico io"- "dico ora" - "insomma, la vuoi capire?" - ma pure "dopo il mio parlare, vuoi comprendere quanto ti dico, o no?" - e arriviamo al "là" finale che è una sentenza, detta dopo un "preavviso" perentorio: "a disu mò" a cui si fa passare un sospiro o un respiro, per arrivare al "là" che vuole anche dire "mucala lì" (basta), non voglio sentire altro).

C'è quindi una specie di "appiglio" che concilia il dialogo un po' esacerbato: "metèm a postu sti rasòn che men a sia  andò in leciu, a pusi, cunt'ul coei 'n pasi" (mettiamo a posto, queste ragioni che io, quando mi corico, voglio avere il cuore in pace).- Graziella Enrica fa una constatazione: "ecco come si spiega che mamma dorme tutta notte"

Ecco che emerge il carattere-Bustocco: passionale e volitivo nel contendere e nello specificare le proprie ragioni e, quando si va "fuori dalle righe" trovare l'appiglio che significa in una sola parola …. parliamone, affinchè si possa giungere, dopo un'attenta riflessione, a riconsiderare l'intero problema che è tuttora irrisolto, ma che ben presto, lo sarà.

Gianluigi Marcora

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