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Politica | 07 novembre 2024, 18:18

Trump, la politica dei conservatori, il ruolo delle donne: il punto con Isabella Tovaglieri

L'elezione del 47esimo presidente degli Stati Uniti apre scenari inediti, tra opportunità, timori, possibili impatti a livello globale. L'analisi dell'eurodeputata che plaude al successo del tycoon

Trump, la politica dei conservatori, il ruolo delle donne: il punto con Isabella Tovaglieri

Aborto, occupazione femminile, sicurezza dei confini: sono solo alcuni dei temi sui quali, non solo negli Stati Uniti, l'elezione di Donald Trump potrà incidere in modo inedito. Con l'eurodeputata Isabella Tovaglieri analizziamo l'influenza, reale e potenziale, della sua leadership e delle sue politiche, passate, annunciate, future. Cambierà qualcosa, per le donne e per la loro rappresentanza nei ruoli di vertice? L'Europa ne sarà toccata? Quali saranno le conseguenze della recente elezione in fatto di parità e ruolo delle donne in politica, soprattutto in una politica di stampo conservatore?

Donald Trump ha spesso espresso posizioni conservatrici sulle questioni sociali, come le riforme anti-abortive. Come concilia il suo sostegno alle sue politiche con la difesa dei diritti delle donne, soprattutto in ambiti sensibili come la salute riproduttiva? 

Il tema dell’aborto è molto delicato, e ha sicuramente forti ricadute sull’elettorato. Trump ha più volte ribadito in campagna elettorale che non avrebbe mai firmato un divieto federale dell’aborto, dato che, a seguito dalla decisione della Corte Suprema, è una competenza che viene data ai singoli Stati. Faccio notare, inoltre, che Trump ha aumentato il suo consenso fra le donne rispetto al 2020 nonostante un’avversaria donna, e questo perché già nella sua prima amministrazione ha dimostrato di dare un slancio molto forte all’occupazione femminile e all’aumento dei salari. Sì, con Trump ci saranno più opportunità per le donne.  

La sua visione del ruolo della donna in politica sembra essere in continua evoluzione. Quali crede siano le opportunità e le sfide più significative che le donne affrontano nell'attuale panorama politico internazionale, specialmente in un contesto dominato da figure forti come Trump? 

Credo che l’Italia sia un ottimo esempio, con la premier Meloni, per dimostrare che ci sono grandi opportunità oggi per le donne in politica e che esistono donne forti nello scacchiere internazionale. Le tre istituzioni più importanti d’Europa sono governate da figure femminili, ma anche fuori dall’UE abbiamo visto di recente una donna, Kemi Badenoch, diventare nuovo leader dei conservatori inglesi. I tanti traguardi a cui le donne possono ambire in politica si conquistano con coraggio, determinazione e capacità. Non di certo come ha fatto Kamala Harris, che chiedeva di essere votata in quanto donna, e non per quello che avrebbe fatto.  

Le riforme sociali promosse da Trump, come quelle che restringono i diritti all'aborto, hanno diviso profondamente l'opinione pubblica americana. Crede che questo tipo di politiche possa avere un impatto sulle dinamiche sociali europee e italiane? Se sì, in che modo? 

Le politiche americane hanno sempre avuto una forte ricaduta nel dibattito europeo. Trump ha vinto in modo netto perché ha parlato di posti di lavoro, economia, difesa dei confini, stop all’immigrazione clandestina e pace. Questi sono i temi che spero che verranno portati anche qui in Europa. Da donna mi sento molto più tranquilla con una presidenza Trump, che vuol dire pace e benessere, rispetto al caos e alla debolezza che abbiamo visto con i democratici. 

Come donna, in che modo interpreta la leadership di Trump, che è spesso stata criticata per atteggiamenti percepiti come misogini? Pensa che il suo secondo mandato possa offrire una maggiore inclusione o sensibilità alle tematiche femminili, o vede una strada più in continuità con il passato? 

Donald Trump sia come imprenditore sia come Presidente degli Stati Uniti d’America si è sempre circondato di donne forti e capaci. Spero che anche in questo mandato continui a dare fiducia a tante donne. Per quanto riguarda quello che per anni ha detto la stampa contro Trump, ormai è chiaro, anche a tantissime donne, che non è altro che un tentativo dei media di delegittimarlo, per ergere i democratici a unici “paladini” dei diritti femminili. Una narrazione, che come dimostrano queste elezioni, gli americani non si bevono. Come del resto non si sono bevuti gli appelli dell’attrice Julia Roberts, che ha invitato le mogli dei simpatizzanti repubblicani a tradire i mariti nel segreto dell’urna, votando per la Harris, questa sì una mossa veramente offensiva e misogina, che è miseramente fallita, come ha dimostrato il 52% di donne bianche che ha scelto Trump. 

Molte donne si sono fatte strada nella politica americana sia per supportare che per opporsi alle politiche di Trump. Come vede il futuro del movimento femminile a livello globale e il possibile impatto della nuova amministrazione Trump sul ruolo delle donne nei processi decisionali? 

La Presidenza Trump può fare la differenza nell’affermazione delle donne su scala globale, soprattutto in quei contesti in cui i diritti faticano a imporsi. Restituire all’America il ruolo cruciale di promotore nel mondo dei valori occidentali di democrazia, libertà, uguaglianza non può che contribuire a sostenere il vento del cambiamento in quei Paesi oscurantisti, come ad esempio l’Iran, dove i diritti femminili fondamentali sono calpestati e dove una donna può essere arrestata e persino assassinata perché porta una ciocca di capelli fuori dal velo.

Chi è la donna che ammira di più nella squadra di Trump? 

Ammiro molto la manager della campagna elettorale Susie Wiles, una donna speciale, che ha saputo coniugare la grande professionalità in campo politico con il suo ruolo di madre e poi di nonna. Forse poco famosa, ma ha dimostrato grandissime capacità aiutando Trump in questa schiacciante vittoria. E ciò dimostra la grandissima fiducia di Trump nelle donne: un vero misogino non affiderebbe mai a una donna una sfida così cruciale e difficile, come tornare a governare per la seconda volta, unico negli ultimi 120 anni, la democrazia più grande e importante del mondo. 

Alice Mometti

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