C'è già una vittoria da cui la nuova Busto Pallanuoto (LEGGI QUI) può partire: quella dei valori.
Un terreno solido, su cui si sta costruendo giorno dopo giorno. È rappresentato dalla serietà delle persone in campo e anche da un gesto simbolico: le strette di mano tra giocatori e coach.
Ce ne parla il direttore sportivo della società, Rudy Cattino, che ha la pallanuoto nella sua vita e nel cuore. Certo, non manca una criticità: quella della piscina Manara Sartori, che ha bisogno di tempo per i lavori necessari alla ripartenza. Ma niente rappresenta un ostacolo insormontabile, quando ci si batte per qualcosa in cui si crede.
«La novità societaria - spiega il ds - vede una cordata di persone che hanno deciso di investire tempo e qualcuno anche denaro per la nuova avventura sportiva della Busto Pallanuoto. La piscina non è ancora agibile, non abbiamo certezze: si parla di fine novembre. Ma sia prima che dopo abbiamo soluzioni».
Non ci si scoraggia mai, le difficoltà rendono solo più forti: è uno dei cardini di questo sport, che conosce i sacrifici e le soddisfazioni autentiche, non quelle dei soli riflettori. In campo c'è il presidente Francesco De Caria, il direttore generale Alessandro De Tursi, il coach Andrea Crespi, la comunicazione sarà affidata a Giuseppe De Masi. E poi come socio onorario Claudio Grillo che sa trasmettere una passione infinita a questo sport e con Paglini Store da sempre sostiene questo capitolo di vita sportiva bustocca.
«Abbiamo delle idee ben chiare - prosegue Cattino - Vogliamo costruire per il futuro. Stiamo mettendo le fondamenta di una casa e stiamo scavando per renderla solida, antisismica. Bisogna avere delle qualità che resistono negli anni e nel tempo, al di là delle persone».
Per raggiungere questo risultato, si passa a due vie principali: giovani e territorio. «Ci teniamo tantissimo - conferma il direttore sportivo - ad avere le radici nel territorio. Allenatore, staff, giocatori. La visione futura è favorita dal fatto che chi abita qui sente appartenenza e orgoglio. Bisogna dare valori che siano universali, non pensare ai meri risultati tecnici».
Non c'è premura, quando si vuole costruire il domani. La ricetta è nota, non scontata: «Dare il massimo e cercare di ottenere i risultati ottenibili con la situazione. Gli obiettivi che vogliamo porci sono anche tecnici, ma fondamentalmente organizzativi».
Coraggio e fiducia, altri due sentieri: «Abbiamo dato la possibilità a tutti i giocatori di scegliere se sposare questa causa». Chi vuole farlo, sa di dover agire con abnegazione, vivendo a fondo questa esperienza. E occorre pazienza, «lasciare che gli allenatori lavorino».
Cattino ha un'esperienza sconfinata nella pallanuoto, come giocatore e come allenatore. Sa cosa sia il successo, lui, pluricampione con la Pro Recco. Ma proprio per questo sa che nella vita e nello sport l'esperienza che fa crescere si nutre anche degli errori e di umiltà. A Busto porta questo suo percorso e la conoscenza di un territorio.
Ribadisce:«La mia idea è lavorare sui valori. Non sempre i più forti sono anche i migliori e io voglio che siano i migliori. Se poi diventano anche forti... ma ripeto, prima bisogna essere migliori».
Un discorso che si rivolge con naturalezza a ragazzi capaci di unire studio o lavoro a uno sport che richiede un impegno professionale, ma non ha un riscontro economico.
Quanto è cambiata, tra l'altro, la pallanuoto? «Molto, come il mondo - osserva - Anche tecnicamente, con continui cambi di regolamento. In tanti anni di militanza ho dovuto cambiare moltissimo, come giocatore e allenatore. Ma i valori, quelli non cambiano: essere campioni richiede portarli avanti, non vincere e basta».
Uno sguardo indietro alle Olimpiadi: «Quel ragazzo ungherese poteva ammettere com'era andata veramente, la pallanuoto ha perso una grande occasione per essere di esempio a tutti quanti».
A Busto, in questi giorni ai ragazzi è stato detto cosa si vuole loro: sottoscrivere un patto da gentiluomini se ritengono che il percorso sia valido. Si tratta di stringere la mano all'allenatore: «In molti l'hanno già fatto». Tra pochi giorni, si avrà il quadro definitivo. Con una promessa: «Preferisco una brutta democrazia a un bellissimo totalitarismo. Voglio che loro abbiano un'identità. Voglio farli sentire in un ambiente democratico dove ciascuno può esprimere la propria opinione e portare avanti le proprie idee. Tutti abbiamo una strada da percorrere». Meglio farlo insieme guardandosi negli occhi e rispettandosi.
Per le ragazze, il discorso era più complicato: erano 8, in partenza. Ma si è voluto con tutte le forze mantenere la pallanuoto femminile, che sta a cuore alla società. Le ragazze si sono date da fare per trovare compagne esterne che permettano di avere una rosa in grado di affrontare un'altra, sfidante stagione.