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Sociale | 22 settembre 2024, 08:00

L'OPINIONE. Mi prendo cura di te: Cuori Insieme ci racconta cosa significa diventare un volontario

Busto è una città che dà tutto e ha un cuore grande: lo dimostrano le circa 50 associazioni che domenica 22 settembre saranno nelle vie e nelle piazze del centro pedonale. Pronte a presentarsi e a parlare di sé mettendoci la faccia in prima persona per dare un volto a nomi che spesso si sentono ma rimangono “nel limbo” del numeroso “terzo settore”

L'OPINIONE. Mi prendo cura di te: Cuori Insieme ci racconta cosa significa diventare un volontario

Qualche anno fa, mentre partecipavo a un’esperienza estiva del Pime, incontrai una signora della mia parrocchia che mi disse: “Valentina sei come il prezzemolo!”. Inizialmente ci rimasi quasi male ma successivamente capii che in realtà quelle parole volevano essere un complimento. In effetti al Pime ogni estate incontravo volontari, giovani e pensionati, che collaboravano per uno scopo benefico comune; molte delle stesse persone le ritrovavo durante l’anno impegnate in altre attività di volontariato… erano e sono sempre loro che si spendono a mille diventando un po’ il prezzemolo del volontariato bustocco! Dall’altra parte ci sono i soliti gruppi di anziani che stanziano sulle panchine della piazza e gruppi di adolescenti e giovani agli angoli delle strade. Penso quindi che l’iniziativa “Cuori insieme” (che nelle prime due edizioni si chiamava “Cuori in piazza”, LEGGI QUI E QUI) sia di fondamentale utilità per conoscere le realtà presenti sul suolo cittadino che lavorano silenziosamente nell’ombra ma che hanno un ruolo fondamentale, e per ringraziarle perché senza di loro sarebbe tutto più difficile.

L’incontro di persona con tutte queste associazioni favorisce la relazione umana “concreta”, e non quella virtuale “fantasma”, in un periodo dove si sente la necessità di avere legami autentici, privi di giudizio e duraturi. A maggior ragione in questa era di social selvaggio dove trionfa l’apparire questa giornata del volontariato vuole far emergere l’essere; sui social network è semplice far trionfare il bello, il felice e il facile ma è solo con l’incontro che emerge il brutto, il triste e il difficile. Incontrarsi e guardarsi negli occhi fanno la differenza perché si scoprono sguardi nuovi, si fa rete, ci si migliora e si ricevere un grande appagamento con un piccolo gesto.

Busto è piena di realtà che fanno cose meravigliose, associazioni e onlus sorgono numerosissime… ciò permette di fare volontariato in tanti modi, bisogna solo trovare quello più adatto a ciascuno e poter vedere tutte insieme le opere di carità domenica 22 è sicuramente un’iniziativa importante che l’amministrazione comunale offre.

Negli ultimi decenni, però ho notato crescere un paradosso: se da un lato ci si spende per gli altri, dall’altro si cerca un appagamento personale… così il donare diventa un gesto condizionale. Con i social è facile fare del bene e mostrarlo a tutti solo per ottenere “like” e far parlare di sé ma vi assicuro che è molto più gratificante stare dietro le quinte per vedere i sorrisi autentici di chi si aiuta e usare i social per far parlare di chi ha bisogno di aiuto. Perché quando si fa del bene anche il cuore del volontario sorride.

Nella mia esperienza di disabile ci sono tante persone che si “prendono cura di me”, sia nelle azioni quotidiane, sia con piccoli gesti d’amore. Secondo me i primi non possono prescindere dai secondi, perché altrimenti non sarebbe un “prendersi cura di me” ma sarebbe un ti aiuto perché devo farlo, ti aiuto perché è il mio lavoro, ti aiuto perché sei mio parente, ti aiuto perché mi hanno detto di farlo... Vedete quando l’aiuto è un “aiuto obbligato” o legato ad una condizione, è percepito chiaramente da chi aiutate facendolo sentire un peso. Quando diciamo “mi prendo cura di” pensiamo a qualcuno che è in difficoltà a fare le banali attività quotidiane e quindi dobbiamo aiutarlo. Ma il “prendersi cura di” è un gesto che va al di là del semplice aiutare a fare azioni concrete; certo, forse il mio è uno sguardo “dal di dentro”, ma penso che “prendersi cura di” sia la più alta forma di amore verso qualcuno. Tutti siamo capaci di dire “ti amo” ma in quanti pensiamo che dietro quell’amore ci sia un “mi prendo cura di te”?  Questo “mi prendo cura di te” è una carezza, è un invito per un caffè insieme, è un messaggio per augurare una buona giornata, è una chiamata per dire “questo profumo mi ha fatto pensare a te e ti ho chiamato”…

Chiunque può diventare volontario, non ci vogliono super poteri ma solo la voglia di dedicarsi agli altri e donare qualche ora del proprio tempo. Perché donare il proprio tempo a qualcuno è il bene più prezioso…

 

Valentina Bottini

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