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Scuola | 31 maggio 2024, 07:55

VIDEO. In dialogo con gli allievi di Educarte: «Il teatro è un percorso di crescita interiore»

A tu per tu con il cast composto da ragazzi e adulti coordinati dall’attore e direttore Federico Grassi: un interscambio dove entrambi i gruppi hanno imparato gli uni dagli altri, dando vita ad “Amore insoluto”. Frutto dei corsi di tecniche di recitazione, espressione corporea e dizione, in scena questa sera al Ridotto del teatro Sociale

VIDEO. In dialogo con gli allievi di Educarte: «Il teatro è un percorso di crescita interiore»

In questi mesi a Busto Arsizio si sono confrontati, conosciuti tra loro ma soprattutto con se stessi, si sono posti degli obiettivi e hanno cercato di realizzare il loro sogno: recitare sul palcoscenico come un attore professionista. E c’è riuscito il drappello di allievi-attori di “Educarte” che, con la guida di chi del teatro la sa davvero lunga – l’attore e direttore Federico Grassi, coadiuvato da Claudia Donadoni e Gustavo La Volpe – si sono accostati all’arte del palcoscenico, imparando i trucchi per calarsi in un personaggio.

Hanno capito - come sostiene il loro maestro Grassi - che in primis “l’attore deve essere autore di se stesso e che prima di interpretare una parte occorre capire in quale condizione mettersi per recitare”. Che il teatro è un viaggio interiore alla scoperta di se stessi, per estrapolare i propri sentimenti, è un percorso di crescita, un sacrificio, una rimettersi in gioco, una sfida con se stessi.

Così è per Giulia Colombo: «Fare teatro mi permette di regalare un’emozione agli altri. Ma prima di arrivare all’obiettivo della recitazione, occorre compiere un percorso interiore: una meditazione personale, un continuo esercizio anche nel provare e riprovare la battuta finché non si comprende il modo giusto per pronunciarla. Il teatro permette di diventare più espansivi, insegna a comunicare, a essere più oggettivi, a risollevarsi dopo le cadute».

E per l’altra Giulia, Giulia Tosi: «Il teatro permette di conoscere meglio se stessi, scoprire le sfaccettature che altrimenti non emergerebbero. Ho capito che per vestire i panni di un personaggio, occorre scordarsi di se stessi, creare quella consapevolezza giusta per entrare nella mente del personaggio che si deve interpretare».

Poi c’è Gabriele Sculco che sottolinea una sfaccettatura particolare del teatro: «Si raffigura la realtà, cercando di staccarsi dalla quotidianità, dando vita all’eccezionalità. Fare teatro significa sacrificare se stessi, le proprie maschere. Teatro è sacrificio perché si deve sacrificare la propria individualità. È il luogo dove il giudizio è sospeso, dove siamo più veri».

Anche per Alessandro Azzimonti il teatro è stato terapeutico: «Ho voluto rimettermi in discussione: ad esempio avevo già incontrato “Otello” in un altro momento della mia vita, ma ho voluto ricominciare da zero, l’ho interpretato e rivisto con occhi diversi, con esperienze differenti. Il teatro mi ha offerto risposte a domande che mi premevano da tempo».

Ma nel cast accanto ai giovani, ragazzi dai 18 ai 25 anni, si annoverano anche adulti: insegnanti, dirigenti che vogliono rimettersi in gioco, togliere le maschere, lavorare insieme. Insomma anche loro capire meglio se stessi e gli altri. Annamaria Pauciullo ha avuto il compito di rivisitare il suo copione per equilibri scenici, vestendo il duplice ruolo di autore e attore. «Il mio partner era impegnato in altre scene, quindi ho trasformato un dialogo in monologo. Fare teatro è importante, si lavora insieme: quello che abbiamo scambiato, è stato importante. Nel teatro non trova accoglimento l’individualismo, ma la coralità. I ragazzi mi hanno insegnato la spontaneità, la genuinità, l’energia».

Lucia Zeuli sostiene che il teatro è «un viaggio introspettivo in se stessi per estrapolare i propri sentimenti. Un percorso di crescita, un rimettersi in gioco, creando anche i testi. Mi ha ridonato la voglia di scrivere, esprimere i miei sentimenti, eliminando ogni maschera». Anche per Donatella Fazzino è stato fondamentale il lavoro propedeutico alla recitazione e all’interpretazione di un personaggio. «Pensavo di arrivare e interpretare subito un personaggio, ma ho compreso l’importanza del lavoro di preparazione. Ora riesco a leggere e interpretare meglio i testi». E per Elena De Petra il teatro è tanto: «Senti di non essere giudicata, è un mettersi a nudo, ci sentiamo veri».

Dunque un interscambio dove anche gli adulti hanno imparato dai ragazzi e viceversa. «Gli adulti mi hanno insegnato ad assumere più punti di vista – rimarca Giulia Colombo – a capire meglio gli altri, a non fermarmi all’apparenza, a essere se stessi».

A completare il cast, Lorella Azzarelli, Chiara De Lorenzis e Diego Spena.

Dunque, forti dell’esperienza di quest’anno, Educarte si appresta ad aprire la prossima stagione con la scuola di teatro che prenderà il via a settembre. Intanto questa sera, 31 maggio, alle 21 va inscena al Ridotto del teatro Sociale “Amore insoluto”, un rimake di varie scene tratte da un vasto repertorio  che spazia dai classici alla scrittura contemporanea, sul tema della relazione amorosa , cui i personaggi, per un loro intrinseco disagio, non riescono a trovare soluzione.

IL VIDEO

Laura Vignati

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