Era venuto alla luce il 29 febbraio 1944, Giulio Stagni a Busto Arsizio. In una data speciale e nel cuore della seconda guerra mondiale, come egli stesso ricordava nel suo libro "Una vita che nasci".
Giulio era un uomo, imprenditore, tifoso (della sua Pro Patria) sincero. Se n'è andato in queste ore: è tornato da Simone, il figlio scomparso nella primavera del 2020 (LEGGI QUI), al quale aveva trasmesso la passione biancoblù. Era stato ancora più difficile dirgli addio in quel periodo senza la possibilità di fare funerali attorniato dagli amici, a causa della pandemia, ma il fiume di affetto fu grande e per Simone comparve anche un murale enorme nella sua Sant'Edoardo.
Aveva raccontato se stesso, il percorso della sua azienda, le conquiste e le tribolazioni della vita in quel volume, stampato da Banfi Centro Stampa: l'aveva firmato Giulio Mario, i due nomi che gli diedero mamma e papà, e se all'anagrafe fu piazzato in pole position il secondo, di fatto vinse poi la madre perché tutti lo chiamavano Giulio. Ci sono scene toccanti e vere. Da quella nascita in un periodo di fame anche a Busto - con papà che sfida il coprifuoco per prendere il latte al figlio e viene fermato, ma poi lasciato andare dalla pattuglia - all'infanzia nella casa di ringhiera tra nascondino, le gite nei boschi o il gioco del Giro d'Italia come tanti altri.
Tra le pagine scorre l'esistenza dei ragazzi di quel tempo, con i sacrifici e le speranze, con quella genuinità e l'arguzia che caratterizza la personalità di un uomo come Giulio. Inizia a lavorare in un pantolificio e a dare una mano al papà barbiere, frequenta la scuola industriale, impara i segreti delle scatole in un'azienda e diventa "maestro d'arte con specializzazione in taglio libero all'italiana con forbici e taglio scolpito a rasoio". Quindi il lavoro alla Montecatini, un continuo accrescere la conoscenza e le competenze senza dimenticare di aiutare il babbo, l'avvio dell'attività di roccatura, il procedere nella tessitura passo dopo passo, osando perché come diceva «se i nostri antenati si fossero accontentati, saremmo ancora all'età della pietra». Il tutto mentre si sposa e cresce anche la famiglia: i confini tra casa e impresa sono impalpabili a Busto, e così è anche in questo caso. Difatti Giulio rimarca come procedesse bene il lavoro, «coadiuvato da mia moglie», presente anche quand'era incinta. Una compagna di vita fondamentale, che perde troppo presto, a soli 44 anni.
Un dolore terribile, che affronta anche con l'aiuto degli amici allo stadio, a seguire la Pro Patria. Tifoso già da ragazzino, con lavoro e famiglia non aveva potuto frequentare lo Speroni come prima. Diventa anche una colonna del Pro Patria Club, un riferimento di tifo sano e costruttivo per tutti.
Quando chiude l'attività, si rivolge alle nuove generazioni con le sue preziose pagine: «Finché siete giovani, godetevi la vita, sempre nel rispetto della società e delle altre persone e abbiate sempre una buona parola e un buon dialogo con tutti». E ancora: Dopo aver fatto il vostro dovere appagate i vostri desideri... ma con una sana vita comunitaria».
Giulio Stagni è stato questo e molto altro. Ha salvato la vita a più di una persona praticando il massaggio cardiaco e l'ha migliorata a molti con il suo sorriso e la frase giusta al momento giusto. Perché lui sì, ha avuto «sempre una buona parola per tutti».
I funerali di Giulio saranno celebrati martedì 13 alle ore 15.15 nella chiesa di Sant'Edoardo, preceduti dal rosario alle 15.