Busto Arsizio | 29 settembre 2023, 06:00

"… mai a se" - mai abbastanza

La frase intera ve la scrivo subito. E' quasi buffa, ma Giusepèn è categorico...

"… mai a se" - mai abbastanza

La frase intera  ve la scrivo subito. E' quasi buffa, ma Giusepèn è categorico. "Chi ga mangia in pe ga n'à mai a se" che tradotto letteralmente significa "chi mangia in piedi, ne ha mai abbastanza" e merita qualche precisazione. Per buona creanza, a tavola si sta composti. Era il "cruccio" di mamma. Allora, si aveva fretta di andare a giocare, evadere, dare sfogo a quel "argento vivo" che si manifestava a quell'età. E si finiva col …. accomodarsi male, tra sedia e tavola e quasi inghiottire, invece di masticare come si conviene, il cibo che stava nel piatto.

Quindi, non si vedeva l'ora di sgambettare e di dedicarci ai giochi; salvo poi …. avere fame e dire a mamma "mi dai un panino?" Mamma sapeva e per taluni "versi" tollerava: preparava il panino che  talvolta faceva seguito a un altro …. panino, per "far tacere" la fame che a quell'età era insistente.

Da lì, è sorto il detto del "mai a se" (mai abbastanza) che era comune per i ragazzi di allora. Oggi, sembra inveterato il vezzo del "mangiare in piedi", magari nei fast.foot moderni, per fare in fretta, "teme se a tera l'a manca suta ai pe" (come se la terra mancasse sotto i piedi), per non perdere tempo e compiere velocemente un passo veloce dopo un altro.

Giusepèn mi fa riflettere e compie un ragionamento spicciolo e veritiero: "candu s'e giuan, ul tempu al passa mai …. candu s'e grandi, al passa trop veloci" (quando si è giovani, il tempo passa adagio; quando sei adulto, il tempo trascorre troppo velocemente). Gli esempi, si sprecano. Si vuole crescere a ogni costo. Si compiono errori e corbellerie di ogni tipo. Si pagano le conseguenze. Si fa esperienza. Poi, ci si accorge che la fretta è "cattiva consigliera" e, oltre a non far gustare la vita, la si contamina con errori su errori. Ci fosse una riflessione, si eviterebbero rimbrotti e correzioni e si capirebbe la reale potenza dell'esistere, dentro il vivere.

Per riportare il "detto" nel giusto alveo, si può dire che …. a tavola si sta composti; si offrirebbe al cibo il giusto rispetto e, la digestione avverrebbe nei giusti tempi e tutto andrebbe a "buon fine" e non ci sarebbero bruciori di stomaco, inopportuni.

A proposito, il "brusogiu" (bruciore di stomaco) non è solo destinato al "bruciore di stomaco", ma ha un significato …. allargato. Quando qualcuno non capisce un ragionamento o insiste nel volere avere ragione a tutti i costi, lo si apostrofa con un "s'e'n brusogiu" per significare quanto è molesto e quanto è duro di comprendonio. Il sorrisetto di Giusepèn, si accompagna a un "t'e capì?" (hai ben compreso?) e non merita ulteriori spiegazione.

Quindi, meglio stare a tavola come si conviene e lasciare i giochi ad attendere, ma l'incoscienza e la voglia di crescere sono così tante che si arriva a dire "parlò l'e fià" (parlare è fiato) e solo quando si cresce si viene a comprendere il significato di tante parole. La vita sa "rendere abbastanza" il valore di ogni atto; compreso il "mangiare". Del resto, si mangia per vivere e non si vive per mangiare.

Il Nocino farà da …. deterrente sia al "brusogiu" sia a chi ha fretta e non attua la giusta digestione!

Gianluigi Marcora

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