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Opinioni | 17 settembre 2023, 15:30

L'OPINIONE. Il calcio disilluso e l'unico antidoto alla solitudine. Ecco cosa sogniamo per e dalla Pro Patria

Che oggi sia la vera "prima" per la Pro, dopo la spenta cornice di due settimane fa. Perché i 4mila abbonamenti di Mantova e i 245 abbonamenti di Busto fanno male. E perché se la città e la valle non arrivano, bisogna uscire a cercarle

La partita di domenica scorsa a Novara

La partita di domenica scorsa a Novara

La speranza è che oggi, tra poco, con l'Arzignano sia la vera "prima" allo Speroni, dopo quella disarmante di due domeniche fa. Non c'entra il gioco: mister Colombo ha esordito con la sua Pro Patria in una prova subito riscattata da quella di domenica scorsa a Novara e comunque si ha il dovere di rispettare e all'occasione aspettare l'ex capitano che con coraggio è partito nella sua nuova avventura in casa. 

L'inizio è stato però malinconico per la Pro Patria e non solo, per varie ragioni a partire da funzionamenti vari e atmosfera.

In generale, è un calcio in gran parte perduto, quello che viviamo oggi. Non scomodiamo Nazionale, Mancini, Arabia, perché si è detto già tutto e talvolta troppo. Tuttavia di disillusioni è costellata la strada dello sport nazionalpopolare. Un termine, quest'ultimo, che appare alquanto sfilacciato. 

Non è una questione di soli - pur dolorosi - numeri. Mentre la Pro Patria due giorni fa registrava 245 abbonamenti, il Novara ancora domenica scorsa era arrivato a quota 1.600. Quattro giorni fa il Mantova - che è partito con la campagna a luglio - sfiorava il tetto dei 4mila. Sì, città non nei pressi di Milano o Torino, insomma Busto è portata di tutto, anche di stadi di serie A, si sa. 

Ma c'è anche altro. Non stiamo partendo con la canzone di Busto distratta e cattiva, perché è troppo facile e non serve a niente.

Certo che in questo scenario sempre più spento di passione speriamo che Busto Arsizio e la Valle Olona - che è sempre stata una parte fondamentale, per storia e vivacità, del tifo - possano ritrovare la strada verso lo Speroni.

Ma altrettanto, e forse di più, che si muova la Pro Patria. Che mantenga, sostenga, rafforzi quell’azione avviata con dedita testardaggine dal Tigrotto 1919. Che esca, non aspetti mai, che continui ad andare nelle scuole, nei luoghi dove possono crescere i futuri tigrotti e sostenitori tigrotti. Che frequenti anzi posti sempre più vari, che da vera tigre vada pacificamente a caccia di persone che possono fare parte del suo progetto. Che investa e sempre faccia respirare un'aria rinnovata e aperta nel settore giovanile. E che tutti siano poi felici di un tifoso nuovo, mica di guardarlo in cagnesco: e tu prima dov'eri? Scene a cui abbiamo anche già assistito in passato nelle tifoserie.

Ma questa è un'altra storia. Allora che oggi sia la vera prima, che si respiri l'atmosfera di uno stadio carico di passione, più forte dei numeri, che funzioni tutto, o quasi diciamo perché sull'impianto audio siamo poco ottimisti dopo la bocciatura costante per l'intera, passata stagione; che il bar rinnovato accolga un numero crescente di tifosi. 

Che come il Novara ha inaugurato il nuovo sintetico con noi, la Pro Patria possa sfoggiare e vivere presto il suo.

Che il Tigrotto, quella mascotte che scalda il cuore, non manchi mai allo Speroni e si veda in ogni angolo della città dove un bimbo si illumina ancora all'idea di un pallone. Che all'inaugurazione di una mostra dedicata alla Pro Patria ci sia sempre un esponente della società, che a ogni manifestazione sportiva cittadina brillino pure i colori bianco e blu.

Ci vogliono pazienza, forza, capacità di superare anche l'amarezza che si prova inevitabilmente quando ci si sente soli. Ma l'unica via - quando si ama qualcosa, quando si investe di conseguenza - per superare la solitudine è andare a cercare gli altri. Lo racconta anche bene il torneo di oggi, quello dei ragazzi, che unisce le società cittadine, per uno scopo benefico. LEGGI QUI 

Marilena Lualdi


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