Vini e sensori. Monferrato e Olgiate Olona. Il filo che li unisce è la sconfinata passione di Tiziano Barea. L’industriale che ha creato la Btsr - straordinaria impresa di meccatronica alle porte di Busto Arsizio - ci accoglie nella Tenuta Montemagno all’inizio della vendemmia. Due aziende, una nel Bustese e l’altra nel cuore del Monferrato, ma entrambe prime per lui, assicura. E in entrambe, c’è una mentalità che passa da parole d’ordine come innovazione, sostenibilità e made in Italy. Anzi, c’è pure una terza attività familiare - Safe Riding, legata al mondo dei cavalli - e proprio qui nel cuore del Monferrato ne è sbocciata una quarta.
Il paesaggio tra storia e innovazione
Accanto a Tiziano Barea, c’è l’enologo Gianfranco Cordero. La vendemmia si avvia con il Sauvignon. Tra bianchi e rossi, vengono prodotte 13 etichette, sempre più apprezzate all’estero: avanti California, Giappone, Cina, Canada e altri Paesi ancora. C’è anche il Relais, che attira anche molti stranieri per immergersi nell’esperienza Monferrato.
«Tenuta Montemagno – osserva l’imprenditore – è un luogo che deve regalare delle emozioni, mi affascina ogni volta. Qui mi sembra di prendere la macchina del tempo e proiettarmi indietro di due, tre secoli». Ne è anche testimone silenziosa una fonte, che dovrebbe risalire al 1500: un’alleata preziosa, quando c’è bisogno di bagnare manualmente. Il problema dell’irrigazione, in futuro, si porrà con le sfide del cambiamento climatico.
La Btsr è stata fondata da Barea nel 1979. «Ho capito che dovevo creare prodotti che non esistevano» la spiegava così. Nell’incantevole panorama della tenuta, la prospettiva si capovolge grazie a quella macchina del tempo: qui i paesaggi raccontano invece di una tradizione che sembra esistere da sempre, radicata e ordinata dai secoli tra vini e castelli, boschi e noccioleti. Si innova, certo, ma non si rivoluziona. Si ha rispetto della natura, ma anche della propria capacità di andare oltre. Gli autoctoni sono il biglietto da visita della tenuta, dal Ruché al Grignolino – su cui si sa scardinare i pregiudizi liberandone la saggia potenza – arrivando al Timorasso, in cui si è creduto lontano dai colli tortonesi quando di questo vino si parlava ben poco, osserva l'imprenditore.
La crescita e la promessa
Ci ha messo tre anni, Tiziano Barea, a individuare il suo posto magico e da allora la nota sensoriale nascosta di ogni bottiglia è stata una promessa: «Quella di regalare emozioni con il nostro vino e questa terra».
Ma parliamo di un’azienda, appunto, e dove lavorano 30 persone tra cantina e accoglienza: «L’anno scorso siamo cresciuti del 30% e così dovrebbe avvenire quest’anno. Poi, certo, la sostenibilità è fondamentale alla Btsr come qui. Già dallo scorso anno abbiamo un impianto fotovoltaico, che compensa due terzi dei nostri consumi. Con i costi impazziti dell’energia, è stato importante: quasi un megawatt tra tutto».
E poi «massimo rispetto della natura e dei vini – precisa – bassissima percentuale dei solfiti, di cui indichiamo la percentuale in etichetta. Grande felicità e niente effetti collaterali, vini molto salubri e naturali».
Già, felicità è una parola che affiora ripetutamente alla tenuta: è nascosta anche nell’attività olgiatese, che fa ancora balenare - nonostante la sua crescita incredibile - quella scintilla iniziale. Quel sogno maturato in una cantina: vedi che c’era un segno premonitore. LEGGI QUI
Dagli scarti alla bellezza
E se la Barbera rivendica con orgoglio le viti più antiche, anche oltre ottant’anni, aggiunge una sorpresa, ovvero le bollicine. Ecco il Tm Brut Metodo Classico, 24 e 36 mesi, ottenuto da uve a bacca rossa e polpa bianca raccolte con vendemmia precoce, vinificate in rosa pallido.
Nulla va perduto ed è la filosofia che ha nutrito la nascita della quarta azienda per la famiglia, la moglie Laura cura infatti la parte amministrativa: quella della figlia Vanessa, Vigneul Natural Cosmetics. Così gli scarti della produzione del vino si impegnano a creare bellezza, spinti dal fascino di questo paradiso.
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