Era una missione impossibile, anche se lo spirito bustocco, quello imprenditoriale prima di tutto, pensava di metterla a segno. Laszlo Kubala invece indossò la maglia della Pro Patria solo in amichevoli e allenamenti e non poté realizzare il sogno del presidente Peppino Cerana. Diventerà una leggenda al Barcellona, ma intanto una tappa cruciale del suo cammino passò da Busto Arsizio. Dove gli nacque anche un figlio, che fu battezzato - testimonia il certificato - dal mitico monsignor Giuseppe Ravazzani.
Sembra insomma un intrigo internazionale, ma è una storia di umanità, quella che si intreccia con le vite e le vicissitudini di Stati e popoli. L'ha raccontata questa sera lo scrittore Alberto Brambilla, con il Panathlon club La Malpensa presieduto da Giovanni Castiglioni e l'assessorato allo sport guidato da Maurizio Artusa. Tra i presenti il presidente dell'Assb Cinzia Ghisellini, il consigliere comunale Gianluca Castiglioni, Andrea Fazzari per il Pro Patria Museum, giornalisti, appassionati di Pro Patria e di storia locale.
Anche se appunto la storia è molto europea, anche in omaggio al titolo di quest'anno per la Busto dello sport: attraversa Ungheria, Cecoslovacchia, Austria, Svizzera, approda in Italia e in particolare a Busto dove Cerana conta di avere Kubala in campo. Ma a causa della squalifica della Fifa dopo la sua fuga, dovrà fare invece solo comparse fuori gare ufficiali e si vedrà in giro per la città con la famiglia che cresce.
Sarà Barcellona il luogo che lo consacrerà per l'immenso giocatore che è, la leggenda. Ma tale è rimasto anche tra i tifosi di una volta a Busto, coloro che lo videro con la maglia però senza fare prodezze in campo, almeno durante le partite. Pronto però a piazzare il tiro sulla porta laddove gli chiedeva Cerana, per scommesse che servivano anche a dargli qualche soldo in più.
Il viaggio nella storia continua, a Sportivamente settimana prossima e poi il 15 ancora a Villa Calcaterra con Carlo Speroni. LEGGI QUI
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