Con “divario retributivo di genere” si intende la differenza nella retribuzione oraria media lorda tra uomini e donne a parità di ruolo e mansione.
Il “Gender Pay Gap”, come viene chiamato in inglese, rivela come ancora tutt’oggi l’essere umano sia influenzato dagli stereotipi riguardanti il sesso. Stando agli ultimi dati Eurostat del 2021, le donne lavoratrici in Europa guadagnano in media il 12,7% in meno rispetto agli uomini. Tuttavia, questa disparità varia da Paese a Paese, registrando nel 2021 percentuali elevate, come in Estonia (20,5%) e in Austria (18,8%), e percentuali più ridotte, per esempio in Italia (5%) e in Romania (3,6%). Al fine di contrastare questa discriminazione, il 30 marzo scorso il Parlamento europeo ha approvato, con 427 voti favorevoli, 79 contrari e 76 astensioni, la nuova legislazione sul divario retributivo di genere.
La legislazione è stata accolta dal Consiglio europeo il 24 aprile e verrà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea dopo venti giorni a partire da questa data. Successivamente gli Stati membri dell’UE avranno tre anni di tempo per includere le nuove norme nella propria legislazione.
Le nuove norme vietano il segreto salariale e stabiliscono l’obbligo di trasparenza:
- i datori di lavoro avranno il dovere di fornire ai candidati di un posto lavorativo le informazioni riguardo la retribuzione iniziale prima del colloquio di lavoro e riguardo i livelli medi salariali delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore;
- i lavoratori e le lavoratrici avranno la possibilità di accedere ai criteri con i quali vengono stabiliti gli aumenti di stipendio e la progressione della carriera, criteri che dovranno essere neutri e oggettivi, quindi indipendenti dal genere.
Le aziende con più di 250 dipendenti dovranno comunicare annualmente all’autorità nazionale competente il divario di genere all’interno dell’ambiente lavorativo, mentre per le aziende più piccole ciò dovrà avvenire ogni tre anni.
I datori di lavoro saranno costretti a fornire delle informazioni nel caso in cui il divario fosse superiore al 5% e non fosse giustificabile da criteri oggettivi e neutri.
I lavoratori e lavoratrici vittime di discriminazione salariale potranno inoltre ottenere un risarcimento e i datori di lavoro avranno il dovere di dimostrare di non aver violato le norme europee.