Salvatore Romania: un emblema della danza, un esempio per i giovani ballerini. Ecco perché il Liceo Coreutico Pina Bausch di Busto Arsizio ha deciso di invitarlo - per continuare gli incontri con gli artisti - per una conferenza e un laboratorio di Pcto, ovvero i Percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento.
Accompagnato da Laura Odierna, venerdì 24 marzo il coreografo della compagnia Petranuradanza ha raccontato la sua storia. Una storia strana per un ballerino: non è cresciuto fin da bambino tra lezioni alla sbarra e scarpette. Si è avvicinato alla danza quando aveva già 17 anni, e non al balletto classico, ma alla break dance.
Un inizio peculiare, unico. E proprio per questo un invito a osare, a seguire i propri sogni e ad avere il coraggio di cambiare.
Cambiare, sperimentare. Ecco che cosa piace a Salvatore Romania, che non si accontenta di ripetere i passi di danza o di farli eseguire ai ballerini. Lui li vuole reinterpretare, proponendoli in una chiave differente.
«Oltre alla tecnica - afferma - in un ballerino cerco la capacità carismatica, perché i passi in quanto linguaggio si imparano, ma serve anche la capacità di trasfigurarli, di trasformarli, per un dialogo diretto tra danzatore e coreografo».
Come ballerino e coreografo si è accorto che essere bravi è l’inizio del percorso, ma non basta. Servono tante altre abilità, come il saper trasmettere le emozioni, la capacità di cambiare i propri movimenti e l’espressione, la forza di non rinunciare, ma di perseverare e riprovare.
Ma soprattutto, è necessario avere coscienza del corpo e amare la propria fisicità per renderla armonica nello spazio.
Con una metafora, ha spiegato ai ragazzi che è importante prendersi cura del fisico: «Il corpo è il mio strumento, e come un violino deve sempre essere accordato».
Il fisico non deve essere un ostacolo, ma un mezzo per raggiungere i propri obiettivi: ecco perché ha invitato ai ragazzi a provare tutte le audizioni. Secondo lui, infatti, non esiste un canone estetico preciso per essere ballerini.
L’importante, per lui, è la capacità di reinterpretare, di emozionare e di reinventarsi sempre.
Questa è esattamente la sua filosofia, e il cambiamento ha guidato la sua vita: dall’essere ballerino di break dance è passato allo studio della danza classica e contemporanea, per poi diventare coreografo.
Questa scelta è stata dettata dalla sua passione per il creare: «Mi è sempre piaciuto creare, non necessariamente per esporre quello che facevo. Creare è una cosa mia, mi piace perché perdo il senso del tempo, e questo mi fa stare bene». E creare è proprio ciò che ha fatto dopo la conferenza, con i ragazzi del triennio: nella sala di danza ha tenuto un laboratorio nell’ambito del PCTO.