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Busto Arsizio | 18 gennaio 2023, 12:54

Fiore e il comitato No Inceneritore tornano a chiedere con urgenza l’indagine epidemiologica

«Risposte ed azioni rapide». Le chiede il comitato “No Inceneritore” di Busto a proposito dell’indagine epidemiologica. «Urgente e doveroso fare una fotografia dello stato di salute della popolazione», aggiunge Emanuele Fiore, tra i fondatori dello stesso comitato ma anche consigliere comunale tra le fila del gruppo di opposizione Popolo, Riforme e Libertà

Fiore e il comitato No Inceneritore tornano a chiedere con urgenza l’indagine epidemiologica

«Risposte ed azioni rapide». Le chiede il comitato “No Inceneritore” di Busto Arsizio, che si batte per la chiusura dell’impianto di Borsano, a proposito dell’indagine epidemiologica. «Urgente e doveroso fare una fotografia dello stato di salute della popolazione», aggiunge Emanuele Fiore, tra i fondatori dello stesso comitato ma anche consigliere comunale tra le fila del gruppo di opposizione Popolo, Riforme e Libertà.

«Purtroppo devo constatare che effettivamente la salute non è ai primi posti nei pensieri della nostra amministrazione – afferma Fiore –. Dopo aver presentato la mozione urgente sull’indagine epidemiologica, è vero che c'è stata una pronta risposta nel convocare la commissione prima del consiglio comunale, ma poi nel consiglio di dicembre era solo al punto 19. Ora mi aspetto che nella seduta di gennaio venga data la massima priorità a questa mozione, che il consiglio comunale si allinei al voto in commissione e quindi che sindaco, giunta e Neutalia (che in commissione si era detta pronta a collaborare), si attivino immediatamente per dare avvio al completamento dell'indagine».

Anche perché, prosegue il consigliere comunale, «siamo una delle città più inquinate d'Europa e d'Italia: noi lo abbiamo sempre ricordato e finalmente lo ammettono anche i vertici Agesp, nelle dichiarazioni fine anno. In una città con questo livello di inquinamento, con 50 anni di incenerimento alle spalle, con un traffico di camion che vanno all'inceneritore già incrementato del 30% passando da 123 a 180 al giorno (fonte Neutalia in risposta al consigliere Brunini di Magnago), con una prospettiva di convivenza con il termovalorizzatore almeno per altri 25 anni (per non dire a vita), è quanto mai urgente e doveroso fare una fotografia dello stato di salute della popolazione».

Anche il comitato No Inceneritore evidenzia che «sono orami trascorsi sette mesi da quando, nel luglio scorso, è stata presa in considerazione la ferma richiesta di Emanuele Fiore al sindaco di Busto Arsizio: richiesta di effettuare al più presto una ampia, seria e dettagliata analisi epidemiologica sugli effetti sulla salute della cittadinanza che abita nelle zone di ricaduta dei fumi dell'inceneritore borsanese».

I tempi però «si sono notevolmente allungati, nonostante l’invio di ulteriore materiale che, sempre a firma dell’epidemiologo Paolo Crosignani, il comitato No Inceneritore ha fornito per perorare la sapiente e positiva scelta dell’amministrazione comunale di mettere la salute al centro dell’interesse pubblico. 

Nel frattempo – prosegue la nota del comitato – l’attività dell’inceneritore ha continuato inesorabile ed imperturbabile il suo percorso: è stata fatta ripartire la seconda turbina – che era stata danneggiata dall'ormai dimenticato incendio del 2020 (non coperto da assicurazione) e che aveva pesantemente messo alle corde la SpA Accam; nel frattempo Accam ha chiuso scaricando tutti i suoi debiti sul groppone di Neutalia srl, dove Agesp spa e dunque Busto Arsizio è socio al 33%. È stata poi costituita un'ATI (Associazione Temporanea di Imprese) che comprende Agesp Energia srl, Neutalia srl, Amga spa per ottenere finanziamenti ultramilionari dal Pnrr per il collegamento del teleriscaldamento bustocco e legnanese all'inceneritore. Pur trattandosi di aziende e danaro pubblico sono pochi i documenti messi a conoscenza ma appaiono chiare le difficoltà di Agesp Energia il cui bilancio al 31.12.2021 mostra pesanti perdite, e la situazione economica al giugno 2022 non mostra miglioramenti sostanziali».

Oltre a questi aspetti, «ci troviamo invece di fronte ad una incomprensibile rilassatezza nell'organizzarsi per avviare una dettagliata e completa indagine epidemiologica per rilevare se il passato di 50 anni di Accam e di incenerimento non abbia prodotto e continui a produrre danni così gravi alla salute dei cittadini, tali da non consentirne il proseguimento dell'attività, seppur con tecnologie migliorate, e con enormi investimenti pubblici. Una attività di così cruciale interesse per la salute pubblica dovrebbe sempre precedere (e non seguire) scelte cruciali in cui ingenti capitali pubblici sono e saranno investiti. Ecco perché il Comitato No Inceneritore si aspetta risposte ed azioni rapide, che onorino gli impegni promessi sette mesi fa».

Redazione

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