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Politica | 16 settembre 2022, 18:00

Candiani: «Votare Lega significa autonomia e priorità agli italiani»

Autonomia, certo, «ma accompagnata dalla responsabilità». Semplificazione degli oneri amministrativi e burocratici. E poi ovviamente la sicurezza. Sono queste alcune delle priorità del programma della Lega indicate dal senatore Stefano Candiani, candidato alla Camera nel collegio uninominale di Busto Arsizio

Candiani: «Votare Lega significa autonomia e priorità agli italiani»

Autonomia, certo, «ma accompagnata dalla responsabilità». Semplificazione degli oneri amministrativi e burocratici. E poi ovviamente la sicurezza. Sono queste alcune delle priorità del programma della Lega indicate dal senatore Stefano Candiani, candidato alla Camera nel collegio uninominale di Busto Arsizio.

Dopo i primi passi in politica a Tradate, dove è stato anche sindaco, Candiani approda in Parlamento nel 2013. E nel primo governo Conte diventa sottosegretario all’Interno.

Dal palco di Varese, poco prima dell’arrivo di Salvini, lei ha detto alla piazza: «Riusciremo ad avere l’autonomia perché serve alla nostra gente». Questo continua a essere un tema centrale per la Lega?
«Se è vero che questa è un’istanza che trova conferma in un referendum propositivo fatto in Lombardia e in Veneto, è altrettanto vero e certo che questa, tanto più in una stagione di riforme come quella attuale, sia la chiave di volta per ristrutturare il rapporto tra cittadini e Stato.

Abbiamo un’esperienza in Italia di autonomismo regionale con buone e con cattive pratiche. Penso al Trentino e al Friuli, regioni tra le più virtuose, mentre altre arrancano pur avendo l’autonomia.

La responsabilità che comporta l’autonomia, che deve essere completata e attuata, per noi è la strada da seguire. In sostanza: ti do risorse, ti do le regole per poterle utilizzare in autonomia, poi ne devi rispondere.
Assieme alla parola autonomia ci deve essere la parola responsabilità».

Lei ha evidenziato in questa campagna elettorale che il nostro territorio soffre più di altri le attuali difficoltà economiche. Che cosa si può fare?
«Partiamo ad esempio dalla flat tax. Il termine viene tradotto con “tassa piatta” ed è estremamente riduttivo. Lì dentro ci sono semplificazioni degli oneri legati agli adempimenti fiscali. Lo stesso concetto è da applicarsi in un territorio al confine con la Svizzera per tutti gli oneri amministrativi e burocratici. È evidente che nel confronto tra noi e il Canton Ticino, noi abbiamo una mano legata dalla burocrazia e da un modo di interpretare l’amministrazione che in Svizzera è invece molto più fluido e snello.

Quello che serve al nostro territorio e all’Italia intera è una semplificazione normativa. Dal meccanismo fiscale fino a quello autorizzativo. E quindi una zona economica speciale, ovvero zone logistiche speciali come intorno a Malpensa.
Ne sono state attivate nove nel corso dell’ultimo anno e mezzo, tutte nel Sud Italia e con adesione dell’Unione Europea a questi progetti. Ecco, è ora che venga riconosciuta la peculiarità anche di questi territori».

Quali temi di cui si è occupato nella sua esperienza parlamentare le sono particolarmente cari?
«Ho appena incontrato Confagricoltura, con cui a partire dal 2013 ho iniziato un lavoro, che poi si è esteso alle altre sigle di categoria, per l’agricoltura prealpina. Cercando anche qui di riuscire a ottenere delle norme specifiche. L’abbiamo fatto al 90 per cento, mancano i decreti attuativi. Parlo anche in questo caso di burocrazia: c’è una difficoltà per i nostri agricoltori ad accedere ai contributi europei. Abbiamo introdotto delle regole che vogliamo vengano applicate fino in fondo che consentono di avere una semplificazione degli oneri amministrativi e burocratici.

Poi mi sono occupato come sottosegretario all’Interno – lavoro che era giunto al 70 per cento, fino alla caduta del governo Conte – della riforma degli enti locali. Quindi la ristrutturazione di Comune, Provincia, Regione e Stato. Le cose fatte non sono complete e c’è la volontà di proseguire, al netto della situazione congiunturale che stiamo vivendo, col problema dell’energia e dei costi delle materie prime, che oggi si prende una grande fetta delle azioni politiche».

Parlando di temi, la sicurezza rimane una priorità per la Lega.
«Certo. Partendo dal presupposto che non c’è sicurezza se non c’è certezza della pena. Non occorrono leggi speciali, ma bisogna tornare ad applicare i decreti sicurezza che erano stati fatti con Salvini ministro e parallelamente una riforma del sistema giudiziario che consenta ai cittadini di poter contare su una giustizia veloce, che quando trova un colpevole gli fa pagare il conto e quando trova una persona che ha subito un danno ne dà ristoro.

Servono quindi azioni mirate e specifiche sulla sicurezza urbana, una seria azione di contrasto dell’immigrazione clandestina e bisogna far valere le regole».

Lei intervenne in Aula nella seduta che di fatto mise fine al governo Draghi. Che giudizio dà, dal punto di vista della Lega, di questa esperienza?
«Un’esperienza che nasce in una situazione emergenziale. Noi non abbiamo aderito per ampia condivisione politica con le altre forze, come Pd e 5 Stelle. Abbiamo raccolto l’appello del presidente della Repubblica a impegnarci per consentire al paese di uscire dall’emergenza.

Questa esperienza è mutata velocemente più ci si avvicinava all’uscita dalla crisi pandemica. Abbiamo subìto costantemente sia l’instabilità dei 5 Stelle, che ha avuto il suo culmine con la scissione di Di Maio, sia le azioni di destabilizzazione del Pd, che ha cercato di imporre temi che nulla c’entravano con la crisi economico-pandemica. Mi riferisco allo Ius Soli o alla liberalizzazione delle droghe. Tutto questo ha reso traballante quell’esperienza, andando a rovinare una disponibilità data sia da noi sia da Draghi che era finalizzata alla stabilità del Paese. Ben venga che si vada velocemente al voto: in questo modo ci sarà un punto di chiarezza, con un governo frutto della maggioranza che uscirà dalle urne».

Con quali sensazioni torna a Pontida dopo due anni di pausa forzata?
«Ci si va con l’aspettativa del confronto e con la grande ambizione di avere una spinta ulteriore per la scadenza elettorale del 25 settembre. Il pratone di Pontida è carico di simboli, da quella realtà la Lega ha sempre tratto grande forza. Torniamo non solo con lo spirito di ritrovare gente che si era persa di vista, ma anche con la consapevolezza che la scadenza di settimana prossima necessita della massima mobilitazione».

Perché un cittadino del Varesotto dovrebbe continuare a dare fiducia alla Lega oppure farlo per la prima volta?
«Perché abbiamo sempre portato avanti gli impegni che ci siamo presi. Anche quando erano scomodi. Andare al governo col Pd o i 5 Stelle per cambiare il Paese è meno comodo che stare all’opposizione e continuare a ululare alla Luna. Noi facciamo delle scelte che tengono conto delle difficoltà del Paese. La responsabilità ci ha sempre contraddistinto. Lo dimostra l’esempio di Salvini che, da ministro dell’Interno, fa degli atti coerenti con il mandato popolare ricevuto, fino ad arrivare in tribunale.

Votare la Lega significa attuazione dell’autonomia e una presa di responsabilità su semplificazione e riorganizzazione dello Stato e sulla certezza che contano prima gli italiani, prima i lombardi, e poi viene il resto. Senza mancare di considerazione per nessuno, ma avendo chiara una scala di priorità che deve governare le scelte politiche».

I.P.E.

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