Anche gli habitué da Busto Arsizio - quelli che hanno già visto o conoscono a menadito gli scorci e la storia di Crespi d'Adda, fondato dall'imprenditore tessile bustocco Cristoforo Benigno Crespi a fine Ottocento - si sentono per un attimo tramortiti, quando scorgono il santuario di Santa Maria nel villaggio bergamasco patrimonio Unesco. Il loro santuario a un'ora di auto.
Familiarità da destare
Una familiarità che svela tanto eppure mai abbastanza, come quando si ascoltavano i racconti di Francesco Bonfanti: una volta appagata una curiosità, ne sollecitavano subito un'altra. Si ascoltano, quei racconti, perché risuonano in "Viaggio nel sogno del borgo operaio", l'evento organizzato durante questo weekend LEGGI QUI e inaugurato ieri. Un momento magico, tre mostre e un progetto creativo in nome e memoria del "Bonfa" con cui si vuole fare rete e diffondere la bellezza profonda, rigeneratrice, di Crespi d'Adda: è la storia che offre un messaggio al futuro e chiede di prendersi cura di ciascuna persona, in armonia con la natura.
Con un sogno: quello di portare questo evento fuori, a partire dalla stessa Busto Arsizio. Ieri l'ha suggellato anche la maglia della Pro Patria, di cui Francesco era viscerale sostenitore, quella dei playoff che lui non ha potuto vedere lo scorso anno: su quella maglia, alcuni amici hanno scritto anche il suo nome per farlo scendere in campo con i tigrotti. La prende la moglie Rosella, la apre e scorrono colori e ricordi. Accanto a lei, un tifoso dal cuore immenso, Marco Grecchi: sarà lui a ritirare la targa che vuole ringraziare i sostenitori biancoblù e l'associazione 100 anni di Pro, attenta a ricordare Francesco, un esempio di solidarietà e passione sportiva. E culturale, anzi ancora prima umana.
La giornata di ieri al centro visitatori di Crespi, presentata dall'amico Mimmo Donati, mostra un bell'esempio di squadra. Amministrazioni diverse, che tuttavia hanno capito di dover lavorare insieme, anche per questo villaggio che è nel cuore di tutti in provincia di Bergamo, e non solo.
A proposito, QUI si può aiutare Crespi d'Adda a diventare luogo del cuore del Fai. Può contribuire la stessa Busto, con pochi clic e venendo a conoscere quei Crespi che hanno plasmato qualcosa di unico. Qualcosa che Francesco, sapeva cantare.
Scritti e sentiti
Ad aiutare Donati e la famiglia di Bonfanti nella realizzazione di questa mostra, c'è un'altra bustocca, l'insegnante Alessandra Colombo.
Francesco è una figura che ha lasciato il segno in chi l'ha conosciuto. Anche virtualmente: anche in un caffè "mai preso", come si racconta in una delle mostre nel centro, quella del fotografo che esplora il cimitero di Crespi d'Adda. In vita e in morte qui esiste un ordine, che genera riflessioni. Si fa largo con discrezione una storia che cammina, anzi corre. Pensiamo a Silvio, figlio del fondatore, che riesce a guardare avanti con una lucidità sorprendente, imprenditore, inventore - con fior di brevetti riconosciuti - politico. I primi scioperi arrivano e le contestazioni non lo risparmieranno, eppure quante novità - anche a favore dei lavoratori - studia e attua.
Ci sono le luci, come il buio che comincia ad avanzare, fino alla scomparsa della fabbrica tessile. Ma non di Crespi, che resta come gentile monito, e la voce di Francesco accarezza il villaggio con la sua magia capace di sfidare, il tempo anzi rafforzarsi. Le sue frasi sono protagoniste nel filmato multimediale di Giacomo Bucci. Non per piangere un amico, come sottolinea Mimmo Donati, ma per riviverle insieme.
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Così gli amministratori locali concordano nel dover fare rete per far sì che il messaggio di Crespi d'Adda sia sempre esplorato, diffuso, trasportato nel tempo.
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Fare squadra, un concetto che Francesco aveva chiarissimo in mente, quand'era allo Speroni come quando si trovava nel suo villaggio, magari proprio accogliendo visitatori bustocchi in casa e preparando pietanze con i prodotti del suo orto.
Anche Busto Arsizio può far parte di quella squadra e un passo potrebbe essere proprio accogliere questo evento: perché è inutile nasconderselo, tanti bustocchi non hanno idea di questa magia e mai hanno messo piede a Crespi d'Adda. Un vero peccato. Rafforzare il legame sarebbe un omaggio agli imprenditori di Busto e alle visioni anticipatrici che hanno avuto sulla storia, anche oltre confine cittadino e non solo. Come all'amicizia, alla passione per la cultura e persino alla Pro Patria. Pro Patria di cui il poeta di un villaggio operaio fondato da bustocchi in provincia di Bergamo ha saputo prendersi cura con una coerenza e una devozione che dovrebbe essere di ispirazione in tempi così sofferti per il simbolo calcistico di Busto.