Introduzione. La manifestazione per il XXV Aprile a Gallarate arriva al momento dei discorsi. Quello di Maia Chirea, studentessa della terza E al liceo Scientifico. Del sindaco, Andrea Cassani, e dell’oratore ufficiale, Ilaria Enrica Mascella, per Anpi. Ma Michele Mascella, presidente locale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, introduce e fa presente: la pietra d’inciampo appena posizionata in ricordo di Vittorio Arconti, nella notte, è stata imbrattata (foto 1 e 2 in fondo all'articolo).
Svolgimento e sopralluogo. A imbrattare la pietra, all’angolo tra via Mameli e via Curioni, un simbolo indecifrabile, bluastro. Voleva essere una svastica? Difficile a dirsi, è stato tracciato da mano incerta e tremolante. Ma a poca distanza, sul muro retrostante, una svastica c’è (foto 3 in fondo). Stesso colore. Prosecuzione nella via intitolata ad Angelo Pegoraro. Partigiano, morto giovanissimo. Messaggio ben visibile a quanti percorrono la strada in direzione centro: “25 aprile festa del vile” (foto 4 in fondo). Come se l’anonimato dell’autore, o degli autori, fosse un atto coraggioso. Come se nascondersi per insultare, per vilipendere persone e storie, conferisse dignità.
Epilogo. Il primo cittadino Andrea Cassani: «Non ero a conoscenza di questi fatti. Ci impegniamo a ripulire. Quello che è successo non è giusto». Reazione generale immediata, in particolare del Partito Democratico, accorso all’angolo tra via Mameli e via Curioni: foto di gruppo e rimozione rapida della macchia («…con Amuchina antifascista»), almeno a eliminare le tracce di colore dalla pietra che ricorda Vittorio Arconti (Foto 5 in fondo). Istituzioni, realtà politiche, associazioni, cittadini ci mettono la faccia. Alla faccia, è il caso di dirlo, di chi si rintana nell'anonimato.