In piazza a Busto Arsizio per raccogliere le firme per l'elezione diretta del presidente della Repubblica, ma la guerra non può che concentrare gran parte delle riflessioni per Carlo Fidanza. Tanto più dopo l'intenso confronto in consiglio comunale ieri sera (LEGGI QUI). Il capodelegazione di FdI al Parlamento Europeo oggi pomeriggio è in piazza San Giovanni con il Circolo cittadino, guidato da Massimiliano Nardi. A dargli il benvenuto anche il sindaco Emanuele Antonelli, che Fidanza ha indicato come «eccellenza di buon governo di Fratelli d'Italia in Lombardia».
È il momento giusto per una raccolta firme legata al presidenzialismo, con quello che sta accadendo? «L'abbiamo iniziata prima - premette Fidanza - Queste raccolte hanno tempistiche precise. È chiaro che la guerra sta concentrando tutte le attenzioni, com'è giusto che sia. Nel frattempo abbiamo avviato una raccolta firme online per l'abolizione definitiva del Green Pass».
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Lo sguardo dunque non può che posarsi sul conflitto: «Ci sono due nazioni in guerra di cui una ha aggredito l'altra. E noi possiamo dirlo, in passato abbiamo anche evidenziato alcune azioni positive dei russi, come l'intervento in Siria che ha portato alla sconfitta militare dell'Isis».
Le sanzioni sono l'unica strada, per evitare un'escalation, ma - prosegue Fidanza - non bisogna dimenticare che «fanno male a chi le subisce come a chi le applica. Ecco perché vogliamo che l'Unione europea si doti di un fondo come è successo con la Brexit, per aiutare i Paesi che vivono le maggiori conseguenze negative. Per due anni ci hanno detto che il Covid era come una guerra, ora c'è quella vera, con le armi e i civili sotto le bombe. Bisogna avere lo stesso atteggiamento».
Ovvero dare una flessibilità alle nazioni, non la rigidità delle vecchie regole di bilancio. Questo per venire incontro alle imprese e alle famiglie, provate dalla situazione che si crea con il caro energia: «E intanto invertire rapidamente politiche come quella del gas, per cui oggi siamo dipendenti per il 94% tra la burocrazia e la politica del no».