Dall’incontro pubblico promosso lunedì sera al Museo del Tessile dalla Sinistra Chiara per Busto emerge un doppio “no”, rivolto all’ospedale unico e alla riforma della sanità lombarda.
Sul secondo aspetto si è concentrato Vittorio Agnoletto: il medico e professore universitario ha criticato con decisione la gestione della pandemia da parte della Regione, per poi concentrarsi sul servizio di accreditamento dei privati. I quali «vogliono guadagnare, come permesso dalla legge, e scelgono dove investire sulla sanità».
«La pandemia si può battere solo e unicamente sul territorio – ha affermato –. In ospedale si può salvare una vita umana. Se l’impatto arriva tutto sull’ospedale è troppo tardi». Secondo Agnoletto «la Regione aveva un’opportunità unica, dovendo modificare la legge sulla sanità che aveva dimostrato di non funzionare. Inoltre c’erano a disposizione i fondi del Pnrr. Ma si è persistito con gli errori precedenti ed è stato ulteriormente aumentato il peso delle strutture private».
Agnoletto ha contestato la possibilità che «case e ospedali di comunità possano essere gestiti anche dai privati».
Marco Caldiroli, presidente di Medicina Democratica, ha osservato come accreditamento e aziendalizzazione abbiano «portato a sbilanciare la sanità verso il privato». Guardando avanti, ha aggiunto che «ora la battaglia si sposta sui territori dove si devono realizzare le case della salute. Queste devono essere riempite di contenuti e non diventare dei semplici poliambulatori. Occorre aiutare le realtà a capire quali sono gli obiettivi legati alla salute nel territorio, affinché si possa chiedere alle istituzioni di ottenerli in strutture all’altezza della situazione. Imparando qualcosa dalla lezione della pandemia».
L’incontro, moderato da Chiara Guzzo, già candidata sindaco della Sinistra Chiara, si è poi focalizzato sul nuovo nosocomio di Busto e Gallarate. «Siamo contro una sanità sempre più concentrata negli ospedali – ha sottolineato Walter Mason del Comitato per la Salute del Varesotto –. L’aumento delle malattie croniche richiede non cure acute, ma una rete territoriale dei servizi. Il primo obiettivo deve essere concentrare le risorse per sviluppare questa rete». Il comitato ha anche insistito sulla «necessità di mantenere la presenza di due pronto soccorso».
E ancora: perché «distruggere uno spazio verde in una realtà che ha il problema del consumo di suolo? – ha domandato Mason –. Non è possibile un compromesso tra quello che c’è e quello che vogliono realizzare? Recuperare l’esistente per risparmiare risorse e territorio: questa per noi è la sfida».
L’architetto Giovanni Ferrario si è invece concentrato sulla zona dove è prevista l’edificazione della struttura, osservando che sarà necessario «cancellare un’area verde e prevedere lavori di tipo viabilistico impattanti». Altre zone - l’architetto ha citato quelle di MalpensaFiere e del casermone di Gallarate - «avrebbero problematiche simili, ma si escluderebbe quella del consumo di suolo». «Non sono contrario – ha poi aggiunto – a rinnovare o ampliare le attuali strutture nei sedimi esistenti, cosa che a Busto sarebbe possibile. Una caratteristica fondamentale dei due ospedali è però un rapporto diretto con la città. Sono accessibili non solo con veicoli privati, ma anche con mezzi pubblici o a piedi. Sono utilizzabili da chiunque, a partire dall’anziano».
La serata si è conclusa con gli interventi degli esponenti di alcune realtà che hanno aderito all'iniziativa. La Sinistra Chiara si è impegnata a creare una rete che porti «le nostre opinioni nei tavoli dove vengono prese le decisioni in quanto cittadini e fruitori dei servizi presenti sul territorio».
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