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Economia | 24 febbraio 2022, 14:48

Le parole chiave dell'economia varesotta di Confartigianato per il 2022: estero, innovazione e competenze

L'associazione ha presentato stamattina alcuni dati provinciali su export, che segna un +7,7%, sull'occupazione, con alcune figure che continuano ad essere introvabili. Galli: «Pesano e preoccupano la difficoltà di reperimento delle materie prime e l'insostenibilità assoluta dei costi energetici». Le figure professionali più richieste

Le parole chiave dell'economia varesotta di Confartigianato per il 2022: estero, innovazione e competenze

«Estero, innovazione, competenze ed employer branding sono le parole chiave di questo 2022, ed è bene che le aziende comprendano di dover lavorare il prima possibile su tutti i fronti»: così il presidente di Confartigianato Varese, Davide Galli, riassume i dati chiave dell’Osservatorio “Imprese, startup, lavoro, export, credito e connettività” realizzato da Confartigianato Lombardia per l’associazione di viale Milano.

Il leader degli artigiani varesini ha tracciato una panoramica dell'attuale situazione economica della nostra provincia. 

«Sulla forte crescita, anche a livello occupazionale, del settore costruzioni ha giocato sicuramente un ruolo fondamentale il Superbonus 110% che è uno strumento valido - ha detto Galli - ricordiamo che quello edilizio era uno dei comparti più in crisi e che oggi invece sta facendo da traino».

Sull'automotive e l'elettrico, il presidente di Confartigianato Varese, invita ad una riflessione seria. «Bisogna guardare al lungo periodo - ha sottolineato - puntare solo sull'elettrico è un errore anche perché non siamo pronti».

Sul contesto economico del Varesotto pesano e preoccupano due fattori in particolare e uno riguarda proprio da vicino l'automotive, ovvero le difficoltà enormi di reperimento delle materie prime, senza ovviamente contare la crisi energetica. «Da un lato le aziende non sono in grado di far fronte a una domanda che resta forte - ha dichiarato Galli - dall'altro devono affrontare costi assolutamente insostenibili».

Terzo elemento dirimente quello occupazione; in provincia di Varese si continua a fare molta fatica a trovare personale qualificato. 

«Nel nord del Varesotto continua la fuga di professionalità verso la Svizzera - ha osservato il presidente di Confartigianato - le iscrizioni agli Its continuano ad essere insufficienti anche se qualche segnale incoraggiante inizia a vedersi».

Nei primi nove mesi del 2021 l’export di prodotti manifatturieri, a dispetto delle limitazioni Covid, in provincia di Varese ha segnato un +7,7% rispetto allo stesso periodo del 2019, un risultato migliore della della media lombarda, ferma al 5,2%.

Hanno trainato più di altri l’economia del territorio i prodotti farmaceutici di base e i preparati farmaceutici (+60,3%), gli articoli in pelle (escluso abbigliamento) (+58,3%), i computer e i prodotti di elettronica e ottica; gli apparecchi elettromedicali di misurazione e gli orologi (+34,2%), le bevande (+32,7%), gli articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia) (+25,5%), i prodotti chimici (+13,1%). A questi, per caratteristica del territorio, seguono i prodotti in metallo, le apparecchiature elettriche, la carta e derivati e gli articoli in gomma plastica. 

Tornado al mercato del lavoro, le figure professionali per cui è previsto un maggior numero di ingressi sono: personale non qualificato nei servizi di pulizia e in altri servizi alle persone (750), personale di amministrazione, di segreteria e dei servizi generali (640), tecnici delle vendite, del marketing e della distribuzione commerciale (510), tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione (500), cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici (460), operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche (440).

Distinguendo le imprese per dimensione si osserva che il 58,3% delle entrate sono previste in micro e piccole imprese con meno di 50 addetti. Mentre, rispetto allo stesso periodo pre-pandemia, si registra una crescita delle entrate preventivate, del 7,4%, per le imprese con oltre 250 dipendenti e dello 0,5%, per quelle con 1-49 dipendenti.

I più difficili da assumere per le imprese varesine sono gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche (77%), gli operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici (67,2%), i tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione (63,2%), i tecnici della sanità, dei servizi sociali e dell'istruzione (62,5%), i conduttori di mezzi di trasporto (55,9%), gli operatori della cura estetica (51,8%), i farmacisti, i biologi e gli altri specialisti delle scienze della vita (51,7%), i cuochi, camerieri e gli altri professionisti dei servizi turistici (51,5%) e gli operai nelle attività metalmeccaniche (51,5%).

«È evidente che permane un mismatch occupazionale importante, ormai quasi cronico - ha aggiunto Galli, annunciando che verrà fatta una campagna di informazione e conoscenza mirata «affinché gli imprenditori si mettano a disposizione degli studenti, li accolgano nelle proprie aziende e sappiamo sostenerli nel percorso formativo: non possiamo chiedere sacrifici e investimenti sul lavoro ai soli giovani, è indispensabile che ciascuno faccia la propria parte ed è necessario farla da subito».

In parallelo le aziende dovranno imparare a fare employer branding, ovvero dovranno far percepire sé stesse come luogo di lavoro ideale al quale affidarsi per un periodo di tempo lungo grazie al tasso di benessere e di soddisfazione in grado di assicurare ai dipendenti.

«Per questo motivo è indispensabile che anche le Pmi investano su sé stesse, sul proprio sviluppo, sull’innovazione digitale e green, affinché diventino luoghi di lavoro attrattivi per le figure professionali altamente specializzate delle quali hanno grandissimo bisogno». L’alternativa è il progressivo invecchiamento del corpo aziendale e un inevitabile depauperamento ostativo della crescita. «Una deriva che non possiamo permetterci se non pagando un prezzo altissimo alla crescita e al benessere dell’intero territorio» ha concluso Galli.

Matteo Fontana

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