Riproponiamo con piacere le riflessioni del Professor Giorgio Cortolillo sull'accrescimento e sull'accorciamento delle parole della Lingua Italiana. Servono per... riflettere a nostra volta.
Si legge: "vidi uscir dall'alto e scender giue, due Angeli" (Dante Alighieri) - giue per giù
"Vostro gentile sdegno forse ch'allor mia indignitate offende" (Francesco Petrarca) - indignitate per indignità
"David qui se stesso dava al fier Saulle" (Vittorio Alfieri) - Saulle per Saul
"Ecco tutta di Sionne si commosse la pendice" (Alessandro Manzoni) - Sionne per Sion
"Or tu chi se' che il nostro fummo fendi. E di noi parli pur come se tue. Partissi ancor lo tempo per calendi? (Dante Alighieri) - tue per tu
La "paragòge" della d eufonica (o dal buon senso) è l'aggiunta della consonante d alle parolette: a e o che divengono ad ed od per essere usate a norma di grammatica davanti a vocale. In particolare, la paragòge della d eufonica è facoltativa, ma largamente usata nell'incontro di due parole, di cui la prima sia la preposizione semplice "a" o la congiunzione "e" e la seconda cominci per vocale identica, come nelle espressioni, "ad arrivare" invece di "a arrivare" - ed Enoch invece di e Enoch. Esempi: "ma si fecero le nove prima che cominciassero ad arrivare" (Leonardo Sciascia) - "sarà allora che Dio dovrà mandare i suoi servi, Elia ed Enoch" (Umberto Eco).
La paragòge della "d eufonica" è obbligatoria nella preposizione semplice "a" e nella congiunzione "e" seguite dai monosillabi identici "a" ed "e" ...pertanto si scrive e si dice "lo scolaro copia le lettere alfabetiche da z ad a - l'infinito verbale "dire" contiene le vocali i ed e.
La paragòge della "d eufonica" è facoltativa, ma poco comune, nell'incontro di due parole, di cui quella antecedente sia la congiunzione disgiuntiva "o" e quella conseguente cominci per vocale identica (o, soprattutto, diversa). Perciò si consiglia di dire, senza l'uso della paragòge "lavoro o ozio ecco un'alternativa per l'uomo" e non "lavoro od ozio: ecco l'alternativa per l'uomo" - la paragòge della "d eufonica" è obbligatoria nella congiunzione disgiuntiva "o" seguita dal monosillabo vocalico "o" - "la tangente dovrebbe toccare, secondo il testo del problema, il punto N od O - paragòge facoltativa (d eufonica) sconsigliata nell'incontro della preposizione semplice "a" o della congiunzione "e" con una parola che cominci per vocale diversa. E' preferibile scrivere e dire "è anche" anziché "ed anche" come fa lo scrittore Carlo Cassola "gli occhiali cerchiati di tartaruga gli davano un'aria professionale: i capelli scomposti e anche un po' lunghi, un'aria da artista. - la paragòge della "d eufonica" non è ammessa nell'incontro di due parole, di cui l'una sia la preposizione semplice "a" o la congiunzione "e" e l'altra cominci per vocale identica (o, a maggior ragione, per vocale diversa) seguita a sua volta dalla consonante "d" (come nelle parole Adele, Adamo, Ulisse, odio, educare, udire). Così, invece di scrivere e di dire "ad Adele, ad educare, si scrive e si dice "a Adele, a educare"...... interessa a Adele istruire e educare quei fanciulli. - la paragoge è vietata nell'incontro di una paroletta a, e od o con un termine che cominci con un dittongo "ià, iè, iò, iù - così si scrive e di dice "io penso a ieri" e non "io penso ad ieri". Ora pensiamo a ....fermarci un attimo e riflettere per bene su quanto scritto e meditato dal prof. Cortolillo.