Circa 60 soci. Più o meno la metà nel settore giovanile. Primo circolo in provincia di Varese. Nella “top ten” della Lombardia. È l’identikit sintetico della Società scacchistica gallaratese, realtà tra i soci fondatori della Federazione Italiana. Ha tagliato il traguardo (nel 2020) dei suoi primi cento anni. Come mai se ne sono accorti in pochi? Colpa del Covid, ovviamente: l’anniversario è caduto in periodo di restrizioni e chiusure. Ma la voglia di rifarsi c’è, per tante ragioni.
«Siamo – spiega Paolo Collaro, presidente – una realtà attiva, con proposte dedicate a diverse fasce di età. Offriamo corsi con istruttori federali, abbiamo una sede accogliente e una biblioteca ben fornita. Da noi si può venire sia per il gioco libero sia per seguire una didattica qualificata».
Già, la didattica. Fra i luoghi comuni che circolano con maggiore frequenza sul mondo degli scacchi c’è quello dell’età: o incominci quando sei un bambino o niente, non ce la fai. «Questo – approfondisce Collaro – è vero solo in parte. Per diventare dei super giocatori, in effetti, iniziare a muovere gli scacchi quando si è piccoli conta. Ma ci si può divertire a qualunque età, anche arrivando all’agonismo».
E l’agonismo è un altro tema importante. Tanto che periodicamente sorge il dibattito sulla connotazione sportiva degli scacchi. Non comportano uno sforzo fisico ma implicano un confronto a tu per tu, una competizione serrata. Ricordano, in qualche modo, la boxe o il tennis. «L’aggancio – afferma il presidente/istruttore - da certi punti di vista è sensato. Così come sono evidenti le differenze tra discipline. Non bisogna sottovalutare quello che succede negli scacchi. Quando perdi, penso ai più giovani ma non solo, perdi e basta. Non ti sei nemmeno sfogato dal punto di vista fisico. La sconfitta è molto difficile da gestire, psicologicamente. Anche per questo è fondamentale il ruolo degli istruttori».
E a Gallarate, nello specifico, come va? «Siamo soddisfatti, cresciamo. Il Covid, ovviamente, ci ha condizionati. Però, oggi, il web consente di giocare anche a distanza. Certo, mettere a punto dei sistemi che consentano di organizzare tornei garantendo certi parametri non è facile. Tanto che i circoli specializzati in competizioni sono andati in difficoltà. Noi, però, abbiamo una proposta diversificata. E se guardo alla didattica devo dire che, da una certa fascia di età in su, le cose sono addirittura migliorate. Bene anche gli allenamenti, con le partite on line».
Una situazione che, però, va superata. «Per farci conoscere e andare incontro alle persone – spiega Collaro – sfruttiamo tutte le occasioni possibili per giocare all’aperto o comunque in situazioni che ci garantiscano visibilità. Anche se abbiamo attraversato il periodo Covid meglio di altri, questo tipo di attività ci serve».
E a proposito di visibilità, come prendere la serie Netflix, “La regina degli scacchi”, che ha ottenuto ampio consenso di pubblico e critica? Gli scacchisti hanno fama, a torto o a ragione, di persone dal palato difficile. «Siamo maturati – afferma il presidente – e ci siamo accorti subito che lì c’era qualcosa di positivo per la nostra realtà. Addirittura qualche nuovo iscritto ci ha raccontato di essere venuto da noi proprio dopo avere visto la serie. Semmai il rammarico è che gli episodi siano usciti in un periodo di forti restrizioni: in un altro momento, forse, ci avrebbero dato una spinta ancora maggiore». Neanche un’obiezione? «Be’, diverse. Che, però, non sminuiscono il valore della serie. Una sottolineatura, però, - sorride Collaro - la devo fare. Non è che per diventare un bravo giocatore di scacchi, o un campione, devi essere per forza psicotico!»
Il Coronavirus sta allentando la presa. Una buona notizia anche per la Società scacchistica gallaratese. Appuntamento in via Belgioioso, per informazioni www.scacchigallarate.it