Chi vive a Busto lo conosce: piazzale Facchinetti è quello lì. È quello delle Poste. Ma anche chi vive a Busto, probabilmente, fatica a ricordare qualcosa, un’esperienza vissuta in quello spazio. Perché non c’è spazio pubblico senza le persone. E, in piazzale Facchinetti, le persone non si fermano. Basta osservare.
Gli utenti delle poste, ad andare bene, percorrono il perimetro dell’area. Sbrigano le proprie faccende e se ne vanno, spesso senza nemmeno attraversare. Domandi agli esercenti che gestiscono le attività del posto e confermano: «La piazza è così come la vedi. Deserta. I nostri clienti arrivano dal centro o dalle attività che ci sono qui intorno. Di sicuro non dalla piazza. Quello non è un punto di ritrovo».
Spazi verdi un po’ trascurati ma non malridotti: non si può parlare di luogo abbandonato a se stesso. Qualche rifiuto di troppo. Ma l’incuria è altra cosa. Fatto sta che la zona è un’incompiuta, un ampio spazio disponibile per la collettività che nessuno sfrutta. I tentativi per modificare la situazione, in passato, non sono mancati. Ci si ricorda di un villaggio natalizio ben attrezzato ed esteticamente gradevole. Lì fu posizionato un tendone per la vendita di libri in collegamento con manifestazioni letterarie. E nello stesso posto fu parcheggiata la, sfortunata, tensostruttura proveniente da piazza San Giovanni.
«Ma lì nessuno si ferma» ripete chi frequenta la zona: «Finché le scuole sono aperte – le Bossi sono a un passo – qualche ragazzino, all’uscita dalle lezioni, gioca da quelle parti per qualche minuto. Poi è il nulla».
Anche se, a indagare, i tentativi per dare un’anima all’area non sono mancati. C’è il monumento agli alpini, per esempio. E ci sono i lacci lasciati dai bambini delle scuole sulle piante. Con messaggi e desideri commoventi:« Riuscire a essere me stesso», «Che passi il Covid», «Mi piacerebbe trovare nuovi amici». Tentativi generosi ma, con ogni evidenza, non sufficienti: piazzale Facchinetti continua a essere un ampio spazio inutilizzato.
Una terra di nessuno. Disponibile.