Ieri... oggi, è già domani | 25 giugno 2021, 06:00

"digàn ....quatàr" (digliene ....quattro)

"na radilà....chi fa fò dul mò a l'e non cuntentu e al dei mangià dul so sin'a candu l'è 'n bona"(devono pagarla...chi fa del malenon è contento e deve mangiare di suo sino a quanto ne ha)

"digàn ....quatàr"  (digliene ....quattro)

Giuseppino è ....concentrato. Lo vedi "assente" per un attimo, poi sbotta. Va di suo. Non lo si può interrompere. Come una "pallottola" quando s'è tirato il grilletto. Il colpo è lanciato e aspetti il responso del ....bersaglio. A un respiro c'è solo il tempo d'una fugace domanda: con chi ce l'hai, Giuseppino? "M'à inrabissu pissè anmo" (mi arrabbio di più ancora) e prosegue il suo dire.

Faccio un po' d'ordine alla fine della ....reprimenda che Giuseppino lancia a qualche "esperto" di Dialetto Bustocco che in realtà, non lo è. "ul parlà bustoccu l'è chel ca ti vivi, ca te senti in dul sanghi, chèl dàa stràa" (il parlare bustocco è quello che vivi, che senti nel sangue, quello della strada). Poi incalza (è sempre Giuseppino che parla) con una riflessione davvero importante. "ul dialettu dul me nonu, l'e diversu da chel dul me pò....dul me dialettu, da chèl di to genti, dul to" (il dialetto di mio nonno è diverso da quello di mio padre, del mio dialetto, da quello dei tuoi genitori, del tuo" e fa esempi, di come la parlata si evolve e si avvicina alla realtà.

"Ghèa a utumobila ....poei l'àn ciamàa machina ....mo l'è a vetua....tanti paol ghean dontar a erre, dopo l'àn tiàa foea e chi ga disi che 'l nostar dialetu al vegn non dàa Liguria l'à sbaglia in manea pesanti" (c'era l'automobile, poi l'hanno chiamata macchina, adesso è la vettura....tante parole avevano dentro la erre, poi l'hanno tolta -la erre- e chi dice che il nostro dialetto non proviene dal Ligure, sbaglia in maniera grave).

Ci sono le commedie di "bacere Baciccia" di Gilberto Govi che valgono ancora più di un .... vocabolario; con quelle espressioni con la u finale, la fonetica, la cadenza a dimostrare quanto è vero, efficace il nostro Dialetto e, per quanto riguarda lo scrivere in Dialetto, ci sono espressioni che vanno da "pà Carleau" ad altri autori della sua epoca che addirittura contengono ancora le erre, ma che si capisce quanto quella erre è italianizzata, mentre l'autentico dialetto bustocco, la elimina.

Espressioni (a caso) del professor Caldiroli, dei fratelli Azzimonti (Angelo e Giuseppe). di Gianni Fusetti....di altri Autori hanno una valenza "da strada" senza ubbidire ai dettami (pur legittimi) del professore per eccellenza, Luigi Giavini. Nessuno misconosce la validità di "al lissi, al fussi, al sissi" (vocabolario Italiano-Bustocco), ma mi pongo subito una domanda....quanti l'hanno letto?....quanti l'hanno studiato?quante copie ha venduto?

Il Dialetto vero e autentico è quello del Giusepèn ....anche Giavini narra del "suo" Dialetto. Che non è quello "della strada", ma appartiene al Ceto con cui è vissuto Giavini...che è signorile, se volete, raffinato, gentile, .... certe espressioni "della strada" non appartengono alla Classe di Giavini che pur meritano l'accondiscendenza di chi ama la Lingua Bustocca.

Come si spiega allora "che i tò libar iu compran in tanci e chioltàr libar, non - dighan quatàr a chi t'à parla da drè, da fati saè quanti libar àn scritu e quanti n'àn vendu" e ci aggiunge, Giuseppino un vago senso di disprezzo per chi "verdi buca foò paol".

Ecco il senso dell'espressione di Giuseppino "i tuoi libri (è rivolto ai miei libri) li comprano in tanti (Lettori), mentre gli altri libri (quelli degli altri Autori), li comprano in pochi - rispondi a chi ti parla dietro (è tipica espressione bustocca, lo sparlare, il criticare senza contraddittorio, il lanciare il sasso e nascondere la mano, il calunniare, il dire a disdoro solo per invidia) di farti sapere quanti libri hanno scritto e quanti ne hanno venduto" poi un'altra frase bustocca, diventata un proverbio "aprire bocca e fare uscire parole" ....parole senza senso. Che, in definitiva, "un senso ce l'hanno" (Vasco Rossi) ....quello di buttare fango addosso agli altri o di "guardare la pagliuzza dentro l'occhio del fratello, senza accorgersi della trave dentro il proprio occhio" (questo è Vangelo).

Giuseppino ha tirato in ballo tante espressioni sul Dialetto Bustocco in ...evoluzione....dialetto da strada, di vita, come a dire "chi ga stèa in di cò da linghèa, chi ga ustu a latrina, chi ghe 'ndei in fabrica o a lauò in funderia .... chi ga sa, mal'èa ul lauà dul paesan, al rabatòn dul su....chi l'à 'npàa a sumenò, a catà i sciesi, a peò i pundatera, a catò i tumatàs (questi sono francesismi portati dai Liguri), a saè sal'è 'l tabarru, ul sgechè, i scalfaroti .... chi l'andèa in dàa letrina. chi s'à laèa in dul bagnèn, chi al vedea a dona lao cun'a brenta e a lisciva..... chi, 'l cafè l'ea fèi da cicoria, chi ga ciapea a mùua, chi ga giughèa cunt'i bugeti, i figuiti, ul furbàl, chi ca ghea i pezi al cù, chi a scòa al ghèa 'na cartella par tuci i àn e i matiti s'à druèan sin a candu eàn muci.....chi ....Giuseppino è un fiume in piena. Avrò dimenticato altri esempi che cercherò di riprendere, di presentarli al Lettore ....di "tradurre", per dire che questo dialetto è tanto diverso da quello presentato da coloro che hanno mai lavorato, che hanno solo frequentato le Scuole, che di "vissuto" hanno nulla ...di esempi da proporre, neanche a parlarne....di parlata, poi ....non se ne parla. Parlare in Dialetto con costoro, si capisce che è ....un altro dialetto. Tutto teorico, fatuo, insipido.....buttato al vento per apparire...senza proseliti, senza riscontri.

Posso tradurre gli esempi di Giuseppino? Lo faccio con piacere: "chi abitava in abitazioni di ringhiera, chi ha visto la latrina, chi ha lavorato in fabbrica o in fonderia, chi conosce il lavoro del contadino, sotto il sole cocente, chi ha imparato a seminare, a cogliere le ciliegie, a pelare le patate, a cogliere i pomidoro, chi si serviva della latrina, chi si lavava nel bagnino, chi vedeva la moglie lavare i panni nel mastello con assa, chi, il caffè era fatto di cicoria, chi prendeva la paghetta, chi giocava con le biglie, le figurine, al calcio, chi aveva le pezze sui pantaloni, chi a scuola aveva una cartella per tutti gli anni alle Elementari, e le matite si utilizzavano sino a quando diventavano mozziconi, chi....seguono altri esempi.

Poi, una frase finale di Giuseppino. "na radilà....chi fa fò dul mò a l'e non cuntentu e al dei mangià dul so sin'a candu l'è 'n bona"(devono pagarla...chi fa del malenon è contento e deve mangiare di suo sino a quanto ne ha). Posso abbracciarti, Giuseppino? "vegn scià, balèn" (vieni qui, ragazzo) poi, insieme, si sorseggia il Nocino!

Gianluigi Marcora

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