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Attualità | 25 maggio 2021, 15:55

Papa Francesco partecipa al dolore per le vittime del Mottarone

Il Pontefice ha appreso «con grande dolore la notizia del drammatico incidente avvenuto presso la funivia Stresa-Mottarone e desidera esprimere ai familiari delle vittime vicinanza e sentito cordoglio»

Papa Francesco partecipa al dolore per le vittime del Mottarone

Papa Francesco partecipa al dolore per le vittime del Mottarone, prega per il piccolo Eitan ed è vicino alla comunità locale. Papa Francesco ha appreso “con grande dolore la notizia del drammatico incidente avvenuto presso la funivia Stresa-Mottarone e desidera esprimere ai familiari delle vittime vicinanza e sentito cordoglio”. Lo si legge in un telegramma, a firma del segretario di Stato vaticano, il cardinal Pietro Parolin, inviato al vescovo di Novara, monsignor Giulio Brambilla questa mattina.

“Pensando con commozione a tante vite tragicamente spezzate mentre erano immerse nella meraviglia del creato”, il Papa “assicura la preghiera per quanti sono scomparsi, per chi li piange e per il piccolo Eitan, la cui delicata vicenda segue con trepidazione”, continua il messaggio. “Sua Santità partecipa in modo particolare all’afflizione della comunità locale e della diocesi di Novara, e si stringe all’amato popolo italiano, sgomento per la grave tragedia”.

Anche la rete cattolica mondiale Aleteia.org ieri ha dedicato un articolo al tragico incidente scritto da Annalisa Teggi. Nel pezzo dopo la cronaca della vicenda vi è un approfondimento. “Quando diciamo che la speranza è appesa a un filo, intendiamo dire che è fragilissima … che c’è ben poco a cui aggrapparsi davvero. Ma forse bisognerebbe avere il coraggio di pensare il contrario. Anche coi piedi terra, avendo per alleata la forza di gravità, non siamo un briciolo più al sicuro di chi era appeso a un filo sulla funivia del Mottarone.

Perché noi siamo sempre su un ponte o su una funivia. Siamo sospesi e appesi a un mistero che toglie il fiato. Di un uomo consapevole si dice che ha i piedi per terra, e questo la dice lunga sull’illusione che teniamo sullo sfondo della vita: ci convinciamo di stare in piedi da soli ancorati a forze che possiamo gestire.

Ben più consapevole è lo sguardo di chi sa che siamo appesi in ogni istante, come la cabina di quella funivia. Significa che siamo fragili e in pericolo, la forza di gravità non ci mette in salvo da nulla. Ma questo non significa essere disperati e pessimisti. E’ a questo punto -si legge nell'articolo - che possiamo decidere se la speranza è davvero appesa al filo del Cielo o solo appesa alle nostre piccole corde di umana tenacia. Le corde umane non tengono – per fragilità connaturata o per dolo – e oggi piangiamo chi è morto precipitando nel vuoto.

Ma proprio oggi, con quella vertigine nello stomaco che morde forte -conclude la giornalista - è il tempo giusto per ricordarci che solo rimanendo appesi al filo di speranza che è il nostro cordone ombelicale col Cielo possiamo stare lì dove siamo, proprio perché siamo sempre esposti e sospesi sul vuoto”.

da VcoNews.it

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