Il Comitato Ecologico Inceneritore e Ambiente di Borsano torna a chiedere lo spegnimento di Accam,
«Da quando dieci anni fa – scrive in una nota il portavoce Adriano Landoni – è sorta la richiesta di revamping per essere in linea con l'Aia (Autorizzazione integrata ambientale), che richiedeva nella prima fase 33 milioni, chiediamo lo spegnimento dell’inceneritore. Lo spegnimento era previsto nel 2017, poi è stato rimandato al 2021, poi al 2027, sempre con le stesse motivazioni: soldi per la bonifica e debiti. Siamo partiti per la bonifica da 8milioni (per la chiusura nel 2017), che poi sono diventati 4,5 milioni, per arrivare oggi all'annuncio dell'assessore regionale all'Ambiente di 20 milioni».
Prima di parlare di cifre, il comitato ritiene necessario effettuare uno studio di carotaggio. Parlare di un revamping complessivo dell'inceneritore con le migliori tecnologie possibili, per il gruppo borsanese è «come mettere la marmitta catalitica a un’auto in classe Zero. Per il comitato, «produrre acqua calda da portare a campi e boschi intorno ad Accam e produrre energia con le recuperate turbine di Sesto» non rappresenta una «svolta green».
Il gruppo guidato da Landoni si sofferma anche sul possibile coinvolgimento di Cap Holding, con la preoccupazione che si voglia «arrivare a un grande centro che brucia oltre ai nostri rifiuti secchi e sanitari anche i fanghi che non sono nello scopo di Accam».
«Rimaniamo con i piedi per terra – conclude il comitato – e facciamo un grosso appello ai sindaci soci: questo inceneritore è vecchio e non riesce a essere alla pari nei parametri inquinanti con gli altri inceneritori di Bergamo, Brescia, per non parlare di Silla. Non buttiamo via altri soldi. I nostri obiettivi da sempre sono la salute e l'ambiente: chiediamo al più presto un piano di spegnimento del vecchio inceneritore. Con le partecipate locali si possono gestire i rifiuti dalla raccolta differenziata, con l’obiettivo minimo dell'80 per cento, per chiudere il ciclo senza inceneritore. Si può fare, basta volerlo».