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Economia | 04 febbraio 2021, 08:15

«Il tessile sa cambiare e supererà anche questa: ma adesso va aiutato»

Marino Vago, presidente di Sistema Moda Italia: «Il nostro settore tra i più colpiti, ma bisogna ricordare quanto sia decisivo per l'economia italiana. Il sereno tornerà e noi dovremo essere pronti»

Marino Vago, nell'azienda di famiglia a Busto Arsizio: accanto si vede il Tarlisu, maschera operosa della città dedicata proprio a un tessuto

Marino Vago, nell'azienda di famiglia a Busto Arsizio: accanto si vede il Tarlisu, maschera operosa della città dedicata proprio a un tessuto

Il tessile supererà anche questo, ma va tenuto in debita considerazione: per la ripartenza più che mai. Il presidente di Sistema Moda Italia Marino Vago scruta dentro questo periodo così tumultuoso anche per il comparto uno dei più colpiti dall’emergenza sanitaria.

Incoraggiando i colleghi e i giovani: «Guardando solo ai dati del 2019, i nostri numeri sono decisivi per l’economia italiana,  cito i 28 miliardi di euro dell’avanzo della bilancia commerciale. Certo, il mercato sta cambiando, ma siamo abituati al cambiamento, da almeno 20 anni». 

Passato e futuro

Il presidente parla nella tintoria di famiglia a Busto Arsizio, la "Vago", specchio di una storia come tante nel territorio e nel Paese, perché affonda le radici in una tradizione che risale fino all’Ottocento; poi, nel 1952, nasce la Tintoria Filati Bustese, con Cesare e Giuseppe Vago, che assumerà successivamente l’attuale denominazione. Sulle pareti si possono vedere le certificazioni più innovative, ma anche il Tarlisu, la maschera bustocca ispirata al tessuto. Passato e futuro insieme, come in tante aziende di questo settore, come nei distretti del nostro Paese, che Vago ha sempre spronato all’unità, oggi più che mai.

Si è cambiati tanto, ancora lo si dovrà fare: «Rinnovare anche il modo di produrre, di progettare lo sguardo al futuro, anche attraverso la sostenibilità, il riciclo. Dobbiamo farlo per le nostre imprese e per le nuove generazioni, con la possibilità di vivere una vita tranquilla e dignitosa».

Si può dire così, anche dopo un anno terribile, che ha registrato un -30% di media nei fatturati.«Insieme al turismo siamo stati i più colpiti, sì – ricostruisce Marino Vago – Partivamo da un 2019 con quasi 100 miliardi di fatturato e il 66% di export. Siamo un settore economico basilare per il sistema produttivo italiano e per i noi gli effetti della crisi sono più lunghi degli altri. Il 2021 sarà un altro anno di sofferenza. Avremo ancora le fiere virtuali, i contatti sono quello che sono, il turismo e i viaggi d’affari sono fermi».

Per alcuni segmenti all’interno del tessile, i cali sono stati anche superiori al 50-60%, ad esempio proprio chi era legato agli hotel e al turismo.  L’attenzione a questi settori non è stata adeguata.

Invece, nei tessuti tecnici, si è tenuto. Qui Marino Vago fa una sottolineatura: «Con questa produzione l’Italia aveva superato la Germania di poco, con il terzo competitor (la Francia) distaccato di molte lunghezze».Si diceva delle fiere.

Un raggio di sole nella nebbia del 2020 è arrivato con l’edizione di Milano Unica lo scorso settembre, primo, coraggioso Salone dopo il lungo stop (a febbraio invece c'è l'edizione digitale, la piattaforma e-MilanoUnica Connect).

«Si è sentita tutta la voglia degli imprenditori di tornare – rimarca Marino Vago – Veramente un senso di appartenenza, si è dimostrato che abbiamo la volontà di andare avanti». Un altro modo concreto per gridarlo è, nonostante le difficoltà, l’anticipo della cassa integrazione in maniera diffusa, che racconta anche la vicinanza con i lavoratori.  

Ora si pone il bivio con la fine dello stop dei licenziamenti ad aprile, salvo un’ulteriore proroga: «Da una parte – avverte Vago – bloccare le operazioni di ristrutturazione per le aziende di grandi imprese, sarebbe controproducente. Completamente diversa la questione per le aziende tessili con pochi dipendenti. Qui occorre una politica di salvaguardia, con una cassa integrazione Covid  per tutto il 2021».

«Il sereno tornerà»

Per consentire a ciascuno di muoversi tempestivamente quando tornerà il bello. Perché il bello tornerà: «E allora dovremo pensare anche ai giovani, che non hanno potuto fare ad esempio gli stage in azienda, perché non ipotizzare di recuperarli nel periodo estivo, appena si potrà?».

Intanto nella lunga filiera di nome tessile, c’è tutto un mondo lontano dai riflettori, che sta resistendo e svolgendo ricerca. Prima di tutto nel segno della sostenibilità: «Che esiste solo se c’è una tracciabilità vera, come ho avuto modo di dire al vai pussè marcá che fá». Una via è il sistema di blockchain, su cui si sta lavorando e adesso ci sono dei buoni segnali, che vanno da un progetto Horizon, a un interessamento dell’Ice (l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane)  e dello stesso Ministero dell’Interno. Ma alta è anche l’attenzione, fin a valle, nel ondo dei brand, sulla contraffazione. Quindi tracciabilità e digitalizzazione in viaggio insieme, come pure la sostenibilità non ha solo il volto ambientale, ma anche quello sociale ed economico.

Tutte battaglie che si porta dietro tutto il sistema, di qui l’importanza che i distretti si muovano insieme.

Ma davvero è così convinto, Vago, che il sereno tornerà? «Sì – risponde – perché c’è il desiderio della gente di tornare a una vita sociale normale. Poi i nostri acquisti, più che a una necessità pratica, sono legati a una soddisfazione personale». Si vedrà anche l’evoluzione con l’incarico a Draghi, di certo si vuole attenzione a un sistema che mai è stato aiutato a dovere. «Dovremmo iniziare anche a pensare già alla promozione del nostro Paese – conclude il presidente Vago – Io sono a contatto con tanti imprenditori, sento tanta preoccupazione, ma anche determinazione a fare tutto il possibile. Anche nei confronti dei giovani, per lasciare qualcosa alle nuove generazioni».  

Per questo bisogna essere pronti al cambiamento, e  questa «biodiversità del tessile che abbiamo dobbiamo metterla a fattor comune».  In questo senso, anche i giovedì di Smi che partiranno giovedì 4 febbraio alle 16.30 esploreranno questo terreno: il primo sarà proprio dedicato all’evoluzione post-Covid del modello di business del fashion.

Marilena Lualdi

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