Il mandato esplorativo affidato dal Quirinale al presidente della Camera Roberto Fico è fallito. Il percorso verso il Conte ter è naufragato ieri, quando è saltato l’accordo tra Italia Viva di Matteo Renzi e le altre forze della vecchia maggioranza. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha quindi convocato l’ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi per tentare di dare vita a un governo tecnico.
Una vittoria politica di Renzi? «La vera vittoria è dare un futuro al Paese», afferma Maria Chiara Gadda, deputata di Italia Viva di Fagnano Olona. «Chi sosterrà il governo Draghi sarà chiamato a gestire questa fase. La politica non dovrà arretrare». I 5 Stelle dicono che non ci staranno: «Hanno cambiato pelle tante volte. Il centrodestra, invece, deve scegliere se essere riformista o populista».
Onorevole Gadda, la nascita del governo Draghi sarebbe una vittoria di Matteo Renzi e Italia Viva?
«In questo momento l’unica vittoria che serve è quella del Paese. La vera vittoria è avere un governo che ci traghetti fuori dalla crisi e gestisca l’emergenza. Noi abbiamo lavorato per avere un governo politico, però questo può esistere attorno a temi e questioni quali investimenti, lavoro, infrastrutture. Siamo chiamati a investire ingenti risorse messe a disposizione dall’Unione Europea su progetti che hanno un impatto sul nostro Pil. I cittadini attendono risposte su crescita, lavoro, scuola. La vera vittoria è dare un futuro al Paese».
Lei parla di temi, ma la frattura ha riguardato anche i nomi.
«I nomi sono sempre importanti, perché anche le persone fanno la differenza. Però non bisogna partire dalla fine. Negli scorsi mesi abbiamo portati tanti nodi da sciogliere, dalla giustizia alla politica sociale, e anche in queste giornate abbiamo lasciato un portone aperto. Altri partiti, invece, si sono avvitati su difesa di parte di persone e ministri. La difesa a oltranza di Parisi all’Anpal, per fare un esempio, io l’avrei evitata. C’è bisogno di istituzioni che funzionino a 360 gradi».
Lei non ha mai creduto e non crede tuttora alle elezioni?
«Io credo che ci si debba affidare alle parole del presidente della Repubblica. Il suo intervento è stato lucido, serio…».
Anche piuttosto duro.
«Certo, perché la politica si deve prendere le sue responsabilità. L’emergenza legata alla pandemia non è passata, ma è proprio in un momento come questo che bisogna programmare, investire e compiere delle scelte. Noi non abbiamo aperto una crisi al buio, ma abbiamo chiesto un’assunzione di responsabilità. Il presidente ha detto chiaramente che serve responsabilità, che va dimostrata sostenendo il governo che nascerà. Le elezioni e gli incontri della campagna elettorale sarebbero un problema con la pandemia in corso. Inoltre ci attende una serie di scadenze e con il Recovery Plan siamo già in ritardo. Dobbiamo correre e il Parlamento sarà centrale. Draghi è un tecnico ma di altissimo livello, e ha fatto politica economica. Chi lo sosterrà sarà chiamato a gestire questa fase. Rispetto ad altri governi tecnici “lacrime e sangue” legati a situazioni di crisi, questo sarà un governo di spesa chiamato a fare scelte politiche sugli interventi. La politica non dovrà arretrare».
Non crede che gli ultimi avvenimento abbiano ulteriormente allontanato dalla politica i cittadini, che forse non hanno compreso quello che è successo?
«I cittadini in questo momento sono preoccupati rispetto all’emergenza sanitaria. Siamo all’inizio della campagna vaccinale, abbiamo ancora a che fare con il virus e ci sono tante incertezze sul futuro. Comprendo queste preoccupazioni e non le sottovaluto. Dovremo spiegare meglio che cosa andremo a fare per le politiche del lavoro, per l’istruzione e per le richieste molto concrete di chi ha un’impresa o un ristorante».
Come finirà, il governo Draghi vedrà la luce? I 5 Stelle hanno già sollevato obiezioni.
«Io posso rispondere per me stessa e per il mio partito. Questa fase dovrà interrogare molti. La frantumazione dei 5 Stelle è qualcosa iniziato da tempo. È un movimento che ha cambiato pelle tante volte. È il movimento dei “mai”, ma è anche l’unico in grado di fare un governo politico sia con la Lega che con Liberi e Uguali e addirittura con Renzi. Ho ascoltato diversi colleghi del Movimento 5 Stelle e credo che tanti saranno in grado di fare valutazioni nell’interesse del Paese».
Vale anche per il centrodestra?
«La risposta è la stessa. Il centrodestra si deve interrogare e la domanda non vale solo per oggi. Vuole essere un centrodestra europeista e riformista oppure essere populista e fare altre scelte? La decisione spetta a loro».