Cronaca | 19 dicembre 2025, 13:28

Omicidio Limido, disposta la perizia psichiatrica per Manfrinati. E lui chiede perdono al figlio: «Per me sei tutto»

Spontanee dichiarazioni dell’imputato davanti alla Corte questa mattina in tribunale a Varese: «Mi sento in colpa soprattutto nei tuoi confronti. Avrei dovuto resistere ancora, ma purtroppo non ce l’ho fatta». Intanto i giudici dispongono l’accertamento sulla capacità di intendere e volere al momento del delitto e sulla pericolosità sociale. La Procura e la parte civile chiedono il rigetto dell’istanza

Omicidio Limido, disposta la perizia psichiatrica per Manfrinati. E lui chiede perdono al figlio: «Per me sei tutto»

È stata un’udienza dal forte impatto emotivo, quella celebrata oggi nel processo a carico di Marco Manfrinati, imputato per l’omicidio di Fabio Limido, ucciso a Varese nel maggio del 2024 dopo essere intervenuto per difendere la figlia. Al centro del dibattimento la richiesta di perizia psichiatrica, ma anche le dichiarazioni spontanee dell’imputato, tornato a parlare in Aula dopo un periodo di assenza legato a un percorso psicofisico intrapreso in carcere e che lo ha tenuto lontano dalle udienze.

Manfrinati ha chiesto di poter leggere una lettera indirizzata al figlio «che per me è tutto». Un testo lungo, intimo, scritto come un dialogo diretto, che ha attraversato i momenti più significativi della paternità. Il racconto della prima notte a casa dopo la nascita, il lettino, «sentivo il tuo cuoricino battere», la prima volta in cui il bambino ha detto «papà». E ancora i ricordi condivisi: Jurassic Park a Rivolta d’Adda, l’Acquario di Genova, i boschi di Varese.

La voce dell’imputato si è incrinata quando ha descritto il punto di rottura: «Un giorno tutto questo è cambiato. Si è creata una crepa che non si è più rimarginata». I litigi con la madre del bambino, ha ammesso, «hanno peggiorato la situazione», fino a rendere impossibile ciò che per lui era l’unico desiderio: occuparsi del figlio. Ha ricordato come anche i nonni, Paola e Giuliano, avessero smesso di vederlo, parlando di «una tortura», di «un incubo che non mi faceva dormire la notte».

Nella lettera Manfrinati ha raccontato di aver ripetuto a tutti che presto avrebbe rivisto il figlio, di aver preso una casa a Gazzada «con il giardino, dove ti vedevo già correre a piedi nudi». Poi il passaggio più drammatico, riferito all’inizio di maggio: «È diventato tutto nero. Hanno rinviato di nuovo quando avremmo potuto rivederci. Non ricordo ancora bene». Il riferimento al fatto è arrivato con parole dirette e cariche di colpa: «Ho fatto del male a lei e a nonno Fabio. Ma papà era stanco di tutto».

«Ti chiedo perdono perché ho sbagliato», ha letto, «mi sento in colpa soprattutto nei tuoi confronti. Avrei dovuto resistere ancora, ma purtroppo non ce l’ho fatta». Ha parlato di un peso che porterà dentro per sempre, di un legame vissuto «come se tu fossi una parte di me». In chiusura, un accenno al presente: l’inizio di un corso per istruttore di cani, l’attesa, la speranza. «Ti chiedo solo di aspettarmi. Sto arrivando. Il tuo papà». A sigillare il testo, una citazione evangelica: «Chi ha amato molto sarà perdonato», dal Vangelo secondo Luca.

Terminato l’intervento dell’imputato, la parola è passata al pubblico ministero, che ha chiesto il rigetto della richiesta di perizia psichiatrica. Secondo la Procura, come già emerso in precedenti procedimenti, «non ci sono i presupposti». Le condotte di Manfrinati sarebbero riconducibili a «anomalie caratteriali, deviazioni del carattere e del sentimento», manifestazioni dell’indole del soggetto e non a un vero disturbo della personalità. La perizia, ha sostenuto il pm, non è una prova ma «una valutazione tecnica e scientifica», e in questo caso non vi sarebbe necessità di un ulteriore accertamento.

Alla posizione della Procura si è associata la parte civile, che ha definito «fumose» le deposizioni degli esperti ascoltati nelle precedenti udienze, richiamando in particolare quelle di Carabellese e Zeroli.

Dopo la camera di consiglio, però, la Corte ha assunto una decisione destinata a incidere in modo significativo sul processo. I giudici hanno disposto una perizia psichiatrica per l’accertamento della capacità di intendere e di volere di Marco Manfrinati al momento del fatto, nonché della sua pericolosità sociale. 

La nomina del perito è stata riservata e verrà formalizzata nella prossima udienza, fissata per il 16 gennaio, data alla quale il processo è stato rinviato per il conferimento dell’incarico.

Alice Mometti

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