Il consiglio comunale di Gallarate ha vissuto una delle sue serate più tese degli ultimi mesi. Al centro del dibattito il punto 4 dell’ordine del giorno, dedicato alla promozione dell’Accordo di Programma finalizzato alla valorizzazione e rigenerazione urbana delle aree dell’attuale ospedale Sant’Antonio Abate, un passaggio tecnico ma dal valore politico enorme. Una delibera che, una volta approvata, segna l’avvio dell’iter per la definizione dell’Accordo di Programma e che, per molti consiglieri di minoranza, rappresenta una cesura rispetto alla storia sanitaria della città.
A sollevare per primo la questione è stato Massimo Gnocchi (Obiettivo Comune Gallarate), che ha chiesto chiarimenti sul peso reale dell’atto. L’interrogativo è stato diretto: il Consiglio, approvando questa delibera, rinuncia a discutere nel dettaglio il futuro Accordo di Programma? Una domanda che porta con sé la preoccupazione di vedere svuotato il ruolo dell’aula. Gnocchi ha poi denunciato il senso profondo del passaggio: «Qui a Gallarate come in Regione state cancellando 150 anni di storia».
Il clima si è ulteriormente irrigidito con l’intervento di Davide Ferrari (Partito Democratico), che ha accusato la maggioranza di aprire un varco alla sanità privata attraverso la prevista alienazione di una parte dell’area ospedaliera. «Votiamo l’alienazione del padiglione più tecnico del nostro ospedale. Tradotto: apriamo le porte alla sanità privata rispetto a quella pubblica, necessaria ai gallaratesi».
Durissimo anche l’intervento di Michele Bisaccia, che ha denunciato l’assenza di investimenti reali sulla sanità cittadina e l’illusorietà dei progetti in corso: «Trovo indegno che non sia stato investito nulla sul servizio sanitario a Gallarate, ma solo che si sia cambiato il nome da Distretto sanitario a Casa di Comunità… votando in questo senso vi accontentate delle briciole».
Non meno severo l’attacco di Coppe, che ha accusato la maggioranza di essere «i mandanti dei voleri di Regione Lombardia», parlando apertamente di «incosciente responsabilità» nell’avallare un percorso che potrebbe mettere a rischio il presidio pubblico.
A esprimere forte preoccupazione sul destino degli immobili è stata anche la consigliera Sonia Serati, concentrata in particolare sull’edificio Trotti Majno: la paura è che possa finire in mano alla sanità privata, snaturando ulteriormente la funzione pubblica dell’area.
Il fronte critico si è compattato con le parole di Pignataro, che ha chiesto alla maggioranza di assumersi «la responsabilità rispetto alla salute dei gallaratesi», richiamando la centralità dell’ospedale nella vita della comunità.
Nonostante il fronte delle opposizioni compatto e battagliero, la delibera è stata approvata con 14 voti favorevoli e 8 contrari, sancendo l’avvio di un percorso che promette di incidere profondamente sul futuro urbanistico e sanitario di Gallarate.











