Alessandro Longhin, 15 anni, frequenta la seconda TQ dell’Ite Tosi di Busto Arsizio e si trova nel mezzo di due esperienze molto speciali proposte dalla sua scuola. L’estate scorsa ha attraversato la Cambogia in bicicletta per la seconda edizione del progetto “Oltre l’impossibile” e settimana prossima volerà in India per uno scambio culturale.
In Cambogia dieci studenti e tre professori hanno sfidato i propri limiti percorrendo 870 chilometri in 12 giorni, guidati dall’atleta paralimpico e formatore Andrea Devicenzi (che tutti quei km li ha macinati con una gamba sola). Dall’esperienza è nato il docufilm “Oltre l’impossibile 2. Cambogia” presentato a fine ottobre all’Istituto di viale Stelvio (a cui hanno preso parte anche i genitori degli alunni, compreso un emozionato Fabio Longhin, assessore al commercio di Olgiate Olona, ma soprattutto padre di Alessandro). Ed è già pronta la terza edizione del progetto con destinazione Capo Nord.
I ragazzi partecipanti sono stati selezionati anche in base alle loro motivazioni.
La tua, Alessandro, qual era?
«Gioco a pallacanestro fin da piccolo, è una delle mie più grandi passioni, ma volevo fare nuove esperienze al di là del basket e affrontare nuove sfide. Mi sono iscritto al progetto perché volevo capire quali fossero le mie potenzialità. Avevo visto la presentazione della prima edizione, svoltasi in Islanda, ed ero rimasto estasiato».
Paure prima della partenza?
«Il caldo, gli animali, le diversità del luogo. Inoltre non sapevo se sarei riuscito a fare tutti quei chilometri».
Quali sono state le principali difficoltà che hai affrontato “sul campo”?
«Il caldo, le tensioni nel gruppo e la fatica, Dieci, dodici ore in bicicletta, dalle 6 di mattina alle 6 di sera, sono tanto impegnative mentalmente e ti distruggono fisicamente. Un’altra difficoltà ha avuto a che fare con il paesaggio: era sempre uguale, era molto monotono».
Cosa ti ha colpito di più della Cambogia?
«I bambini: quando passavamo ci salutavano tutti. Ci davano un’energia assurda e penso sia stato anche questo a farci arrivare alla meta».
Come vi siete preparati per affrontare questa sfida?
«Il viaggio è iniziato sei mesi prima di arrivare in Cambogia. Andrea ci ha formato sia dal punto di vista fisico, sia mentale, è fenomenale, è uno spirito guida. Lui è l’esempio da cui abbiamo imparato. Anche in Cambogia era sempre pronto a darci una mano e a spingerci. In Italia ci siamo allenati ogni settimana: ricordo ancora i nostri primi cento chilometri in bici, abbiamo fatto un tuffo nel Ticino».
Quali sono gli insegnamenti più importanti che ti ha lasciato Andrea?
«A non arrendersi mai e il fatto che non siamo consapevoli di quanto siamo disposti a dare e possiamo fare. Una volta consapevoli di questo si può andare ovunque».
Cosa ti ha dato questo viaggio?
«Io credo di essere maturato. Inoltre sono stati molto importanti le nuove amicizie, il gruppo che si è creato, e ho capito che le potenzialità le abbiamo.
Devo ringraziare la mia scuola, gli amici che mi sono stati vicini, i genitori che mi hanno permesso di fare quest’esperienza, e naturalmente Andrea».
Quali sono le differenze principali tra i cambogiani e noi?
«Loro sono connessi alla natura e sono disposti sempre a dare. E poi pur non avendo niente o quasi hanno la felicità e la trasmettono».
Dopo Oltre l’impossibile hai scoperto qualcosa di nuovo su te stesso?
«Da tanto mi piace fare i video e durante il viaggio ho legato molto con Filippo Cerra, il nostro videomaker di Cactus Production: lui mi ha insegnato tante cose, ne sono rimasto molto impressionato. Mi piacerebbe girare il mondo e raccontarlo tramite dei video ad esempio. Prima non avrei mai detto: vorrei fare questo nella vita».










