Nelle Osterie, ma pure nelle abitazioni, era in uso un bicchiere "medio" che si utilizzava sia per non far ubriacare chi si godeva "un gutu da ven dopu'l lauò" (un sorso di vino, dopo la giornata di lavoro), sia a pranzo e a cena, per "cumpesò" (accompagnare) il cibo. Giusepèn, me lo illustra pure, quel tipo di bicchiere: "tondu sul fondu, rigò par ciapòl'in màn pulidu e fondu des ghèi" (rotondo sul fondo, rigato per impugnarlo bene e fondo quasi di dieci centimetri) - così, anche questo bicchiere-standard ha la sua storia - quando si insegnavano piccoli mestieri o si chiedeva una spiegazione più volte, dimostrando la scarsa attitudine a imparare o la malavoglia ad eseguire un lavoro, oppure a tenere bassa la passione dell'apprendere, ci si sentiva dire "t'e se nanca bon da fò'n tondu anca sa te droi ul cu dun biceu" (non sei nemmeno capace, di eseguire un cerchio, anche se utilizzi il fondo di un bicchiere) - era normale, allora, specie quando si doveva disegnare , prendere un bicchiere, posizionarlo sul foglio, al posto giusto e, con la matita, tracciare una linea tonda intorno alla circonferenza del bicchiere - venivano fuori disegni spesso uguali, rispetto a quelli... analoghi e la circonferenza di una botte, di una bottiglia, del sole, avevano tutte la stessa dimensione.
Io, poi, col Disegno avevo un conflitto operativo di scarso rispetto - mi succedeva, quando dovevo cimentarmi coi compiti di disegno "figurativo" di... dilaniare la realtà - che so: un fiore sembrava di un'unica specie... girasoli o rose, si somigliavano; margherite e tulipani, a volte avevano gli stessi colori. Quando poi, c'era il compito in classe, quasi mi sentivo male, ma certamente non potevo ogni volta causare un malore e... dietro insistenze (a casa) di mamma, affrontavo l'arcano.
Alle "Commerciali" avevamo quale Insegnante di Disegno, il Prof. Paoloni. Che, allora, lo vedevo vecchio più di anziano e che, quando spiegava le "rette" o le "curve" o addirittura il "figurativo", mi prendeva un'ansia spasmodica che mi faceva soffrire e, anelare per la fine della lezione.
Non solo per me, ma anche con altri compagni, ci sentivamo dire: "Benedetto il Signore... qui il Professore citava il nome dell'Alunno... ci si deve adoperare a mantenere le proporzioni, a mettere in risalto i primi piani, ad accostare l'autunno coi colori forti e non disegnare la... primavera anche se fuori nevica". Con me, il Prof. Paoloni aveva un rapporto quasi "cinico" - mi aspettavo sempre, a ogni piè sospinto, la sua proverbiale frase... "Benedetto il Signore" con la reprimenda che segue. Poi, gli è preso la mania, nei compiti in classe di farci portare una "natura morta": a volte, le farfalle imbalsamate, un giglio o una rosa, ma pure qualche verdura o addirittura, la frutta. Quel giorno, si doveva portare una mela.
Ciascuno sceglieva se avere una "renetta" o una "fuji" o una "delizia" o a pasta gialla - so che io avevo una "fuji" con tonalità di rosso stupende e di una rotondità da "cu dul bucieu" - armato di matita e gomma, non so quante volte ho... tentato di dare una sembianza a quel frutto delizioso - vero è che per un bel po' ho resistito, poi... ho dato un morso potente alla "fuji" e l'ho pure disegnata così, col morso... mi sembrava più... artistico.
Quando il Prof. Paoloni ci restituì il "compito svolto e corretto", mi sento dire: "oh Marcora" (vocativo), Benedetto il Signore e Maledetto il demonio, il tuo voto in Disegno, merita DUE, ma per salvarti la media, ti ho messo QUATTRO" - c'era da rallegrarsi - poi il Prof. Paoloni mi ha chiesto spiegazioni del "morso corposo" alla mela ed io, innocente fanciullo ho risposto: "troppo bella, la mela, professore, volevo sapere se bella così, la mela era anche buona".
Ridemmo tutti in compagnia, ma allora, non sapevo di avere inventato il marchio commerciale dei prodotti APPLE dove in ogni computer c'è proprio il disegno della mela, col mio "morso" - averlo saputo, avrei registrato il marchio, ottenendo... i relativi Diritti d'Autore!














