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Politica | 31 ottobre 2025, 09:00

Remigration Summit, Cassani: «A Varese ore di Consiglio a sei mesi dall’evento. A Gallarate ci concentriamo su ciò che serve ai cittadini»

Dopo il dibattito in consiglio comunale nel capoluogo e la condanna dell’evento approvata a maggioranza, il sindaco di Gallarate ribatte alle polemiche: «Hanno perso ore su una mozione politica quando potrebbero dedicarle ai problemi reali della città». Poi uno sguardo alle amministrative del 2027: «Non faccio nomi, ma a Gallarate ci sarà un candidato politico, non civico»

Remigration Summit, Cassani: «A Varese ore di Consiglio a sei mesi dall’evento. A Gallarate ci concentriamo su ciò che serve ai cittadini»

Dopo il consiglio comunale di Varese, che ha approvato una mozione di condanna nei confronti del “Remigration Summit” tenutosi a maggio a Gallarate, il dibattito politico si è riacceso anche nella città dei due galli. L’iniziativa, promossa dai consiglieri del centrosinistra varesino per stigmatizzare l’evento a cui avevano partecipato online Roberto Vannacci, Silvia Sardone e Alessandro Corbetta, ha suscitato la replica del sindaco Andrea Cassani.

«Devo dire che sorprende come, a quasi sei mesi di distanza dal “Remigration Summit”, l’amministrazione di Varese abbia dedicato due ore di consiglio comunale a una mozione dal contenuto prettamente politico – ha dichiarato Cassani –. Sarebbe stato più utile parlare dei problemi concreti della città, come le aree occupate in modo stabile e il tema della sicurezza urbana. Noi, a Gallarate, preferiamo concentrarci su ciò che serve davvero ai cittadini».

Ecco allora che tra i cantieri simbolo della sua amministrazione, Cassani cita la riqualificazione della piscina di Moriggia: «Siamo riusciti a trovare un operatore serio, sostenuto da istituti di credito e imprese locali, che ha compreso la bontà del progetto. Il 3 novembre presenteremo in aula consiliare il piano di rilancio della piscina e del palazzetto, un’idea nata insieme ai cittadini del quartiere».

La riflessione si sposta sulle amministrative del 2027, con i partiti che cominciano a interrogarsi su candidature e strategie future.
Alla domanda se all’orizzonte ci siano già dei nomi per il dopo-Cassani, il sindaco sceglie la prudenza: «I nomi che circolano sono già noti, ma non voglio né favorire né bruciare nessuno. Il mio compito, da qui a fine mandato, è portare a termine il maggior numero possibile di opere promesse e avviate in questi anni. Non spetta a me scegliere il mio successore: la priorità è completare il programma della maggioranza, e i risultati stanno arrivando».

Il sindaco non ha dubbi: «A Gallarate ci sarà un candidato politico, non civico. Questo non significa che un civico sia meno qualificato, ma credo che chi sceglie di iscriversi a un partito e amministrare in un contesto politico abbia una responsabilità e una visione più chiare. Tutti, alla fine, quando entrano in cabina elettorale, esprimono un voto politico».

Cassani allarga poi lo sguardo alla dimensione provinciale, osservando che le elezioni del 2027 coinvolgeranno non solo Gallarate, ma anche Busto Arsizio, Varese e altri comuni strategici: «Sarà una tornata molto politica, legata anche ai rinnovi di segreterie e direzioni regionali. È importante che ogni partito scelga i migliori rappresentanti del territorio, persone radicate e riconosciute dai cittadini».
Riguardo al centrodestra, il sindaco non esclude una fase di riflessione più ampia: «Nel 2016 la mia candidatura arrivò a marzo, dopo un percorso di confronto all’interno della Lega e della coalizione. Non serve avere fretta: l’importante è individuare persone credibili e competenti».

E sulla vicina Varese, dove il centrodestra cerca da anni di riconquistare il Comune, Cassani – che è anche segretario provinciale della Lega – invita alla cautela: «Il problema, in passato, è stato quello di candidare figure fuori dal perimetro cittadino. Serve una proposta forte, che nasca dal territorio e non da logiche esterne. I civici possono avere un ruolo, ma non devono sostituirsi ai partiti».

Infine, un commento sulle associazioni e i movimenti culturali che orbitano attorno al mondo politico: «Sono realtà che possono essere utili, perché intercettano chi non vuole impegnarsi direttamente in un partito. Ma il problema nasce quando questi circoli pensano di potersi trasformare in partiti. Discutere di politica è legittimo, rifondarla fuori dalle regole democratiche molto meno- e ancora - il presidente di un circolo di centrodestra non può pensare di sedersi ad un tavolo politico, non ho nulla contro i circoli ma bisogna attraversare le dovute liturgie».
Con toni misurati ma fermi, Cassani vuole chiudere il capitolo delle polemiche e preparare il terreno per la fase finale del suo mandato, rivendicando un modello di amministrazione «basato sul fare, non sul dire». E Gallarate, in vista del 2027, comincia a guardare oltre, con il peso di un’eredità politica che il sindaco sembra intenzionato a lasciare solo dopo aver completato la sua visione per la città.

Alice Mometti

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