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Economia | 23 ottobre 2025, 10:00

L’insostenibile costo del fashion e-commerce: ricerca per migliorare la gestione dei resi

L'hanno condotta LIUC, PoliMi, CNR-ISMed di Napoli, con SCS Consulting, arrivando a elaborare un modello decisionale per migliorare l’eco efficienza e abilitare flussi di economia circolare. Nel 2024 le vendite online rappresentano il 22% del retail mondiale. Alessandro Creazza, direttore del Green Transition Hub della LIUC: «La gestione dei resi dell’ecommerce è un problema non più rimandabile, con impatti economici e ambientali evidenti per le aziende. Il progetto mostra come un lavoro di filiera possa essere molto più efficace rispetto a sforzi singoli»

Claudia Colicchia (PoliMi), Alessandro Creazza (LIUC),Pietro Evangelista (CNR Napoli) relatori dello studio

Claudia Colicchia (PoliMi), Alessandro Creazza (LIUC),Pietro Evangelista (CNR Napoli) relatori dello studio

Deve essere un gioco di squadra, un’operazione da condurre in modo collaborativo da parte di tutti gli attori coinvolti lungo la supply chain (produttori, operatori logistici, corrieri), se si vuole abbattere i costi economici e ambientali della gestione dei resi nell’e-commerce del fashion, mantenendo comunque un buon livello di servizio al cliente.

La continua crescita della vendita online porta con sé un incremento significativo dei resi nel fashion, ormai parte integrante dell’esperienza di acquisto online. Il 30% degli ordini in Europa e in Italia, quasi 4 ordini su 10, vengono restituiti. Il settore della moda è la categoria merceologica con i tassi di reso più alti, davanti a elettronica e cosmetica. La prova in camerino si è spostata nel salotto di casa, con considerevoli impatti economici e ambientali. Solo in Italia, i resi costano circa 2,5 miliardi di euro l’anno.  A livello globale, invece, il trasporto dei resi genera ogni anno 23 milioni di tonnellate di CO₂ a cui si sommano gli effetti ambientali derivanti dall’aumento degli imballaggi e dallo smaltimento di una parte significativa degli articoli restituiti (fino al 10% dei capi di moda).

Il fenomeno pone sfide rilevanti per la logistica inversa (reverse logistics), ovvero l’insieme dei processi che gestiscono la raccolta, l’ispezione, la reimmissione nel mercato o lo smaltimento dei prodotti restituiti, in cui sono coinvolti tre attori principali: produttori/retailer, operatori logistici e corrieri. Si tratta di un processo complesso che deve rispondere, da un lato, all’esigenza di offrire al cliente un servizio soddisfacente, garantendo la possibilità di effettuare il reso nel modo più agevole possibile; dall’altro, deve assicurare sostenibilità ambientale ed efficienza economica. Dal punto di vista economico, infatti, la reverse logistics è in media più costosa del 33% rispetto alla logistica diretta e ciò è dovuto soprattutto al notevole peso del trasporto legato al ritiro e al trasferimento dei prodotti restituiti, che può raggiungere fino all’80% dei costi di gestione complessivi dei resi.

Per rispondere alla sfida della logistica inversa dei resi, l’Università LIUC, in collaborazione con SCS Consulting e con il contributo del Politecnico di Milano e del CNR – ISMed di Napoli, ha sviluppato il progetto ReRouting - Reverse logistics Eco-efficient Re-Routing con l’obiettivo di analizzare le strategie di configurazione eco-efficiente dei flussi di ritorno nel fashion e-commerce e identificare modelli in grado di bilanciare il livello di servizio al cliente con l’efficienza economica e la sostenibilità.

Attraverso l’analisi di 15 casi di aziende operanti nel settore del fashion e-commerce (produttori/retailer, operatori logistici e corrieri), è stata realizzata una mappatura dei flussi di reso che ha consentito di identificare le variabili critiche che influenzano l’organizzazione del servizio (politiche di reso, organizzazione dei flussi, packaging, tecnologie). Queste variabili sono state poi analizzate in relazione al loro impatto su: livello di servizio, efficienza economica e sostenibilità ambientale.

Sulla base di questi risultati, è stato sviluppato un modello di supporto alle decisioni (Decision Support System - DSS) per aiutare le imprese a progettare sistemi di gestione dei resi eco-efficienti. Il modello decisionale DSS permette di analizzare scenari che combinano le variabili operative, economiche e ambientali, come la politica di reso, il costo del trasporto e le modalità di gestione di ciò che il consumatore restituisce.

Le imprese hanno così a disposizione uno strumento per scegliere la configurazione più adatta, prendere decisioni più informate e individuare il giusto equilibrio tra efficienza operativa e responsabilità ambientale.

Tra le leve fondamentali per ridurre i costi e migliorare l'efficienza operativa si trova l'adozione di modelli logistici più integrati e omnicanale abilitando l’integrazione di magazzini fisici e digitali per ridurre tempi e costi di gestione dei resi, consentire una veloce reintroduzione del reso a stock per la vendita e minimizzare i trasporti dedicati ai soli resi sfruttando i flussi di ritorno dei prodotti nei negozi. Un’altra leva è il ritiro presso determinati punti in modo da consolidare i flussi dell’ultimo miglio, sfruttare le sinergie con la rete distributiva tradizionale e ridurre pertanto emissioni e costi logistici connessi.

Essenziale sarebbe anche la comunicazione mirata al consumatore per spingerlo verso scelte più consapevoli.

Inoltre, l’adozione di tecnologie predittive da parte delle aziende può abilitare scenari più eco efficienti.

Il progetto ReRouting rimarca che i resi non dovrebbero essere considerati esclusivamente come un costo, ma come potenziali risorse da valorizzare attraverso pratiche di economia circolare. Sebbene la rivendita diretta (resell) sia una pratica diffusa, azioni come ricondizionamento, rilavorazione, riparazione e riciclo restano marginali, mentre lo smaltimento è ancora frequente. Un flusso di resi in tempi rapidi favorirebbe la reimmissione sul mercato del prodotto, estenderebbe il suo ciclo di vita e migliorerebbe la sostenibilità complessiva del sistema.

Per il risolvere il problema occorre trasformare i flussi di reso da “dati” a input, adottando un approccio di filiera in grado di unire le azioni coordinate di merchant (produttori/retailer), operatori logistici e corrieri.

Occorre una gestione più integrata e sostenibile che coinvolga tutti gli attori della filiera, compresi i consumatori. Serve un gioco di squadra (nell'immagine  sottostante, la tavola rotonda con i referenti delle aziende partecipanti, Ndr). In tal modo la logistica inversa può anche trasformare i resi da costo a risorsa.

Commenta il professor Alessandro Creazza, direttore del Green Transition Hub della LIUC: «La gestione dei resi dell’ecommerce è un problema non più rimandabile, gli impatti economici e ambientali sono evidenti per le aziende. Ma troppo spesso questo problema viene affrontato dalle singole aziende in isolamento. Il nostro progetto ha mostrato quanto un lavoro di filiera, così come avviene per le azioni di sostenibilità in generale, possa essere molto più efficace rispetto a sforzi singoli e rendere tutti gli attori della filiera in grado di dare il proprio contributo attraverso l’attivazione di strumenti e iniziative che prese da sole porterebbero benefici più limitati».

c. s.

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