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Sociale | 12 settembre 2025, 17:25

Milano-Cortina 2026 alla Liuc, la sanità al centro della legacy olimpica

Le Olimpiadi saranno una prova di forza per il sistema sanitario, chiamato a reggere lo stress di un grande evento globale. Il convegno promosso da Liuc ha raccolto le voci di istituzioni, accademici e professionisti, tutti concordi: la sfida è trasformare i Giochi in una legacy duratura. Infrastrutture, tecnologie, inclusione e reti di competenze sono gli assi portanti di questa eredità

Non solo sport, non solo medaglie. Milano-Cortina 2026 rappresenta una delle più grandi sfide che l’Italia si trovi ad affrontare: quella di trasformare le Olimpiadi in una health legacy capace di restare nel tempo. È la sanità la protagonista silenziosa di questo evento: un sistema che sarà messo sotto stress ma che, se saprà cogliere l’occasione, potrà uscirne rafforzato.

“Un’eredità che riguarda tutta l’Italia”

Il primo intervento è stato affidato ad Anna Gervasoni, rettore della Liuc, che ha aperto i lavori con un invito a pensare in grande: «Milano-Cortina è un concetto che deve essere allargato a tutt’Italia. L’eredità dei Giochi è fondamentale per un cambio di passo nei nostri sistemi. Quando c’è un grande appuntamento, si stressano molte cose, ma è proprio questo che genera crescita». 

Gervasoni ha sottolineato come la sanità non possa essere disgiunta dalla tecnologia e da un management di qualità: «Sanità e trasporti devono avere due intersezioni decisive: un buon management e l’innovazione tecnologica. In Liuc abbiamo chi studia intelligenza artificiale, chi progetta nuove soluzioni digitali: dobbiamo unire le competenze per la massima efficienza». Un messaggio chiaro: l’università non deve limitarsi a osservare, ma deve contribuire attivamente a questa trasformazione.

Stress-test e responsabilità

Il vicepresidente della Regione Lombardia, Marco Alparone, ha offerto uno sguardo pragmatico e istituzionale: «Quando c’è un evento del genere il sistema si stressa moltissimo. È una responsabilità enorme, in pochi giorni, con un numero di persone infinito. Ma è anche un’opportunità unica».

Per Alparone, l’effetto dei Giochi deve andare oltre il breve periodo: «Questo evento è un investimento economico, sociale e territoriale. Telemedicina e medicina d’urgenza diventeranno un patrimonio stabile del nostro sistema sanitario. Insegneremo al mondo chi è la Lombardia». L’accento è sulla capacità organizzativa: «La macchina è pronta, le persone sanno quello che devono fare. Ora dobbiamo ingaggiare gli attori del territorio, perché la Lombardia ha una storia da dimostrare».

La voce della medicina dello sport

Ampio e articolato l’intervento di Fabio Pigozzi, professore ordinario all’Università di Roma “Foro Italico” e membro della commissione medica del Cio, che ha posto al centro la medicina dello sport: «Le Olimpiadi sono un’opportunità formidabile di promozione della salute pubblica. Non è solo una questione di prestazioni, ma di eredità duratura per le comunità ospitanti».

Tre i punti chiave indicati da Pigozzi: «Promuovere stili di vita attivi, rafforzare il legame tra medicina e sanità pubblica, investire sulla formazione e l’aggiornamento dei medici. È già stato messo a punto un programma per diffondere tra i più giovani una cultura del movimento».

Non è mancata una riflessione sui rischi: «Grandi eventi comportano sfide, come la diffusione di malattie infettive, l’impatto ambientale, la pressione sul sistema sanitario. Servono monitoraggio, prevenzione e controllo. Ma anche promozione di comportamenti responsabili».

Lo sguardo al futuro è legato alla tecnologia: «I dispositivi indossabili e l’intelligenza artificiale cambieranno la medicina dello sport. L’Italia, all’avanguardia mondiale nella prevenzione, deve cogliere questa visibilità per diffondere messaggi sulla salute».

Sport come catalizzatore di benessere

A distanza, l’ex campionessa olimpica e Chief Strategy Planning & Legacy Officer della Fondazione Milano Cortina 2026, Diana Bianchedi, ha voluto lasciare un messaggio fortemente simbolico: «Credo che lo sport migliori la vita delle persone. Le opportunità offerte dai Giochi saranno un’eredità duratura di salute e welfare per le nostre comunità. Lo sport è catalizzatore di benessere collettivo, di coesione, di solidarietà. Questa eredità sarà il risultato di uno sforzo condiviso».

Reti, comunità e intelligenza artificiale

Il professor Giuseppe Massazza, Chief Medical Officer della Fondazione Milano Cortina 2026, ha allargato la prospettiva parlando di infrastrutture e cultura. Mostrando un filmato ha fatto notare che sono previste 70 opere, tra nuove arene, ponti e strade. Ma ci sono anche percorsi formativi per i giovani, progetti di inclusione, oltre 50 iniziative culturali e 8 patti territoriali. Non si tratta solo di sport: è un progetto di territorio.

Massazza ha insistito sulla necessità di creare reti professionali: «Occorre formalizzare procedure, protocolli e linee guida condivise. L’intelligenza artificiale sarà una leva strategica: ci ha già aiutato a misurare l’incidentalità negli sport olimpici. La legacy deve venire prima di tutto: prima i progetti, poi l’eredità».

Emblematico il suo ricordo di Sestriere: «Parlavamo di turisti disabili, i francesi parlavano solo di turisti. È lì che abbiamo capito quanto fosse importante cambiare sguardo. Non categorie separate, ma persone che condividono spazi e opportunità».

L’occasione delle Paralimpiadi e delle tecnologie

Per Emanuele Monti, membro dell’Executive Board Aifa e presidente della Commissione Welfare della Lombardia, il vero valore si gioca su tre assi: «Le Paralimpiadi saranno una vetrina mondiale di inclusione. In un Paese come l’Italia dobbiamo recuperare terreno sul turismo accessibile, che è anche un’occasione economica. Poi ci sono le tecnologie: milioni di persone presenti, miliardi di spettatori nel mondo. È l’occasione per testare innovazione e sanità. Regione Lombardia ha già fatto investimenti importanti in questo senso».

Infrastrutture al servizio della sanità

Alberto Zoli, direttore generale del Niguarda, ha portato l’esempio concreto delle risorse stanziate: «Sono arrivati 50 milioni di euro, di cui oltre quattro quinti destinati a investimenti infrastrutturali. Solo la Casa della Sanità di Livigno vale 12 milioni. Con questi fondi il Niguarda porterà Tac e risonanze magnetiche sul territorio. È un’eredità tangibile, non un concetto astratto. Tutto è pubblico, niente di personale, privato».

Una legacy sistemica

Dal convegno è emerso con forza un messaggio univoco: Milano-Cortina 2026 non è solo sport. È un progetto sistemico che coinvolge ospedali, università, regioni, comunità locali e imprese tecnologiche. La sfida è costruire una legacy che tenga insieme infrastrutture, competenze e inclusione sociale.

Come ha ricordato uno degli interventi conclusivi, «la legacy deve iniziare ora, prima ancora che si accenda la fiamma olimpica».

Gli altri relatori

Hanno contribuito al dibattito anche Davide Croce (Università Liuc e Olympic Hospital Advisor Manager), Francesco De Nardo (Università Liuc), Iacopo Mazzetti (Head of Legacy, Fondazione Milano Cortina 2026), Ida Ramponi (Direttore Generale Asst Valtellina e Alto Lario) ed Edoardo Croce (Università Liuc). Le conclusioni sono state affidate a Mario Melazzini, Direttore Generale Welfare di Regione Lombardia.

Laura Vignati

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