Giusepèn, si spinge sul moderno. O meglio, sull'attuale! Ha seguito le notizie sul dialogo in Alaska, Trump-Putin e "a dila tut'in trega" non gli garba molto. Dalla sua proverbiale saggezza deduco che non è soddisfatto "i fàn i faci di oltar, e ghe non ul Zelesky" (discutono sulle vicende degli altri (Ucraina) e non è presente Zelesky) - lo sarà il lunedì seguente, "in casa" di Trump.
Finirà, la guerra cosiddetta "di annessione" che la Russia vuole attuare per l'Ucraina? "s'àl fussi inscì" (fosse cosi), avremmo confinante la Russia con l'Europa e avremmo il timore, ma pure il sospetto che "un dì o chelòal" (un giorno o l'altro) "ul Putin al tra'in l'aia ul cu e al vegn chi a cumandò" (Putin gli picca di fare conquiste) -non ho tradotto alla lettera, dal Bustocco all'Italiano- ma si capisce benissimo ciò che Giusepèn vuole dire.
"cunt'àa pensiòn ghe pocu lardu da doghi àa gota" (con la pensione, c'è poco lardo da donare alla gatta - o come dicono da altre parti, "c'è poca trippa per gatti" e Giusepèn si preoccupa, visto l'aumento di UN EURO e VENTI segnato sul cedolino di quanto ha riscosso in Posta.
"chi malamenti lì, i sàn non ma vivam nogn puaiti - ga aumenta tuscossi, ma dontar a bursa dàa spesa, ga va dontar poca roba" (quei malviventi -malamenti in Bustocco significa anche amorale- non sanno come vive la gente comune -puaiti" sono anche i poveri- aumenta tutto (e si riferisce al costo della vita e alle bollette), ma dentro la borsa della spesa, entra poca roba).
"gu chi'l giardèn cal ma do caicossa, ma l'è na vargogna gni vegi inscì" (ho il giardino che mi frutta qualcosa, ma è una vergogna diventare vecchi in questo modo) - meno male che Giusepèn non sa che l'Italia "mette più soldi nelle armi" altrimenti scatenerebbe un putiferio.
Mi rattrista vedere un onesto lavoratore che nella vita "al ga dèi tanti sberlai àa buca" (letteralmente è "dare sberle alla bocca", ma nel significato, vuol dire "fatte tante rinunce - fatti tanti sacrifici" con qualche forzato risparmio per via delle incognite che la vita offre.
Il problema sulla Sanità, Giusepèn lo comprende benissimo. "a me Maria la ma do i pillul cal disi ul dutui" (la mia Maria mi prepara le pastiglie che prescrive il medico), ma non sa Giusepèn che Maria (spesso e volentieri) si rifugia nei farmaci alternativi.
Non mi va di scivolare nel pietismo, ma davvero provo un senso di perplessità nel constatare simili situazioni che (dice ancora Giusepèn) "dumò al temp'da guera ghea a tesara pal'pan …. mo ghe chèla di medisin" (solo al tempo di guerra, c'era la tessera per il pane e altri generi alimentati, adesso, c'è quella per le medicine).
Per tentare di alzare il morale, propongo a Giusepèn "fem 'na briscula" (giochiamo alla briscola) e, mentre Giusepèn fa il mazzo, conclude l'annoso discorso col "te la se, chela dul dutui cal ga disi al maò …."vuole morire?" e un maò al rispondi "par forza, ga egn su pu'l fiò" (la sai quella del medico che dice al suo assistito "vuole morire?" e l'ammalato risponde "per forza, non riesco più a respirare) - per dire che, a forza di …. privazioni, si sta facendo del tutto per eliminare gli anziani!